Estratti dall’opera: Tarot Majors – London 2020. Trad. dall’inglese, adattamento e note di Daniele Duretto
L’Imperatrice evoca l’idea fondamentale del ternario, la creazione in tutte le sue forme che segue all’atto d’amore tra i principi complementari del maschile e del femminile
Il sentiero da Kether a Binah
L’Imperatrice esprime la Perfezione della Parola.
La lettera dell’alfabeto ebraico che corrisponde a questo Arcano è Gimel (ג) e il suo numero è tre. Il geroglifo è una mano che afferra, in una posa tale da formare uno stretto spazio tra le dita che può sostenere qualcosa.
Dall’idea di questo spazio esiguo si giunge all’idea di vagina, l’ultimo tratto che accompagna il processo di nascita, e da questo all’idea propria di nascita. Da cui derivano i tre nomi dell’Arcano, secondo le ipostasi del ternario filosofico: Divina Natura, Partus, Generatio.
L’idea di creazione è strettamente collegata all’idea dell’amore o, nel senso più ampio, all’elemento di amore e di attrazione. La gravitazione universale, l’amore comunemente inteso, la compassione, l’amore impersonale – tutte queste manifestazioni sono espressioni particolari di questo principio generale. La dea dell’attrazione è Venere, e uno dei nomi eruditi di questo Arcano è Venus Urania, ovvero la Venere universale, la Venere cosmica [1].
Un altro nome erudito è Physis – la Natura. Il nome comune è Imperatrice.
L’Arcano III, che per numero evoca l’idea del ternario, ha per simbolo geometrico un triangolo che, secondo le caratteristiche del ternario, potrà essere ascendente o discendente.

La carta mostra una donna seduta, incoronata con dodici stelle [2], che simboleggiano i dodici segni zodiacali. C’è uno stretto legame tra una nascita sul piano fisico e le dodici fasi dell’energia solare ricevuta dalla Terra. Queste fasi corrispondono alla presenza progressiva del Sole nei dodici segni zodiacali. È per tale ragione che con il termine occulto di “zodiaco” si allude al piano fisico, alle caratteristiche fisiche.
La donna della carta è “avvolta nel sole e si agita nelle fitte delle doglie [3]”.
Il significato dell’Arcano III è rivelato dal presentarsi del processo di nascita. I raggi che si librano, che coinvolgono la donna, ci rammentano che il sole – il centro di gravità – è un esempio dell’amore planetario del nostro sistema. È il centro che emana dalla vita e quindi dalla creazione. Nella mano destra la donna tiene uno scettro sormontato dal simbolo di Venere [4]. Ciò significa che ella
regna in eterno per l’amore, per tutto ciò che è nato e che nascerà.
Il partner astrologico dell’Arcano III è Venere, il cui simbolo è la sintesi di altri due:
- Il Sole – emanazione creativa, positività.
- Il mondo degli elementi, cioè l’insieme degli influssi ambientali.
Il simbolo di Venere può essere interpretato nel modo seguente: le emanazioni costruttive, grazie all’amore, prevalgono sulle difficoltà ambientali [5] .
Nella mano sinistra la donna tiene uno scudo con disegnata un’aquila; ciò significa che il processo di creazione abbraccia le alte sfere [6]. L’aquila ha nel suo becco una croce a bracci uguali [7], indicazione che la nascita è una naturale conseguenza dell’unione del principio attivo con quello passivo (vedi Arcano II).
La donna appare ancora seduta su una pietra cubica che sormonta un globo (lo spiegheremo più tardi) e sotto i suoi piedi vi è la luna, che qui simbolizza la materia del mondo sublunare, la sfera più bassa della creazione. Qualche volta troviamo delle modifiche alla figura: invece di essere circondata dal sole, la donna ha le ali. Le ali mostrano che la “Iside terrestre” origina dall’”Iside celeste”.
Qual è il significato di questo Arcano? In primo luogo esso è dato dalla formula gnostica: “Nulla è creato, tutto è nato”. Ovvero, c’è sempre uno Yod (י) che feconda una He (ה), determinando quindi la nascita del terzo elemento, Vau (ו). Il Padre, la Madre e il Figlio; l’attivo e il passivo neutralizzati dall’androgino. L’Arcano III proclama che la Legge del Ternario è generale e universale. In aggiunta, ai fini di una migliore comprensione, rivedremo brevemente alcuni ternari tipici:
- Archetipo – Uomo – Natura
Qui possiamo vedere lo schema teologico della Trinità Divina: Dio in Dio, o Dio Padre; Dio che si manifesta nell’Umanità, o Dio Figlio, e Dio che si manifesta nella Natura, o Dio Spirito Santo. Parlando di questa triplice manifestazione del Dio Unico, in cui un terzo termine neutralizza i due estremi – perché l’Umanità collega la Natura con l’Archetipo – avremo l’opportunità di menzionare i tre modi in cui le anime cercano Dio. Vi sono anime che cercano Dio Padre attraverso la via metafisica; vi sono anime che cercano Dio Figlio nei loro cuori e in nome di questa ricerca si formano dei gruppi di uomini; infine, vi sono anime che cercano Dio per la contemplazione della Natura e l’accettazione delle sue leggi immutabili, i ricercatori dello Spirito Santo.
Ora, andiamo all’esempio di un ternario come il Triangolo Ascendente del Grande Arcano. Consideriamo il ternario precedente: Archetipo – Uomo – Natura, nel suo senso di vita universale.
Immaginiamo l’archetipo di qualcosa di totalmente armonioso, androgino, onnisciente, benedetto, che possiede una completa libertà d’azione e, pertanto, in grado di limitare la sua sfera di attività. Questo Principio Supremo, per usare un’espressione comune, si divide in manifestazioni attive e passive, generando quindi lo schema del triangolo ascendente. Parallelamente alla rappresentazione di questo Archetipo, concepiremo l’Umanità come un singolo organismo, formato da cellule che sulla terra sono chiamate “uomo”, e forse in modo diverso su altri pianeti. Ammettendo l’esistenza di tali cellule su altri mondi cosmici, soli, pianeti, ecc., a cui appartengono, otterremo l’idea generale di Uomo Universale, che vive la vita di un’entità collettiva dotata di volontà propria, in accordo con la legge dell’Individuazione.
Possiamo anche parlare della Natura come risultato del raggruppamento di tutti gli elementi, che siano o meno individualizzati in base alla particolare visione del mondo, e pensare a questa totalità come dinamizzata dai modelli fondamentali delle normali manifestazioni, cioè dal principio di causalità.
Questi due poli – Umanità e Natura – saranno le manifestazioni dell’Archetipo: la prima attiva, la seconda passiva, in base allo schema del nostro triangolo (qui i termini “attivo” e “passivo” sono considerati nel loro significato relativo piuttosto che assoluto).
Ora occupiamoci del ternario “passato – presente – futuro”, chiaramente idoneo a rappresentare il triangolo del Grande Arcano. In fin dei conti il presente, come momento, determina attraverso la sua posizione l’area di ciò che chiamiamo passato e futuro. Senza indicare il momento che chiamiamo “presente”, non siamo in grado di distinguere queste due aree. Il “presente” emana il “passato” e il “futuro”, e nel passato esso è interessato dal suo lato relativamente inerte e passivo (non può essere alterato), mentre il futuro è l’aspetto attivo.
Avendo riportato la similitudine tra i due ternari, diremo che l’Archetipo è in analogia con il presente, che similmente il futuro appartiene all’Umanità, e che la Natura basa le sue manifestazioni sull’analogia con il passato. Ma andiamo oltre: l’Umanità possiede il futuro attraverso il diritto all’umana libertà con l’aiuto dello strumento chiamato volontà collettiva dell’umanità. La Natura appartiene passato nella forma del cosiddetto Fato, il cui strumento è la Pietra (cieca, inesorabile, e quindi inerte, relativamente passiva). L’Archetipo ha le caratteristiche dell’androgino; tale proprietà si riflette attraverso la legge del Piacere e della Suprema Armonia in quella che è chiamata Provvidenza. La Provvidenza, perciò, è neutrale, androgina, e assume il ruolo della Luce che illumina il campo di attività degli altri due elementi.
Attiro la vostra attenzione sul fatto che nella nostra lingua il termine “presente” ha due significati: l’uno in relazione alla realtà dell’oggetto, l’altro che situa l’oggetto a un certo punto del tempo. Quindi l’espressione di un suggerimento dovrebbe essere: “Fai questo” e non “fai” o “hai fatto”. Anche una tesi scientifica o metafisica immutabile è formulata al tempo presente. Il sentimento che caratterizzate al passato o al futuro non sarà riconosciuto da nessuno come reale. Al massimo sarà definito con termini vaghi come “riflesso”, “allucinazioni”, ecc.
Trattando dei due ternari, diremo che il presente, per analogia, corrisponde all’Archetipo; il futuro all’Umanità e il passato alla Natura.
Ritornando al nostro ternario, affermeremo con Fabre d’Olivet [8] che la storia del mondo è basata sul triangolo mistico (Fig. 1):

La Provvidenza illumina il Presente con la sua luce; la Volontà dell’Umanità si affretta a edificare il Futuro, ma allo stesso tempo è limitata nelle sue manifestazioni dal Fato, che la inchioda al Passato. Se la Volontà dell’Umanità si unisce e si allea con la luminosa influenza della Provvidenza, allora diviene più forte del Fato: in quel momento la storia dell’Umanità diventa evolutiva.
Se l’Umanità distoglie lo sguardo dagli influssi della Provvidenza e ingaggia battaglia col Fato, le ipotesi sul corso della sua storia saranno impredicibili: tutto dipenderà dal rapporto tra le forze della Volontà e del Fato, che è forte.
Se l’Umanità combatte coscientemente il Fato con la sua Volontà, sostenuta dai consigli della Provvidenza, allora la Volontà sarà sconfitta: non ne verrà nulla. Se, infine, l’Umanità lega la sua Volontà alle influenze del Fato, contro una valutazione sfavorevole dalla Provvidenza, allora ne risulterà qualcosa di molto potente, ma il corso della storia condurrà il mondo lontano dal principio dell’Armonia e saranno necessarie delle successive correzioni per risolvere il Grande Problema degli obiettivi ultimi dell’esistenza dell’Universo. In quel momento la storia del mondo sarà involutiva. Vediamo di applicare il triangolo mistico di Fabre d’Olivet alla vita di un’anima specifica nel corso della sua incarnazione. Il questo caso il triangolo sarà quello di fig. 2:

La Provvidenza, in un’istanza umana separata, è rappresentata della cosiddetta coscienza neutrale, che non spinge e non trattiene, ma solo illumina la via, indicando come neutralizzare in un determinato momento il binario bene-male.
La volontà umana determina gli eventi futuri, ma è limitata nelle sue scelte dal cosiddetto karma. Il karma è, per così dire, la forma approssimativa di tutte le incarnazioni precedenti dell’anima della nostra persona. Nasce inizialmente in condizioni favorevoli all’acquisizione della saggezza, come si dice, con un karma puro; ma è toccata dal peccato nella seconda incarnazione: in aggiunta alla necessità di acquisire saggezza, deve anche purificare il karma, il che non sarà fatto se non a prezzo di sacrifici e sofferenze. Naturalmente, con questa seconda nascita, il karma condurrà a condizioni di vita meno benevole. Le incarnazioni successive seguono la legge degli alternati aggravamenti e correzioni del karma fino a che esso non è infine purificato. Un karma molto gravoso, che non potesse essere corretto dagli sforzi coscienti o dalla sola volontà, è parzialmente corretto da un elemento di sofferenza nell’incarnazione che vi corrisponde: la sofferenza che il karma destina a una persona può essere così intensa da redimere parzialmente il karma, anche nel caso di completa passività e di cattiveria cosciente a cui si è soggetti durante l’incarnazione.
Qui sono date alcune possibili combinazioni di vertici per questo schema particolare del Triangolo Mistico, applicate alla vita di un essere umano:
- La volontà in armonia con la coscienza che combatte contro il karma. Risultato: purificazione del karma.
- La volontà si accorda col karma ma si oppone alle indicazioni della coscienza. Questo è opportunismo egoistico che risulta in successi visibili in vita, ma con un carico karmico.
- Lo sforzo della volontà contro il karma, senza consultare la coscienza. Il risultato complessivo non può essere determinato perché dipenderà dalle rispettive forze in azione.
- La volontà contro il karma e la coscienza riuniti. Risultato: fallimento esistenziale e incremento del karma.
I ternari così ripartiti, simili a quelli analizzati in questo Arcano, vale a dire quelli che presentano i tre gradi basilari della medesima manifestazione, sono detti ternari assoluti. Sono simili agli altri ternari – condizionali – che chiameremo ternari affini, ciascuno dei quali si lega in modo condizionale o simbolico a un dato ternario assoluto.
Consideriamo due esempi di questi ternari: il primo, che appartiene al campo della Natura, e il secondo che appartiene al campo del simbolismo rituale.
Analizziamo il corpo umano, suddividendolo in testa, regione toracica e regione addominale. Per analogia, la testa corrisponderà al piano mentale, perché le manifestazioni mentali dell’uomo incarnato hanno una certa connessione con le funzioni cerebrali; il torace corrisponderà al piano astrale, anche solo considerando il ruolo fondamentale attribuito agli esercizi respiratori nel trattamento fisico dei problemi astrali; l’addome corrisponderà al piano fisico, poiché gli organi dell’alimentazione sono naturalmente collegati al rinnovamento cellulare del corpo.
Questo sarà un ternario affine. Possiamo anche dargli una forma leggermente differente: l’attività della testa governa la distribuzione dei fluidi nervosi; quella del petto governa il rinnovo sanguigno; e l’attività dell’addome quella della rigenerazione tissutale (circolazione linfatica).
Volendo verificare nella pratica questa ricostruzione artificiale, analizzeremo separatamente la testa – l’analogia con il piano mentale – osservando i tre sotto-piani del piano mentale:
- Gli occhi rappresentano la mente; su ciò traiamo a prima vista degli indizi sull’attività individuale.
- Il naso rappresenta la parte astrale della testa; in base alla sua conformazione, si possono trarre superficialmente delle conclusioni in merito alle patologie della regione toracica della persona.
- La bocca rappresenta il piano fisico; essa è un rinvio alla regione addominale, i cui disturbi saranno percepiti attraverso l’osservazione delle labbra, della lingua, ecc. Questa suddivisione conferma il fatto che il nostro ternario non è interamente arbitrario, ma al contrario ha una naturale base simbolica.
Ora daremo un esempio di un ternario simbolico artificiale, spiegando lo schema del famoso Tridente di Paracelso (Tridens Paracelsi), presentato in fig. 3:

Testa metallica (ferro, fogli metallici o acciaio); impugnatura cilindrica – legno o gomma spessa, in ogni caso un materiale isolante. L’attrezzo, da un punto di vista pratico, è una spada magica a tre punte.
Analizziamo le iscrizioni sulla testa, i segni disegnati alla base delle tre punte e l’iscrizione dorata sull’impugnatura.
Nella parte in alto è inciso OBITO (obbedire, cedere, essere obbedienti, essere attenti); l’iscrizione contorna la sfera delle manifestazioni passive dell’Uomo nel campo della vita sul piano fisico (o piuttosto, nel campo dei tre piani in presenza di un’incarnazione fisica).
Sul rebbio in basso leggiamo: IMO (Immo sarebbe più accurato), che significa: al contrario, contrario a – nel senso di resistere, mostrarsi attivi.
Il dente mediano conclude l’iscrizione: APDOSEL, che si deve scomporre come segue: ap + do + sel. Ap dovrebbe essere rimpiazzato dal greco αρ, le lettere iniziali della parola αρχη (archè) = inizio = elemento superno = Mens. La sillaba “do” si dovrebbe leggere da destra a sinistra – od; questo è il nome dell’astrale polarizzato positivamente. Si tratta quindi di un astrosoma nella sfera delle manifestazioni maschili. “Sel” (latino sal) significa sale = simboleggia propriamente il piano fisico.
Così vediamo che i tre rebbi con le loro iscrizioni dettano una frase: le tre componenti attive dell’Uomo (mens + anima + corpus) debbono bilanciare il binario di obbedienza e resistenza; egli deve destreggiarsi tra questi trabocchetti. Il ternario delinea lo scopo dell’attività umana.
Nel secondo ternario di segni, il primo segno, simile al cancro, è collocato al posto del Cancro. Il segno dello zodiaco è astrologicamente la casa della Luna, la cui influenza planetaria governa la punta superiore passiva.
Il serpente che porta il segno di Giove sul capo è un simbolo del vortice astrale, attraverso cui l’autorità (segno gioviano) dell’Uomo è condotta sul piano astrale.
Il terzo segno è il glifo abbozzato del leone dall’omonimo segno zodiacale, casa del Sole, che trasmette il suo influsso sul rebbio attivo in basso. Come potete vedere, il secondo ternario appartiene al regno delle forme, che veicolano l’influsso dell’impugnatura sino alle tre punte. L’impugnatura è decorata con una scritta dorata:
P.P.P. VLIDOXFATO
dove la tripla P dovrebbe essere rovesciata per ottenere il triplo lingam – la fecondazione sui tre piani. V è il numerale latino 5 – un’indicazione del pentagramma – simbolo della Volontà umana. LI – le lettere iniziali della parola libertate; VLI = pentagrammatica libertate = libertà della Volontà umana. DOX significa doxa (conoscenza), ovvero ciò che ci fornisce un elemento di coscienza [9]. FATO significa Pietra, Fato, Karma. Ciò vuol dire che l’impugnatura ci parla del diritto Umano a essere creativi sui tre piani dell’esistenza rappresentati nel triangolo mistico di Fabre d’Olivet (fig. 1).
Questo ternario descrive la natura mentale, e anche metafisica, del nostro diritto incondizionato ad agire sui tre piani.
Nella sua interezza il tridente simboleggia in generale l’Uomo sui due piani più elevati (l’impugnatura e i segni astrologici), che si differenzia dall’Uomo sul piano fisico (il rebbio mediano suggerisce l’attività).
In pratica lo strumento, nelle mani dell’uomo, diventa una spada magica, e in un formato notevolmente ridotto è utilizzato nella medicina ermetica per il trattamento dell’impotenza maschile. Questo è un esempio di sistema ternario sul piano simbolico.
Note sul terzo Arcano
Tomberg distingue tre distinti settori della magia: Magia Sacra, incorporata nei sacramenti cristiani, Magia personale (la zona grigia) e Stregoneria, che è Magia Nera. l’Imperatrice è l’Arcano della Magia Sacra, che Papus definisce in modo memorabile come la Scienza dell’amore.
La Magia Sacra si compie nell’unione tra volontà divina e umana, attraverso cui si rende possibile l’opera della Redenzione. “Il mistero del Dio-Uomo è la chiave della magia divina”, ci viene detto, come condizione essenziale per l’opera di redenzione, al pari con la Creazione del Mondo. Il compimento dei miracoli dipende quindi dall’unione di volontà, le quali danno nascita a un nuovo potere. I miracoli e la magia sono parte di uno stesso fenomeno, perché la volontà del mago “è essenziale per la realizzazione del miracolo”.
La Gnosi derivata dall’esperienza mistica deve precedere l’operazione di Magia Sacra, proprio come l’Imperatrice segue in sequenza dal Mago e dalla Papessa. Quindi, la Magia Sacra o Divina non è nient’altro che la messa in pratica della rivelazione mistica.
Come Tomberg magnifica il miracolo della Magia Divina, così mette in guardia con forza dai pericoli della Magia Personale e della Stregoneria. Questo atteggiamento lo avrebbe messo in disaccordo con altri maghi meno avvezzi a tali distinzioni e non impegnati in quella che potremmo definire ‘cabala pratica’.
L’aquila sullo scudo dell’Imperatrice – che ci ispira in vista di una ‘liberazione nell’ascesa’ – indica che dobbiamo gettare al vento le aquile dei nostri desideri. L’autorità e la legittimità dell’Imperatrice sono espresse dalla corona che indossa, che le è conferita dall’alto, mentre lo scettro è un emblema del potere magico. Lo scopo della magia, come indicato dalla corona, è la sublimazione della natura, proprio come la tiara della Papessa denota che ella ha il compito di portare a termine la rivelazione sui tre piani, giù sino al ‘libro’, o tradizione.
[1] Che è una delle manifestazioni dell’Afrodite greca, l’apparenza pura e celeste della dea, l’’armonia delle sfere’, la consapevolezza della vita terrena che vibra in unisono con il principio cosmico.
[2] I diversi mazzi possono raffigurare l’Imperatrice con 12 stelle o con una corona a 12 punte, o ancora con 9 stelle e una corona a tre punte.
[3] In alcuni mazzi l’Imperatrice è rappresentata come visibilmente incinta.
[4] Nel Tarocco Rider-Waite l’Imperatrice tiene uno scettro, con una sfera in cima, nella mano destra; ma negli altri mazzi, compreso il Tarocco di Marsiglia, lo scettro è sostenuto dalla mano sinistra. Questa inversione, caratteristica del Tarocco Rider-Waite, si presenta anche nella carta del Mago. Si veda questa nota al proposito. In merito al simbolismo venusiano, L’imperatrice rappresenta sì il principio di gestazione, ma inteso nel suo stato potenziale, come Intelligenza Creatrice dalla quale scaturiscono le immagini delle forme e delle idee. E in effetti lo scettro sormontato da un globo con sopra una croce (nel Tarocco di Marsiglia) non è un simbolo venusiano; esso sottende alla presenza spirituale nel regno naturale, potremmo anche definirla come l’Intelligenza Nascosta che è l’incubatore delle forme della natura. In astrologia il glifo rappresenta la Terra, intesa come manifestazione planetaria che ancora non ha raggiunto la consapevolezza spirituale del suo apparire.
[5] Vedi nota precedente. Il glifo di Venere è l’esatto contrario di quello della Terra, lo spirito (il cerchio) che sovrasta la materia (la croce).
[6] Il disegno è variamente interpretato come aquila o come fenice, ma in ogni caso esso simboleggia il superamento della visione terrena (come nel culto di Mitra). Nel mazzo Rider-Waite lo scudo è a forma di cuore e inscrive il glifo venusiano.
[7] Questo particolare non è stato riscontrato in alcun mazzo.
[8] Fabre d’Olivet (1767-1825) fu autore, poeta e compositore francese, ermeneuta biblico molto apprezzato da Éliphas Lévi, Gérard Encausse (Papus) e da Édouard Schuré. Si interessò alle dottrine neo pitagoriche e fece estesi studi sulla lingua ebraica.
[9] Doxa (gr. δόξα) è propriamente la conoscenza soggettiva, opinione o credenza, che in quanto tale non possiede la certezza della verità.
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