La vista al servizio dell'immaginazione creativa

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Gli esercizi del Livello II per l’addestramento mentale si pongono il fine di incrementare i poteri di concentrazione dello studente. Questo avviene isolando i cinque sensi ed applicando a ciascuno di essi una tecnica che consente di separare la percezione sensoriale abituale da quella effettuata con l’immaginazione.

La percezione diretta avviene attraverso la trasduzione degli stimoli sensori in segnali nervosi che raggiungono il sistema nervoso centrale; questi stimoli sono trattenuti per una frazione di secondo. A questo punto possono accadere tre cose: l’informazione è ripetuta mentalmente perché ritenuta utile e rimane nella memoria a breve termine; l’informazione è scartata e viene persa; l’informazione viene trasferita nella memoria a lungo termine perché associata a un’emozione, una motivazione, un’associazione ecc.

Qui entra in gioco il sistema alla base degli esercizi di concentrazione. Se riusciamo a superare il breve impatto lasciato dal meccanismo percettivo e consolidiamo la sensazione o la percezione oltre il momento fuggevole, questa permane nella memoria a breve termine e di lì, con la pratica, diventa un ricordo nella memoria a lungo termine. A questo punto diventa possibile richiamare l’esperienza attraverso l’immaginazione, senza fare ricorso all’impressione data dai sensi. Ancora oltre, si giunge alla manipolazione dell’acquisizione mnemonica, che diventa come un’entità autonoma svincolata dalla percezione oggettiva; giungiamo così alle soglie dell’immaginazione creativa, di fondamentale importanza ai fini dello sviluppo ermetico.


In questa sezione Bardon non fa riferimento all’associazione Elementi-organi di senso; tuttavia, è importante conoscerla per ovviare alle eventuali difficoltà che si incontreranno durante la pratica. La debolezza di un Elemento nella costituzione individuale – resa evidente con la pratica degli specchi – inibisce la concentrazione con l’organo di senso corrispondente; in questo caso è necessario approfondire il lavoro sugli specchi cercando di fortificare l’Elemento corrispondente; anche la pratica di autosuggestione sarà d’aiuto.

Elemento Sensi Organo corrispondente
Fuoco Vista Occhio
Ākāśa Udito Orecchio
Aria Tatto Mani; pelle
Terra Olfatto Naso
Acqua Gusto Bocca; papille gustative

Un’ulteriore considerazione riguarda la separazione dei sensi. Nella pratica di concentrazione sensoriale si lavora con un senso alla volta. Se ad esempio ci si concentra su un suono, non lo si deve frammischiare con l’immagine dell’oggetto che lo ha generato; l’attenzione, ai fini dello sviluppo creativo dei singoli sensi, deve rimanere allineata ad un’unica impressione. Solo nel Livello III, una volta potenziati separatamente i sensi, si inizierà a sperimentare l’immaginazione multisensoriale.


Ora passiamo alla pratica. Poniamo di fronte a noi un oggetto qualunque, non troppo ricco nei dettagli, come un coltello, una forchetta, una penna, ecc. Esaminiamone attentamente forma, colore, dimensioni. Chiudiamo gli occhi e cerchiamo di immaginarlo com’è nella realtà. Ripetiamo la sequenza per circa dieci minuti, cercando ogni volta di mantenere un po’ più a lungo l’impressione dell’oggetto. All’inizio l’immagine rimarrà chiara solo per pochi istanti, ma perseverando essa diverrà sempre più intensa e durevole. Se si ha tempo a disposizione si può protrarre l’esercizio, anche passando a un oggetto diverso. La finalità della pratica consiste nel mantenere l’immagine per cinque minuti senza interruzioni.

Raggiunto l’obiettivo, si passa alla fase seguente dell’esercizio, che consiste nel mantenere la visualizzazione dell’oggetto ad occhi aperti. Per molti questa concentrazione è molto difficile da sostenere, principalmente per l’azione di interferenza generata dallo sfondo esterno. Per rendere più facile la transizione occhi chiusi-occhi aperti si può iniziare praticando la visualizzazione in una stanza semibuia, incrementando gradualmente l’illuminazione sino ad operare in un ambiente completamente rischiarato. Oppure ci si allena alla visualizzazione su una superficie bianca o nera, il che limita le distrazioni. Un altro metodo consiste nel tenere la visuale sfocata mentre si immagina l’oggetto; infine, si può provare iniziando la visualizzazione ad occhi chiusi per poi aprire gli occhi e lasciare che l’oggetti immaginato fluttui davanti a sé. Anche in questo caso l’esercizio può dirsi concluso se si riesce a mantenere la visualizzazione senza disturbi per cinque minuti.


Un aspetto che ha suscitato perplessità tra alcuni studenti di Bardon è l’interpretazione di un suo passaggio nel paragrafo relativo alla concentrazione visiva, dove scrive che “… l’oggetto dovrebbe dare l’impressione di essere appeso nell’aria ed essere visibile di fronte ai vostri occhi in una forma talmente plastica da avere un’apparenza tangibile.” Questo sembra motivare la convinzione che l’oggetto immaginato debba acquisire a tal punto una parvenza di realtà da risultare effettivamente visibile agli occhi fisici; ma non è questo lo scopo dell’esercizio. Trattandosi di una pratica mentale, l’immagine deve risultare vivida sul piano mentale. Così come, dopo un periodo di perfezionamento, riusciamo ad immaginare vividamente un oggetto ad occhi chiusi, possiamo fare lo stesso ad occhi aperti. Il problema è che le distrazioni visive ad occhi aperti ci spingono per contrasto a rafforzare la visualizzazione, tentando di renderla realmente tangibile. Ricordiamoci che lo scopo di questo esercizio consiste nel creare, attraverso la concentrazione volitiva, un’immagine mentale a piacimento.