Le libere monadi

L’aspetto di quinconce misura un angolo di 150° sul cerchio zodiacale. Una tale ampiezza angolare fa sì che, tra tutti gli aspetti multipli del semisestile (escluso, naturalmente, l’angolo piatto di 180°), esso non si completi nella figura del classico poligono regolare quando inscritto in un cerchio, bensì in una stella a dodici punte o dodecagramma.
Il quinconce gode di una certa popolarità presso la comunità astrologica, nonostante sia etichettato come aspetto minore. William Lilly, nella sua opera Christian Astrology, dice: “Raramente utilizziamo aspetti diversi da Congiunzione, Sestile, quadrato, Trigono, Opposizione. A questi ultimi Keplero, una persona erudita, ne ha aggiunti di nuovi: Semisestile, Quintile, Tridecile, Biquintile e Quinconce [1]”; tuttavia, egli non cita alcun esempio interpretativo, lasciando allo studente l’onere di trarne un significato in base al suo apprendistato. L’utilizzo di un aspetto minore comporta sempre un certo sovraffollamento interpretativo, soprattutto da quando ha preso piede la teoria delle Armoniche di John Addey. Ma un conto, secondo noi, è l’impiego organico di un sistema interpretativo, che in sé rappresenta un ente ben strutturato in cui le parti si integrano vicendevolmente; un altro è l’aggiunta indiscriminata di aspetti che fanno capo a metodologie diverse e non integrabili, pur di sopperire a presunti vuoti nella decodifica dei simbolismi astrologici. La Carta Armonica, d’altro canto, con il suo sofisticato sistema di risonanze numeriche è pienamente plausibile quando usata nel contesto delle proprie regole.
Il quinconce, pur essendo considerato un aspetto minore come il semisestile, recupera un vuoto interpretativo che si viene a creare quando prendiamo in esame la serie di aspetti che derivano dalla divisione duodenaria dello zodiaco. La loro lettura in sequenza ci propone questi significati-chiave: integrazione (congiunzione); sfide e opportunità (semisestile); mediazione (sestile); crisi (quadratura); armonia (trigono); relazione con l’altro da sé (opposizione). Cosa possiamo dunque interporre nel rapporto angolare rimanente di 150°, a metà strada tra il facile fluire di energie dei pianeti in trigono e il riconoscimento di un mondo opposto a noi con cui entriamo spesso in conflitto? La risposta sta in una specie di terra di nessuno, in cui le dinamiche planetarie interessate non sanno ancora come interagire, chiudendosi nel loro significato come una monade priva di contatti con l’esterno. I pianeti sono isolati in se stessi, compartimentati; e forse è questo il motivo per cui, nella anglosfera astrologica, il quinconce è anche noto con il nome di inconjunct, scongiunto, scollegato. Viene quasi da pensare ad esso come a un non-aspetto; ma in una totalità simbolica contraddistinta da una struttura organica, relazionale, questa solitudine ha lo stesso peso dato dalla compartecipazione. È l’elemento mancante che, con il suo isolarsi, ci offre l’altra faccia della medaglia, il contrasto che dà senso ai significati opposti. Tale concetto è anche simbolicamente espresso nel rapporto tra modalità differenti dei segni zodiacali interessati all’aspetto, ad esempio: Ariete Fuoco-Cardinale e Vergine Terra-Mobile, oppure Pesci Acqua-Mobile e Leone Fuoco-Fisso.
Dal punto di vista interpretativo si può dire che questo aspetto tende a far divergere le dinamiche dei pianeti interessati, i quali mantengono separate le rispettive aree di interesse. Nel destino dell’individuo l’aspetto si configura come una decisione più o meno consapevole di non far interagire determinate esperienze esistenziali, del non sentirsi a proprio agio nel far coincidere interessi specifici, oppure circostanze esterne forzano questa separazione. Un esempio classico è dato dal quinconce Luna-Venere in un oroscopo femminile, dove il ruolo di madre non si concilia con la vita affettiva e di relazione; con un quinconce Marte-Saturno siamo di fronte all’incapacità di portare a frutto e consolidare le nostre azioni; un quinconce Venere-Marte in oroscopo maschile separa l’aspetto romantico e sessuale di un rapporto, esponendo alla circostanza di vivere una doppia vita.
Il problema sorge – nell’utilizzo interpersonale dell’astrologia – cercando di conciliare e integrare dinamiche che fanno della separazione il loro tratto distintivo. Il processo di “riunire ciò che è sparso”, per usare una locuzione cara a René Guénon, richiede un notevole dispendio di energia; e mantenere questa pressione per forzare l’integrazione espone al rischio di squilibri fisici e mentali. Per risolvere tale difficoltà, riflettiamo in primo luogo sul fatto che non esistono elementi divisivi che non siano espressione del nostro modo di interpretare gli eventi; se il quinconce è rivelazione degli aspetti della nostra psiche che operano per così dire in modo asincrono, il motivo risiede nella necessità di tali aspetti. Prendiamo ad esempio le relazioni planetarie citate in precedenza. Con un quinconce Luna-Venere in oroscopo femminile, invece di forzare l’integrazione si può optare per una collaborazione tra il ruolo di madre e di donna impegnata in un rapporto, dove le due funzioni lasciate libere dui manifestarsi con un certo grado di autonomia rafforzano l’idea di famiglia. Con Marte-Saturno, l’opzione migliore consiste nell’utilizzare le proprie energie senza che ci si senta obbligati a ottenere risultati visibili a livello di realizzazione sociale o di crescita; può sembrare un atteggiamento rinunciatario, ma garantisce un certo grado di libertà dai legami sociali oppressivi. Infine, con Venere-Marte in oroscopo maschile, la possibilità di vivere relazioni libere e non monogame è un’opzione plausibile in grado di evitare atteggiamenti percepiti come un tradimento. Questi pochi esempi, limitati a una delle molteplici sfumature che l’aspetto può assumere nella vita reale, dovrebbero essere sufficienti per intendere il quinconce come un simbolo che garantisce – quando compreso – l’esercizio della libertà, della sperimentazione non finalizzata a un risultato, un gioco delle energie psichiche affrancato dai vincoli interiori ed esteriori, in grado così di manifestarsi nella sua purezza.
[1] William Lilly – Christian Astrology – London 1659, p. 31.
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