La creazione del Pentagramma umano
Estratti dall’opera: Tarot Majors – London 2020. Trad. dall’inglese, adattamento e note di Daniele Duretto

La Stella Fiammeggiante con cui ci siamo familiarizzati nella Loggia Massonica dei Compagni è un pentagramma con la lettera “G” nel mezzo.
Per un maestro, questa lettera significa “Dio” [1]. Per i gradi intermedi significa “Gnosis” (parola greca, sinonimo di conoscenza). Per gli alti gradi ermetici significa “Generatio” (generazione, produzione, una parola latina).
Studiando l’uso del pentagramma nella Framassoneria, dove lo troviamo nel simbolismo di parecchi gradi, non dovremmo correre a conclusioni o insospettirci quando lo vediamo invertito (2 + 3). In questo caso, la presentazione non corrisponde alla magia nera, poiché essa ha un puro valore metafisico e allude alle trasformazioni che hanno luogo nel corso del tempo. Possiamo spiegarlo così: all’inizio ci sono i binari (2), ma col tempo, la meditazione e lo studio, i binari sono neutralizzati dai termini mediani, per giungere ai ternari.
Anche nell’interpretazione della decostruzione 1 + 4 vi sono parecchi punti di vista.
Il “4” non sempre simboleggia la materia e l’”1” lo spirituale-astrale. Nel Grande Cliché Astrale del Redentore, והשׁהי (Iod-He-Shin-Vau-He, Iehoshua o Ieshua), le lettere י ה ו ה simboleggiano la Volontà Divina, il Verbo, il Logos come organo di questa Volontà. Il simbolo שׁ (Shin, valore numerico 300, vedi l’Arcano XXI) simboleggia il meccanismo di involuzione, di materializzazione, cioè l’Incarnazione del Verbo. In questo caso, la punta superiore del pentagramma simboleggia lo Strumento Materiale con cui la Volontà Divina opera sul piano fisico. Questo è il cliché del più potente dei pentagrammi sul piano astrale. Sul piano mentale corrisponde ai dogmi dell’Incarnazione e della Redenzione, professati dalle scuole Rosacruciane dal XVI al XVIII secolo.

Se י ה ו ה, nello stesso simbolo, non rappresenta la Volontà Divina, ma vi appone il suo riflesso più debole, cioè la volontà di un essere umano particolare, il simbolo והשׁהי corrisponderà a un semplice pentagramma umano.
Passiamo ora alla seconda questione: come creare in noi stessi il pentagramma umano?
Per fare ciò è indispensabile un lavoro mentale rigoroso e un addestramento fisico e astrale. Quando qualcuno decide di costruire in se stesso il pentagramma, si presentano sempre parecchie difficoltà, perché la persona dovrà creare in sé non solo nuove attitudini, ma anche correggere le conseguenze di un’educazione inadeguata, sia quella data da altri che quella risultante dai propri sforzi. L’opera di ricostruzione della personalità può essere suddivisa in due parti:
- Formare in se stessi un essere cosciente e volitivo.
- Rieducare l’essere impulsivo, l’essere che agisce in tutti i campi sotto l’influenza dei riflessi e che risponde agli impatti esterni in modo ordinario: urla quando sente dolore, fugge quando in pericolo, risponde all’ira con altra ira, e con un sorriso all’adulazione. Questo essere impulsivo deve diventare uno strumento adeguato alla realizzazione della volontà cosciente dell’uomo. Certi riflessi dovrebbero essere rinforzati, altri soppressi.
Andiamo ora a dettagliare il compito di creare in se stessi un uomo volitivo. Supponiamo di inserire nel pentagramma una figura umana, dall’alto verso il basso. L’estremità superiore del pentagramma corrisponderà, per le leggi dell’analogia, alla parte centrale della fronte, e questa, a sua volta, alla regione del pensiero.
In primo luogo, cerchiamo di capire in qualche misura il processo di meditazione, che è l’atto di pensare coscientemente e volontariamente. Fanno parte della meditazione:
- Il filtraggio delle ricezioni sensoriali dagli organi corrispondenti.
- La fissazione delle idee (da parte della memoria).
- Il conflitto di idee.
Di conseguenza, per facilitare la meditazione possiamo indicare le regole seguenti:
- Evitare di rispondere alle domande con risposte automatiche, dettate esclusivamente dalla memoria, senza la partecipazione di altri elementi che sono parte della meditazione.
- Evitare discussioni che portano solo al confronto degli aspetti formali (dialettica), e non delle idee. La maggior parte delle discussioni portano:
- A una comprensione differente dei termini utilizzati; in questi casi, la discussione ruota attorno a una comprensione errata.
- Una differenza basilare dei dogmi sulla visione del mondo; in questo caso, la discussione è inutile.
- Esercitarsi alla percezione dell’invisibile nel visibile: l’astrosoma e la “mens” nel veicolo fisico. Vedere i contorni dell’essere umano non è sufficiente. È necessario penetrare le correnti astrali nelle dinamiche delle manifestazioni dell’astrosoma (l’aura) e anche nelle caratteristiche della monade mentale della persona. Per analizzare un’opera artistica non è sufficiente limitarsi alla sua apparenza; è necessario penetrare l’essenza della sua forma e anche l’idea che l’ha creata.
- Cercare ovunque le analogie naturali, come abbiamo fatto per il corpo umano, studiando l’Arcano III e interpretando le analogie nel modo più ampio possibile.
- Cogliere le opportunità di penetrare le leggi che governano l’armonia di forma e perfezione nelle opere artistiche; visitare musei, ascoltare buona musica e, in generale, non allontanarsi dal mondo dell’arte.
Queste indicazioni per lo sviluppo delle capacità meditative sono molto generiche. Sarebbe anche utile capire un po’ di più il meccanismo della meditazione. Inizieremo con l’analisi della cosiddetta concentrazione del pensiero.
Immaginiamo di limitare volontariamente il campo della nostra attenzione a un certo numero di oggetti – che sarà la concentrazione del pensiero su questi oggetti. Prendiamo ad esempio un uomo che scrive un articolo. I suoi pensieri saranno rivolti a tre fattori: l’idea dell’articolo, il modo di esprimerlo e la chiarezza espositiva. Egli decide fermamente di non consentire l’accesso a pensieri estranei, di non ascoltare i rumori esterni, di non prestare attenzione allo stato fisico, all’ambiente, al passare del tempo.
Un altro esempio potrebbe essere il concentrarsi su una persona particolare, nella sua figura o su un pensiero che ci vuole comunicare. I nostri pensieri dovrebbero essere esclusivamente confinati su queste due idee.
Un terzo esempio: concentrarsi sull’età presunta di una persona.
Un quarto esempio: cercare di concentrarsi sulla totale assenza di pensieri. Questa è detta concentrazione passiva, che è l’opposto della concentrazione attiva dei tre esempi precedenti [2].
Indichiamo ora brevemente alcuni modalità di esercitazione delle concentrazioni attiva e passiva. Focalizziamo i nostri pensieri su un organo o parte del corpo, immaginandoli in uno stato armonico. Non è solo un buon esercizio di concentrazione, ma offre anche la possibilità di sanare la disarmonia o l’indebolimento di un organo o di una funzione. Diversamente, se focalizziamo un’immagine o un desiderio di disarmonia sullo stesso organo, otteniamo l’effetto opposto. Qui si ha una spiegazione per l’apparizione delle “stimmate” in coloro che si concentrano sull’idea di una ferita in una parte del corpo, come nella mistica estatica, che durante la Settimana Santa porta a focalizzarsi sulle ferite del Cristo Crocifisso.
Per le persone molto impulsive è consigliabile focalizzarsi su un qualunque oggetto, anche insignificante, ma prendendo la decisione, nel frattempo, di controllare i movimenti muscolari riflessi, come girare la testa quando si sente un rumore, ecc. [3] Questi esercizi sono preparatori per loro natura.
Un terzo tipo di esercizio di concentrazione, piuttosto importante e raccomandato nella letteratura di riferimento, è la realizzazione di un viaggio immaginario. Per farlo, cerchiamo di ricordare tutti i dettagli di un viaggio compiuto realmente in passato o di inventarne uno in tutto o in parte, vivendo quasi concretamente i più fini dettagli, i movimenti eseguiti, le impressioni ricevute, dimenticando completamente l’ambiente reale. L’esercizio si dovrebbe portare a termine in 20 o 30 minuti con l’aiuto di una sveglia.
Un quarto tipo di esercizio è la concentrazione su un oggetto che ci appartiene, cercando di penetrarne con la mente la forma, la costruzione, l’origine e l’utilizzo. L’esercizio può durare una trentina di minuti.
Un quinto tipo consiste nell’immaginare in modo chiaro e meticoloso un oggetto che non vediamo e compararlo con la realtà [4]. Esercitatevi 30 minuti.
Dopo aver praticato gli esercizi menzionati, possiamo passare al sesto tipo.
Cerchiamo di creare nella nostra immaginazione la forma generale di un oggetto non esistente o di qualcosa che non abbiamo mai visto e, dal suo aspetto generico, passiamo ai dettagli. Da lì riandiamo nella direzione opposta – dai dettagli all’idea generale e all’idea iniziale – per verificare la costruzione logica e la correttezza della nostra creazione. Esercitatevi sino a 40 minuti.
Dopo questa fase, è consigliabile esercitarsi passando velocemente e distintamente a una concentrazione attiva da un soggetto a un altro di propria scelta. Se ci riusciamo, ciò sarà prova di una notevole concentrazione. È evidente che meno le condizioni di concentrazione sono confortevoli, più il risultato sarà efficace.
Passiamo ora agli esercizi di concentrazione passiva. Molti li trovano più difficili degli altri. Come condizioni che ne facilitano l’esecuzione alle prime esperienze elenchiamo le seguenti: oscurità, assenza di qualunque cosa attragga l’attenzione, posizione distesa, rallentamento del processo respiratorio, occhi chiusi, orecchie coperte, ecc. Soddisfatte queste condizioni la persona cerca di focalizzarsi attivamente su una forma simmetrica, come ad esempio un cerchio o un disco di una certa dimensione, immoto o ruotante su uno sfondo infinito. Il colore del disco e dello sfondo si possono scegliere a piacimento. In seguito, le dimensioni della figura decrescono gradualmente fino a ridursi a un punto. Infine, con un atto della volontà, si fa scomparire il punto e rimane solo lo sfondo. Questo è chiamata condizione passiva conseguita condizionalmente nel campo della ricettività astrale. Negli esercizi successivi cercheremo di eliminare anche lo sfondo, di conseguire cioè l’assenza totale di immaginazione volontaria in ogni campo. In questo stato di passività e vuoto, una causa esterna (ad esempio la volontà altrui) può far presentare allo studente qualcosa come una forma geometrica, uno stimolo acustico, tattile, gustatorio o olfattivo. In tal caso, la persona deve sapere che ciò che riceve giunge da una sorgente attiva e non dalla propria immaginazione.
Le modalità degli esercizi preparatori possono variare all’infinito e gli schemi forniti sono solo degli esempi.
Gli esercizi di concentrazione passiva non dovrebbero impegnare per più di dieci minuti e, le prime volte, per non più di tre-cinque minuti.
Le concentrazioni attive e passive sono le forme tipiche di meditazione per un occultista. Possono essere usate in molti modi.
Il modo più caratteristico di concentrazione volta a uno scopo pratico è una concentrazione attiva su una questione e poi una concentrazione passiva. La concentrazione passiva serve a ricevere la risposta sul soggetto della concentrazione attiva. Qui possiamo distinguere tre casi:
- La domanda è formulata in modo tale che la risposta è collegata solo al piano mentale. Esempio: non possiamo stabilire un flusso di deduzioni logiche che portano alla soluzione di un problema filosofico, matematico o altro, cioè in questa corrente di pensiero difettiamo di qualche collegamento, dovuto sia a una perdita di memoria che all’incertezza sul metodo da scegliere. In questo caso, la concentrazione attiva ci consentirà di vedere chiaramente i collegamenti che già abbiamo, incoraggiando in noi il desiderio entusiastico di scoprire quelli che mancano. La concentrazione passiva seguirà subito dopo, come semplice riposo. Tuttavia, dopo il riposo, troveremo improvvisamente che le lacune si colmate in modo chiaro. Tale processo, che difficilmente può essere spiegato, è chiamato visione intellettuale.
- La domanda è di carattere astrale, cioè è una questione che può avere una risposta in forma visuale o acustica. Tale risposta è generalmente ricevuta durante un processo di assorbimento passivo, con la forma che appare sullo sfondo descritto precedentemente, o attraverso una percezione sonora.
- La domanda ha un carattere fisico. Notiamo che questa terminologia è solo condizionale. Possiamo considerare una questione come di natura fisica quando può essere soddisfatta attraverso una percezione tattile, olfattiva o gustativa. Generalmente, questa risposta sorge quando si è ancora in concentrazione attiva o alla soglia di quella passiva, rendendo superflua quest’ultima. Esempio: vogliamo ricordare il profumo che corrisponde a un dato nome; il gusto di qualche cibo, o l’impressione tattile della superficie di un tessuto, ecc. Tutti questi casi sono circostanze fisiche.
Possiamo vedere che l’interpretazione delle terminologie “mentale”, “astrale” e “fisico” che utilizziamo sono piuttosto libere e sono introdotte esclusivamente per la consuetudine di creare dei ternari analoghi.
Tra le altre applicazioni specifiche, menzioneremo la psicometria [5] in uno stato vigile (c’è anche un medium psichico o psicometria sonnambulica). La scienza occulta contemporanea caratterizza questo tipo di esercizio come una manifestazione del sesto senso, quello odico [6] o astrale. Abbiamo già dato il nome di “ricettività astrale” a questa manifestazione. Le autorità del settore sono unanimi nel raccomandare alle persone addestrate nella psicometria di minimizzare, durante le sessioni, la ricettività degli organi associati ai cinque sensi fisici. Per noi, questa raccomandazione accentua semplicemente l’importanza che lo psicometrista deve dare alla concentrazione passiva.
Il processo procede come segue: lo psicometrista, prima della sessione, si concentra attivamente sul desiderio che il suo astrosoma contatti gli astrosomi di certi oggetti. Subito dopo, egli prende questi oggetti uno alla volta e li porta alla fronte (il luogo dei centri), al cuore o al plesso solare (la scelta del posto dipende dal temperamento del soggetto e da altri dati empirici). Nel mentre, lo psicometrista entra sempre di più nella concentrazione passiva, durante la quale riceve un’immagine visuale (a colori o in bianco e nero), meno frequentemente una percezione acustica e, molto raramente, una percezione tattile, connessa con la storia e il formarsi dell’oggetto, con persone o altri oggetti che sono in connessione astrale con l’oggetto psicometrizzato, ecc. Per esempio, nel caso di una lettera imbustata, lo psicometrista vedrà dove è stata realizzata la busta che conteneva la lettera, o il volto della persona che scriveva, o ancora gli eventi della vita di questa persona. Potrà anche vedere l’ufficio postale dove la lettera è stata timbrata, o altre immagini correlate. Se l’oggetto è una vecchia banconota, potrà anche osservare qualche cliché storico interessante. Un frammento di minerale, una conchiglia, un oggetto pietrificato possono fornire dei cliché geologici.
La durata della concentrazione passiva su ciascun oggetto dovrebbe durare all’incirca cinque minuti; tuttavia, se l’oggetto inizia a fornire più di un cliché, si può estendere anche per venti o trenta minuti, specialmente se il cliché ha un significato scientifico. I cliché appaiono spesso in ordine cronologico invertito.
Gli esercizi iniziali per una persona che non è sensitiva per natura, ma che desidera sviluppare capacità psicometriche, si possono scegliere in base alle preferenze della persona stessa; comunque, consigliamo di iniziare con degli esercizi in cui la persona deve iniziare a rispondere a domande come: “Abbiamo sette lettere sigillate, e sappiamo che ciascuna di esse è stata scritta da una persona differente. Chi sono gli autori di queste lettere?” Oppure, “Abbiamo quattro bustine ciascuna contenente un minerale differente. Di quali minerali si tratta?”.
Appartiene al campo della psicometria anche la diagnosi delle malattie, eseguita da soggetti molto sensitivi e forniti di un canale acustico verso le dimensioni spirituali.
In genere, tali individui agiscono in questo modo: il sensitivo chiede al paziente di inserire il mignolo nell’orecchio del sensitivo stesso; dopo alcuni minuti, egli fornisce informazioni dettagliate in merito allo stato degli organi interni del paziente.
Per esaminare l’aura, l’emanazione astrale di persone o oggetti, il suo colore, la dimensione degli strati colorati, ecc., si applica inizialmente una breve concentrazione attiva – il desiderio di vedere l’aura – e poi una concentrazione passiva prolungata, durante la quale l’aura diviene visibile. Molti possono vedere l’aura senza chiudere gli occhi. La capacità di discernere gli strati più densi è probabilmente dovuta al perfezionamento della visione fisica e alla capacità di concentrarsi sull’osservazione di una regione determinata. Comunque, l’aura è osservata più di frequente con gli occhi chiusi, ovvero percepita col sesto senso.
Per un occultista, tuttavia, la concentrazione più importante è la preghiera cosciente. Nell’atto della preghiera, la concentrazione attiva è diretta alle entità dei vari piani e sottopiani, in base al livello evolutivo della persona che prega e agli scopi della preghiera. La concentrazione attiva è seguita da quella passiva, che determina il grado di soddisfacimento che la persona sperimenta come conseguenza della sua preghiera, come anche il carattere e l’intensità delle Influenze Superiori che riceve.
Vi sono ancora alcune brevi indicazioni in merito al processo di autosuggestione e alla creazione di forze-pensiero e di idee-forza.
Descriveremo il processo di autosuggestione secondo lo schema più semplice, accettato dalle scuole tedesche, riservandoci un suo studio più ampio nell’Arcano X.
Quando si pratica l’autosuggestione si devono scegliere i momenti più tranquilli, come, per esempio, la sera dopo aver espletato le faccende quotidiane, giacendo distesi, ma in pieno stato di veglia, o quando ci si sta per addormentare, quando perdiamo la nozione dell’ambiente, ma abbiamo ancora il controllo su pensieri e azioni. In tali condizioni, dobbiamo elaborare la nostra autosuggestione secondo lo schema ternario “mens”, piano astrale e fisico.
Supponiamo di dover suggerire a noi stessi la disinvoltura e l’assenza di distrazioni durante l’esame da svolgere il giorno successivo. L’idea già costituisce la “mens” dell’autosuggestione. Successivamente, questa “mens” si dovrebbe rivestire con la materia astrale; per esempio, formuliamo una frase appropriata del tipo: “Sono diligente, mi sento libero, sono perfettamente in grado di riflettere sulle domande dell’esaminatore e di rispondere senza timidezza o nervosismo.” Dopo aver formato la frase, la ripetiamo due o tre volte a bassa voce, senza aprire gli occhi; quindi, quattro volte solo sussurrandola, e ancora due volte nuovamente a bassa voce. Durante l’esercizio immaginiamo chiaramente la scena dell’esame, l’ambiente (reale o immaginario), la stanza, gli esaminatori, e la nostra attitudine rilassata nei loro confronti. In aggiunta all’immaginazione della scena, dobbiamo come viverla, sentire lo stato positivo dell’incontro. Dobbiamo suscitare in noi la gioia interiore e la soddisfazione che condizionano l’autoaffermazione e propiziano il successo. In questo modo, otterremo tutti gli elementi astrali dell’autosuggestione e anche il piccolo prestito ottenuto dal piano fisico – le vibrazioni sonore delle parole dette a bassa voce. Dovremmo però cercare di immaginare il piano fisico più intensamente con la pronuncia della frase ad alta voce (per un paio di volte), con gli occhi aperti e accompagnandola con i gesti che facciamo abitualmente quando siamo contenti e sicuri di noi stessi. Con questo, il ciclo dell’autosuggestione è completato.
Menzioneremo ancora due condizioni importanti per il successo della suggestione:
- Tutte le frasi, le immagini, ecc. vanno riferite al tempo presente [7] (verdi Arcano III).
- Nell’autosuggestione, la fede dell’operatore non è indispensabile per il successo dell’operazione, come accade per altri tipi di suggestione. Quando cerchiamo di suggerire qualcosa a un’altra persona, è molto importante che non ci siano dubbi sulla riuscita. Con l’autosuggestione, se tutto viene fatto coscienziosamente, possiamo ottenere un buon risultato anche se ne dubitiamo. Ciò si spiega col fatto che la nostra volontà si armonizza più facilmente con il nostro piano astrale che con quello di un estraneo. Usando questo metodo di autosuggestione, possiamo conseguire molti buoni risultati come, per esempio, guarigioni, vittoria sulle cattive abitudini, rafforzamento generale dell’organismo, della memoria, ecc.
Passiamo ora alla creazione delle idee-forza. Lo schema è il seguente: vogliamo creare un’entità (astrale) che agisca su di noi o su di un’altra persona in un certo modo, fosse anche solo del tipo “Voglio che mio zio non si innervosisca”. Questa idea, e le parole che la esprimono, costituiscono la “mens” dell’entità. Per creare l’entità astrale, rimarremo immobili, cercando di ritrarre con forza tutti i muscoli delle estremità. Poi ci concentreremo sul pensiero di trasmettere all’entità che stiamo creando tutta l’energia dei nostri muscoli, rilassandoli simultaneamente in uno stato di allentamento. L’energia che è stata immagazzinata (ma non utilizzata) per un lavoro meccanico, diventerà l’entità creata, formerà cioè un astrosoma. Possiamo facilitare il formarsi di un sottile strato fisico per questa entità ponendo nelle vicinanze un bicchiere di latte preso alla bisogna, oppure di miele o di sangue fresco. La forza vitale di tali sostanze assolverà al ruolo di principio medianico.
Lo sguardo, assieme alle sue emanazioni (fluidiche, odiche, magnetiche) corrisponde alla punta superiore del pentagramma. Ce ne occuperemo brevemente, dato che nell’Arcano X dovremo ritornare su tutti i soggetti menzionati qui e che riguardano l’azione attraverso gli occhi, le mani e le gambe. La forma elementare di azione attraverso gli occhi è detta sguardo centrale. È la fissazione con i due occhi nella parte centrale della fronte, sopra la base del naso, del soggetto con cui vogliamo sperimentare. Tale fissazione, accompagnata da una concentrazione attiva su ciò che vogliamo ottenere, da un’immagine dei movimenti che l’individuo deve eseguire, delle emozioni che deve provare o dei pensieri che deve avere, può condurre l’individuo a portare a termine i nostri intenti; questo se egli non è già attivamente concentrato in un’altra direzione. In aggiunta alla fronte, lo sguardo centrale può essere utilizzato sulla nuca e sulle scapole. Il luogo su cui si posa lo sguardo centrale non dev’essere coperto da nessun materiale isolante, come seta, lana, pelliccia, ecc.
La distanza migliore per ottenere un buon risultato con un uomo di sensibilità media è: per la fronte – sino a 15 metri; per la schiena e il collo – sino a un metro, un metro e mezzo.
Oltre all’abilità nell’utilizzo dello sguardo centrale, è indispensabile sapere come dominare con gli occhi nel caso in cui sia necessario combattere lo sguardo centrale di un pentagramma estraneo.
Nella sfida tra due pentagrammi, durante la mutua fissazione degli occhi, la vittoria è determinata in ordine di importanza dai seguenti fattori: il potere mistico, la forza astrale, l’energia nervosa, la forza vitale o sanguigna e la salute funzionale e organica del corpo.
Quando non è necessario combattere con la vista centrale di altri, e vogliamo sottometterci, abbassiamo gli occhi e ci concentriamo passivamente.
Lo sguardo centrale ha una grande influenza su una persona addormentata o ipnotizzata.
Nella tecnica dello sguardo centrale dobbiamo, prima di tutto, determinare il punto di incontro degli assi ottici; poi mantenere gli occhi fermi, senza sbattere le palpebre, senza lacrimare, senza congestionare le palpebre ecc. Per rafforzare le palpebre e l’apparato visivo, gli oculisti raccomandano bagni oculari, tamponi imbevuti di infusi erbacei, ecc. Per coloro che non sono dotati di uno sguardo penetrante di natura, sono raccomandati i seguenti esercizi:
- Fissazione di un punto nero delle dimensioni di una moneta, attaccato alla parete ad altezza degli occhi e ad una distanza di tre o quattro metri. All’inizio è necessario fissare il punto fa una linea perpendicolare alla parete.
- Dopo aver padroneggiato l’esercizio, si può passare alla seconda fase, che consiste nell’osservare il punto da un’angolatura differente, e in seguito nel camminare per la stanza senza distogliere gli occhi dal punto.
- È anche opportuno dare degli sguardi rapidi ma intensi al punto distogliendo di volta in volta lo sguardo.
Dopo questi esercizi, la letteratura occulta raccomanda la pratica dello sguardo centrale sulla propria immagine allo specchio e l’esercizio, sempre allo specchio, di fissare i propri occhi. La durata degli esercizi non è delimitata, in quanto dipende dalla capacità naturale o acquisita del soggetto.
Nello sguardo centrale diretto alla fronte di qualcuno, l’osservatore deve fissare, nel suo campo visivo, tutti i dettagli del volto della persona senza alcun movimento del fuoco visuale. Alla concentrazione durante lo sguardo centrale dovrebbe aggiungersi, se possibile, la convinzione – senza alcun dubbio o tentennamento – che il desiderio si avvererà.
Passiamo ora al magnetismo delle mani. La letteratura classica sul magnetismo, confermata dalle scoperte dei sensitivi, stabilisce che le emanazioni fluidiche delle estremità del corpo, quando osservate al buio, assumono la forma di germogli di piante. È anche confermato che, dalla mano destra di un uomo i cui fluidi sono polarizzati in modo normale, emana un magnetismo positivo, ovvero un’energia in grado, grazie alla breve distanza tra la mano e una bussola, di respingere l’ago magnetico che chiamiamo boreale e che indica approssimativamente il nord. Di conseguenza, se consideriamo positivo il magnetismo boreale, possiamo dire che dalla mano destra dell’uomo emana un magnetismo positivo (+) considerando, tuttavia, alcune limitazioni. Similmente, dalla mano sinistra di un uomo, viene emesso generalmente un magnetismo negativo (-). Per una donna, la polarizzazione del magnetismo è invertita, cioè è positivo per la mano sinistra e negativo per la destra.
Per testare queste leggi e misurare l’intensità e la regolarità della polarizzazione, vi è uno strumento chiamato magnetometro. Un ago statico è collegato a un galvanometro [8]; la punta dell’ago, oscillando, indica l’intensità del magnetismo.
In questo Arcano non parleremo dell’uso del magnetismo con le estremità del corpo per cura o per altri scopi; aggiungeremo solo che la normale polarizzazione del piede sinistro è simile a quella della mano destra e viceversa, e anche che la forza magnetica dei piedi è utilizzata diversamente da quella delle mani. Se, ad esempio con un atto volitivo, trasferissimo le emanazioni del piede destro alla mano sinistra, incrementeremmo il magnetismo della mano, e ciò sarebbe segnalato dal magnetometro.
Il normale magnetismo di un pentagramma maschile può essere mostrato come è nella realtà o come visto in uno specchio, quest’ultimo sistema essendo usato spesso in occultismo (fig. 1).

Il pentagramma femminile normale corrisponde, quindi, alla figura di destra.
Tuttavia, sia uomini che donne possono avere una polarizzazione opposta a quella del loro genere. I cambi di polarizzazione possono essere costanti o temporanei, causati da stati animici, fisici come pure da uno sforzo volitivo cosciente. Un pentagramma debole può anche cambiare la sua magnetizzazione sotto un’influenza di prossimità o contatto (passeggiando, stretta di mano, ecc.) o di un pentagramma forte, allo stesso modo in cui un magnete debole modifica la sua magnetizzazione quando entra in un campo induttivo più forte.
Vorremmo aggiungere, in merito all’addestramento di un uomo consapevole, che se la meditazione può essere equiparata a un mezzo per ricevere il cibo spirituale, c’è anche un potente “stimolante” che facilita la ricettività: è l’AMORE, in tutte le sue forme manifestate.
L’amore fisico espande la sfera egoica di un uomo primitivo, trasformando l’egoismo personale in egoismo familiare. I legami di amicizia tra le famiglie del vicinato trasformano l’egoismo familiare in tribale e in seguito nazionale, chiamato patriottismo. Le affinità artistiche o mentali, metafisiche o astrali, attraggono mutualmente le persone che si riuniscono in circoli o scuole. La forma più elevata, l’Amore Universale per tutto ciò che vive, che si manifesta attraverso l’Archetipo, l’Umanità e la Natura, è il più potente degli stimoli nel processo dell’evoluzione creativa, evolutiva e salvifica, che è il principale strumento di realizzazione ermetica.
[1] God in inglese.
[2] La concentrazione su un oggetto è ampiamente praticata nell’abito delle discipline sia orientali che occidentali. Per un esempio di concentrazione attiva e passiva si vedano i nostri post sulla concentrazione su un punto e sul vuoto mentale.
[3] Si veda il post sul controllo del corpo.
[4] Si intende una specie di concentrazione visiva.
[5] La divinazione di fatti riguardanti un oggetto o il suo proprietario, attraverso il contatto o la vicinanza con l’oggetto stesso. Da non confondersi con il termine analogo che in psicologia indica l’analisi quantitativa del comportamento umano.
[6] Il termine od è attestato nella lingua tedesca a partire dalla metà del diciannovesimo secolo, con il significato di energia ipotetica che si pensava pervadesse la natura e che fosse all’origine di diversi fenomeni investigati dalla scienza. Il significato esoterico varia leggermente a seconda degli autori, ma generalmente viene utilizzato per descrivere la composizione emotiva astrale, oppure la vitalità fisica, o ancora l’impatto mentale delle nostre idee sugli altri.
[7] Si noti la similitudine con le pratiche di Bardon relative all’autosuggestione.
[8] Uno strumento che rileva la presenza e la direzione di una corrente elettrica attraverso la deflessione di un ago magnetico.
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