Il Papa osserva
Estratti dall’opera: Tarot Majors – London 2020. Trad. dall’inglese, adattamento e note di Daniele Duretto
Il sentiero da Tiphereth a Chokmah

L’Arcano V corrisponde alla lettera He dell’alfabeto ebraico. Il valore numerico della lettera è cinque. La sua corrispondenza geroglifica è il respiro.
Il respiro è la base dei processi vitali dell’organismo. Da cui la sua interpretazione come “vita”, in accordo con la corrispondenza astrologica dell’Arcano, l’Ariete. La presenza del Sole nel segno dell’Ariete attesta il primo mese di primavera, e la primavera è l’elemento י (Iod) del ciclo solare annuale. Questo periodo prepara la vita dell’anno, è il primo respiro. Sorgono immediatamente due domande:
- Se nello schema י ה ו ה, la ה (He) corrisponde al Principio Femminile, cosa c’è in comune tra il Principio Femminile e la vita?
- L’Arcano II – ב – è interpretato come Principio Femminile, e poiché la stessa interpretazione è applicata all’Arcano V, qual è la sottile differenza tra i due?
Risponderemo alla prima domanda facendo una breve puntata nel campo della teosofia cristiana, sia attuale (XVI, XVII e XVIII secolo) che antecedente a questo periodo (XIV e XV secolo). Se a ciascun ciclo dinamico del tipo י ה ו ה succede un ciclo simile, la cui י è una trasformazione della seconda ה del ciclo precedente, allora invertendo la direzione, possiamo considerare che la י del nostro ciclo iniziale è una trasformazione della ה del ciclo precedente [1]. La ricerca degli elementi di questo ciclo diventa un’ascesa nella catena delle causalità, che ci porta alla conoscenza del nuovo י di un ordine più elevato e a porci le stesse domande del ciclo precedente. E così via per parecchie volte.
Il ciclo iniziale in una serie di causazioni o, figurativamente parlando, la Prima Famiglia del quaternario, non può naturalmente essere considerata totalmente indipendente, ovvero come non avente predecessori nel numero di elementi di un processo dinamico. Dopo tutto, l’Inizio di tutti gli Inizi non può avere il nome י (Iod), perché l’elemento attivo è animato attraverso il desiderio, il bisogno di fertilizzare e l’Inizio di tutti gli Inizi deve avere l’attributo del Piacere. Questo principio dev’essere neutro, androgino, deve incorporare tutti gli elementi di questi processi dinamici che è in grado di generare. Per simboleggiare questo inizio daremo un termine allo י (Iod) scrivendo lo schema della regione trascendente del Primo Quaternario nella forma ה ו ה י (He-Vau-He-Iod).
Questo punto ci riporta all’Inizio Radiante del Grande, Incomprensibile, Infinitamente Omogeneo e Luminoso Ain Soph (ebraico) e del Grande Nirvana [2] (induista).
Questo Principio Incomprensibile, non in grado di costituire oggetto di speculazione logica, si manifestò attraverso l’elemento maschile י (Iod), l’elemento radiante, espansivo, fecondante a cui si può dare il nome di Amore Universale.
L’Amore Universale delimitò in sé la Passività, l’Attrattività – il Principio Femminile – che ha la qualità di una natura ombra, la cosiddetta Restrizione, il cui nome è Vita Universale, impregnandola. Dall’Unione degli Elementi dello י (Iod) Superno e della ה (He) Superna nacque l’elemento ו (Vau) della Prima Famiglia. Il suo nome è Logos. L’Emanazione Primaria di questo Elemento sarà la seconda ה (He) della Prima Famiglia, che ci condurrà al mondo trascendente di Olam ha Aziluth della Seconda Famiglia. Questo è il motivo per cui la Vita risulta essere un elemento femminile.
Negli scritti dell’abate Tritemio [3] sono presenti le teorie rosacruciane del tempo, dove l’elemento Iod della Prima Famiglia è detto il Fuoco Super-Essenziale, l’elemento He è chiamato Aria Super-Essenziale, e il Logos la Luce Super-Essenziale. Come si vede, l’Aria, il Soffio, era identificato con l’elemento femminile.
È facile notare come i rosacruciani considerassero tale terminologia un’interpretazione del Dogma della Trinità Cristiana, con il Fuoco come Prima Persona, l’Aria la Seconda e la Luce la Terza.
Il Mondo Cabalistico di Aziluth appare in Tritemio con il nome Spiritus Mundi.
Ci pare che la spiegazione data fornisca una risposta alla prima domanda, per cui passiamo alla seconda.
L’Arcano ב (Bet) [4] punta al femminino, a qualcosa che esiste nella forma di una corrispondenza al maschile, qualcosa che dev’essere studiato (Gnosi – apprendimento), qualcosa di fondamentalmente necessario alla sequenza degli arcani.
L’Arcano ה (He) è già nella forma di cui si ammanta l’Arcano ב (Bet), in modo più specifico di Bet. Bet delinea il reame femminile. He riempie questo dominio con qualcosa di formalmente esistente. In generale, più alto è il numero, più specifica è la sua qualità. ב (Bet) ha una bocca nel suo geroglifo. ה (He) è il respiro emanato da questa bocca. Data questa spiegazione, passiamo all’analisi aritmologica [5] dell’Arcano.
5 = 1 + 4 oppure 5 = 4 + 1 e 5 = 3 + 2 oppure 5 = 2 + 3.
Le prime due scomposizioni del cinque ci daranno il sommario dei contenuti dell’Arcano nelle tre aree del Ternario Teosofico. Per l’Archetipo, 1 significa l’Essenza del Divino, 4 – la fondamentale necessità di una forma. L’elemento di Radianza nell’Essenza Divina indica la scelta di un polo positivo allo scopo di valutare le forme delle manifestazioni mentali. Le forme che non sono distorte da una riflessione e da una rifrazione incorrette saranno sinonimo del Bene; le forme distorte – del regno del male. In termini di Archetipo, l’Arcano interpreta l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, con una preferenza cosciente per il Bene sul Male.
Il titolo è Magnetismo Universale (Scientia Boni et Mali).
In termini di Uomo, 1 è interpretato come Vir – elemento attivo e fertilizzante, e 4 – come elemento la cui sintesi forma il corpo umano, o come Auctoritas – il segreto del dominio etico al centro della Croce (Quaternario). In entrambi i casi, il quinto principio che controlla la loro trasmutazione si aggiunge misteriosamente ai quattro principi che esistono nel mondo esterno, il che rende possibile realizzare la Grande Opera. In alchimia, il quinto principio è chiamato Quintessenza. Questa parola sarà il secondo titolo.
Troveremo il titolo dell’arcano nel mondo naturale se, attraverso le manifestazioni esterne dei quattro elementi del quarto Arcano, possiamo vedere l’elemento della Natura Naturante del primo arcano sommato al quarto. Colui che, attraverso la contemplazione della Natura e la meditazione profonda percepisce l’Unità dietro il velo delle quattro influenze esterne, conseguirà la Religione Naturale. Quindi, il titolo dell’Arcano V sul piano naturale sarà “Religione”.
Se nella decostruzione 5 = 1 + 4, con il 4 comprendiamo il mondo degli elementi, e con il numero 1 il Principio Superiore cosciente, come spiegato, allora la somma 1 + 4 simboleggerà l’uomo, dominatore degli elementi, che ha il controllo degli impulsi della sua natura elementare.
Mettendo prima il 4 e 1 al secondo posto avremo l’opposto, cioè la formula di un uomo impulsivo la cui manifestazione dipende dalle influenze esterne sulla sua natura fisica.
Passiamo al secondo schema di divisione del numero 5 nei suoi componenti.
5 = 3 + 2 significa che l’Arcano V è composto dai principi superiori e mediani del Grande Arcano della Magia, vale a dire del ternario metafisico (3) e del binario astrale (2). Così presentato, l’Arcano simboleggia la manifestazione nei due piani più elevati di una qualche entità la cui conoscenza metafisica governa il meccanismo astrale. Questi esseri sono in grado di agire su due piani:
- Un mago bianco mentre opera sul piano astrale, utilizzando anche un supporto sul piano fisico.
- Un elementale di tipo positivo (ad esempio la “mens” e l’anima umana, unite, che studiano i cliché con finalità evolutive durante l’intervallo tra due incarnazioni).
- Gli egregori di tipo positivo (evolutivo).
- Gli “Spiritus Directores” [6], che esercitano una “vigilanza” superiore sul piano astrale, ecc.
La decostruzione al contrario – 5 = 2 + 3 – simboleggia l’occultamento della Verità Assoluta della Legge Trinitaria attraverso i miraggi dei falsi cliché astrali, guidati da vortici involutivi. La decostruzione corrisponde alle manifestazioni di entità tenebrose come:
- Un uomo magro e scuro, che lavora sull’astrale.
- Un elementale di tipo negativo, per esempio la “mens” e l’anima umane, unite, alla ricerca di cliché incompresi, durante l’intervallo tra due incarnazioni, al fine di reincarnarsi, e non per rimediare al proprio karma, ma per essere in grado di ritornare nuovamente ai godimenti umani. Queste entità si accontentano di soddisfare i propri desideri anche in altri modi, come attraverso i medium.
- Egregori di tipo negativo (involutivo).
- Larve, ecc.
Le due decostruzioni studiate (3 + 2) e (2 + 3) sono illustrate rispettivamente dalle posizioni evoluzionaria ed involutiva o invertita di un simbolo geometrico di enorme significato teorico e realizzativo: il Pentagramma (fig. 1).

Nel pentagramma evolutivo (3 + 2), è consuetudine inserire la figura umana, in cui la testa, le braccia e le gambe formano il pentagramma. Nel pentagramma invertito (2 + 3) è facile inserire la testa di un capro, mettendo ai vertici le corna, le orecchie e la barba. Il capro simboleggia il diavolo, il “padre delle menzogne”, quindi incorporando i cliché delle vere manifestazioni ma deformati a tal punto da non essere più riconoscibili.
Prima di procedere con il pentagramma, studieremo la carta dell’Arcano V. Il suo nome dotto è “Magister Arcanorum”, ovvero il Gran Gerofante. Il suo nome comune è “Il Papa”.

L’asta è piuttosto lunga così che la croce è ben più in alto della testa leggermente inclinata del Gerofante. La mano sinistra del Gerofante si stende sulle teste delle due figure inginocchiate di fronte a lui. In alcune raffigurazioni, il gesto della mano è benedicente, in altre è un gesto di silenzio. In entrambi i casi, il gesto esprime la manifestazione della volontà. Delle due figure inginocchiate, una è più luminosa, l’altra più scura.
Il Gerofante è seduto, come la donna dell’Arcano II, tra le colonne di Jakin e Boaz, con la consueta tenda tra le due. Qui come là, la polarità delle colonne si neutralizza attraverso la personalità, ma nell’Arcano V la figura è maschile. L’uomo è seduto, il che esprime lo stato passivo, ricettivo all’insegnamento dei binari, ma si tratta di un essere maschile, ovvero di un essere attivo che adatta alla vita questi insegnamenti. In aggiunta, il suo gesto esprime la volontà.
Questo elemento di volontà illuminata dalla conoscenza, questo elemento di potere attivo (non inerte), è la caratteristica principale dell’Arcano V e del suo simbolo grafico: il Pentagramma. L’intero contesto fa pensare all’Iniziazione.
Le figure inginocchiate suggeriscono che il pentagramma – il Mago – trionfa sia sulle forze della luce che dell’oscurità, forzando queste ultime a servire scopi elevati. Egli sa della grande ignoranza provvisoria di questi elementi e, di conseguenza, della loro debolezza. Ciò gli consente di utilizzarli permanentemente, facilitando quindi la futura espiazione dei loro errori.
Ora si pongono le seguenti domande: Come farà l’uomo il cui astrosoma è vivificato dalla “mens” ad eseguire le funzioni del pentagramma? Come si dovrebbe creare questo pentagramma?
Una succinta enumerazione delle prove, alle quali è interessato chi è in cerca dell’Iniziazione, risponderà alla prima domanda. Alla seconda possiamo rispondere tracciando un piano generale dell’addestramento fisico, astrale e mentale del Mago. Lo vedremo presto. L’Iniziazione è fondamentalmente di due tipi: quella della magia bianca e quella della magia nera, in base a ciò di cui si necessita. Vale a dire, per la creazione di un essere umano:
- Aspirando al bene attraverso la dedizione al bene e disprezzando le comodità o senza dar peso ai fastidi;
- Godendo del male per attrazione verso il male, anche se reca danno; godendo delle menzogne per attrazione verso le menzogne, e dell’oscurità per attrazione verso l’oscurità.
Nei due tipi di iniziazione, i primi passi sono simili. Il neofita deve provare il suo 1 + 4, cioè dimostrare di non essere disturbato dai pericoli e dalle sorprese che giungono dagli elementi; dimostrare di non essere codardo sul piano fisico, di non perdere la testa. In questa fase si situa il tradizionale giudizio del fuoco che si deve superare coraggiosamente, senza paura di bruciarsi; il giudizio dell’acqua dove si deve nuotare senza essere intimiditi, anche se la corrente è violenta; il giudizio dell’aria dove si richiede di rimanere aggrappati senza paura di cadere nel vuoto; il giudizio della terra, dove le sue profondità devono essere penetrate senza paura di rimanere schiacciati dalle oscure volte sotterranee.
Le prove dalla seconda parte sono di nuovo simili in entrambi i tipi di Iniziazione. Sono le prove astrali che riguardano la paura, la passione e la consapevolezza. Il neofita è testato attraverso la paura sperimentata di fronte ai cliché astrali orribili ed anche aggressivi che gli si presentano. Allo stesso tempo la sensibilità del neofita viene temporaneamente e artificialmente incrementata.
La seconda ordalia – quella della passione – cerca di verificare se il neofita è in grado di controllare il suo desiderio sessuale, quando le condizioni sono le più favorevoli al loro soddisfacimento. Questa ordalia è generalmente suddivisa in due parti:
- Essere in grado di opporsi a una tentazione che si approssima;
- Saper rinunciare al vantaggio di una vittoria, ottenuta dominando l’indifferenza di una persona del sesso opposto.
La terza ordalia – quella della consapevolezza – consiste nel dimostrare la propria abilità nello svolgere un determinato lavoro, adempiere a una missione, mantenere un segreto o semplicemente non arrendersi nonostante le enormi tentazioni e la piena garanzia dell’impunità.
Sebbene queste prove siano uguali nella forma in entrambe le scuole – quelle di magia bianca e magia nera – non sono le stesse per scopi ed essenza. Il mago bianco non deve aver paura dei cliché più orribili perché dovrà attraversarne il mondo per raggiungere i Principi Luminosi; nemmeno il mago nero deve averne paura, perché dovrà rimanere per sempre in contatto con manifestazioni orribili e ripugnanti.
Il mago bianco dev’essere fermo nella sua castità per assicurarsi di non soccombere quando appaiono le tentazioni; il mago nero deve solo comprendere che l’autocontrollo, in certi momenti della vita, gli dà dei vantaggi su chi questo controllo non lo possiede. Il mago bianco deve sempre adempiere agli obblighi e ai doveri che ha accettato, per essere risolutamente al servizio del bene. Il mago nero deve solo capire che, essendosi addestrato con fermezza nell’esecuzione di un determinato piano, può causare molto più danno che agendo casualmente o quando sorge l’opportunità.
Talvolta i maghi neri passano attraverso prove addizionali di dedizione al male, che qui non saranno descritte.
Parliamo ora del pentagramma artificiale, la figura simbolica del grande Sigillo del Microcosmo.
La parola “microcosmo” significa letteralmente “mondo in miniatura”. È il nome dato all’essere in cui, secondo la Legge di Analogia, c’è la piena sintesi delle corrispondenze degli elementi che compongono il mondo esterno o “Macrocosmo”.
Il pentagramma è uno dei cosiddetti simboli magici già menzionati all’inizio del nostro corso.
Se, per esempio, prendiamo due serie di lettere corrispondenti dell’alfabeto, iniziando la prima serie con la lettera A e la seconda con la lettera M:
- A, B, C, D, …
- M, N, O, P, …
La M può ora servire come simbolo della A e viceversa; o la N come simbolo della B e viceversa.
Abbiamo già avuto l’opportunità di affermare che i simboli, sul piano mentale, hanno un potere. Quindi, l’azione su quel piano consiste nella creazione di idee, e l’analogia è un metodo inventivo potente, come lo sono l’induzione e la deduzione. Prendiamo ad esempio l’algebra, in cui la manipolazione dei simboli facilita grandemente la deduzione delle idee.
Per capire in modo chiaro l’influenza di un simbolo sulle entità astrali, dobbiamo prendere nota di quanto, in un modo o nell’altro, le nostre emozioni a volte cambiano sotto l’influenza dell’associazione a una certa manifestazione emotiva. Un’esclamazione, un’immagine o un oggetto associato all’emozione di una paura vissuta nel passato, può in se stessa provocare la paura. L’urlo minaccioso di una creatura debole e indifesa può spaventare il nemico, se questi ha già sentito un simile urlo da un’altra creatura forte e pericolosa.
Le emozioni appartengono nella loro totalità al mondo astrale, ed è per questo che i simboli impiegati dalle scuole di magia o di uso comune tra i membri di determinati egregori hanno acquisito un grande potere nel mondo astrale.
Coloro che conoscono l’importanza del simbolo della Croce nelle relazioni tra cristiani, non sarebbero certamente sorpresi di sapere che questo simbolo esercita un’influenza sugli elementali. Tuttavia, per gli elementali, l’associazione emotiva è differente: la Croce rappresenta per loro la composizione sintetica dell’uomo, la sua attività esteriore, ricordandogli che l’Uomo regna sugli elementi, e quindi anche su di loro.
Proprio come sulla Terra, nel corso del tempo, diverse organizzazioni hanno perso la loro popolarità, così nel mondo astrale i simboli, come anche le forme associate a certe emozioni, sono passate attraverso una lenta ma continua evoluzione. Sarebbe molto ingenuo pensare che tutti i simboli degli antichi egizi abbiano mantenuto sino ai nostri tempi la stessa forza magica e che invariabilmente possano provocare le stesse manifestazioni. Non hanno naturalmente perso tutto il loro potere, ma a meno che essi non siano completati e adattati, non avranno lo stesso effetto che avevano nell’antichità. La falange di Filippo il Macedone non sarebbe in grado di minacciare un battaglione degli odierni Marines, ma potrebbe disperdere efficacemente un gruppo di gente comune nelle strade, anche se armati solo di coltelli e mazze.
Vi sono simboli qualificati come semplici, cioè che non si possono normalmente scomporre. Per esempio, il punto, come simbolo dell’unità; il cerchio, come simbolo di qualcosa di completo o unificato, o anche il triangolo come simbolo del ternario di un certo tipo, ecc.
Al contrario, i simboli composti sono formati da più simboli semplici. Una sillaba è un simbolo semplice. Parecchie sillabe, pronunciate di seguito, costituiscono un simbolo composto.
Un simbolo grafico, composto di simboli semplici che formano un’armoniosa associazione di manifestazioni emotive, un’associazione collegata per analogia a un concetto sintetico metafisico – tale simbolo lo chiameremo PENTACOLO [8].
Nel simbolismo del suono, il pentacolo corrisponde a un insieme di sillabe unite in una parola o anche in un’intera frase.
Considerate il pentagramma come un esempio di pentacolo. È, naturalmente, una sintesi, perché esso può essere decostruito in 2 + 3 o 1 + 4.
Sul piano mentale – piano delle idee – al pentacolo corrisponde l’idea di Libero Arbitrio. Sul piano fisico, tra gli esseri dotati di questo privilegio, la manifestazione più rilevante è quella di essere umano. L’astrosoma dell’essere umano portatore del pentagramma e la sua “mens” esprimono, tipicamente, la volontà.
Abbiamo già avuto un altro buon esempio: quello dei tre pentacoli uniti in uno, ovvero la figura che rappresenta lo schema grafico del Grande Arcano. Il nome יהוה, come abbiamo scritto, deve anche essere considerato come un segno simboleggiante un processo ciclico dinamico.
Nel campo della manifestazione del suono, sia le formule semplici che quelle composte sono divise in due tipi: i mantra e i setra [9]. Le formule mantriche sono pensate per agire sull’astrosoma di un’entità diversa dall’operatore. Quindi, una formula destinata ad agire su un altro essere umano, su un elementale, ecc. sarà un MANTRA. Una formula che l’operatore userà per agire, ad esempio, sul suo proprio fegato, per migliorare le sue funzionalità, avrà lo stesso nome.
I setra, a differenza dei mantra, sono intesi per rafforzare l’intero astrosoma e regolare le funzioni dell’intero nodo gangliare dell’astrosoma stesso, allo scopo di facilitare il processo di trasmissione delle manifestazioni della Volontà, dal piano mentale a quello fisico. I setra, per usare un linguaggio comune, danno all’operatore la sicurezza di eseguire con successo un’operazione magica.
Torniamo ancora una volta al pentagramma. Rinvieremo all’Arcano VII la descrizione dei materiali che si dovrebbero utilizzare per fare un pentagramma artificiale da utilizzare durante le operazioni magiche, come pure la spiegazione dei segni e simboli complementari che a volte vi sono inseriti.
Vogliamo ora portare l’attenzione su un fatto molto importante che dà la preminenza al pentagramma rispetto agli altri pentacoli. È necessario enfatizzare che le entità astrali posseggono solo il corpo astrale e, quindi, conoscono solo gli astrosomi e non le manifestazioni fisiche degli esseri e degli oggetti con cui vengono in contatto. Un’entità astrale può relazionarsi con il mondo fisico solo temporaneamente e con l’aiuto di fluidi medianici, cioè attraverso l’appropriazione temporanea della forza vitale dei principi materiali sottili dei medium. Lo stesso risultato può essere conseguito con l’aiuto di qualche materiale organico o di composti di organismi che vivono sul piano fisico, come la linfa delle piante, la saliva, il sangue, lo sperma, il latte, il sudore, ecc. Il certi casi, il prestito avviene attraverso l’evaporazione di acqua o bruciando prodotti organici, come resina, erbe essiccate, ecc.
Nel caso di prestito medianico dei fluidi, l’entità astrale fabbrica per sé organi fisici temporanei e durante questo periodo è in grado di vedere, ascoltare, odorare, ecc. Senza l’aiuto dei principi medianici un’entità astrale non può vedere, ad esempio, un tavolo; nondimeno, percepisce l’astrosoma del tavolo, cioè il suo principio formale, che forma l’apparenza fisica del tavolo; non può sentire le parole pronunciate, ma realizza il principio formale che edifica la frase, ecc. Possiamo affermare che questa entità:
- È consapevole della quantità di energia devoluta nel dare una forma al tavolo, o che sono state pronunciate determinate parole.
- Registra tutte le trasformazioni energetiche suscitate durante questi processi, il loro ordine e il loro esatto schema.
Questi sono i principi della cosiddetta vista astrale che, ad essere precisi, si dovrebbe chiamare ricettività astrale.
Cerchiamo ora di immaginare un’entità astrale che vede con la sua pura vista astrale un essere umano. Questa entità percepirà solamente un certo schema di sorgenti energetiche. La magia dice che questo schema è molto simile allo schema delle manifestazioni energetiche emanato da un pentagramma fatto di sette metalli, e quest’ultimo differisce di poco dallo schema di manifestazioni emanato da un pentagramma fatto di oro puro. Alcuni autori consigliano l’uso di un pentagramma reso luminoso grazie all’ausilio di un’attrezzatura elettrica.
Dopo tutte queste considerazioni, si giunge alla conclusione che il pentagramma ha il potere di evocare non solo l’idea di libero arbitrio, ma anche di creare l’illusione della presenza di un essere umano attivo. Oltre ad essere un simbolo, il pentagramma può anche servire come spaventapasseri.
Più l’uomo è attivo, più la sua volontà è ferma e determinata, e più lo schema delle sue manifestazioni energetiche rassomiglierà a un pentagramma, consacrato ritualmente da un mago, cioè propriamente magnetizzato dai suoi fluidi.
Tendendo in considerazione tutto ciò che è stato esposto, ci prendiamo la libertà di chiamare pentagrammi tutte le entità che appartengono alle nostre categorie di 3 + 2 e 2 + 3.
Per cui, quando parliamo, ad esempio, di una sfida astrale tra due uomini, o tra un uomo e un elementale o anche un egregoro, la chiameremo sfida tra due pentagrammi. Sarebbe appropriato menzionare qui i vantaggi che conseguono alla vittoria di una o dell’altra parte.
Se due entità si sfidano nell’astrale, è necessario considerare la forza astrale, cioè la somma dell’attività e della ricettività di ciascuno. Se le due forze si equivalgono, la parte che ha un forte punto di supporto con il terzo piano – quello fisico – sarà favorita. Quindi, un mago il cui potere astrale è uguale a quello di un elementale, sarà indubbiamente vittorioso, perché possiede un corpo fisico. Se, in quel momento, il mago muore, perderà il suo vantaggio e le forze rimarranno alla pari.
Uno Spirito Planetario, trovandosi lontano dal suo pianeta, può essere sconfitto. Tuttavia, ciò non è possibile quando l’astrosoma ha il supporto del corpo fisico del pianeta. L’influenza dello Spirito di Saturno o dello Spirito di Giove sulla Terra può essere superata da una cerimonia terrena, ma nessuna cerimonia magica sulla superficie terrestre può dominare lo Spirito della Terra.
Un mago nel suo corpo fisico, cioè quando il suo astrosoma è supportato dal corpo, è più potente di quando esce in astrale, quando l’astrosoma mantiene solo un debole collegamento con il corpo. Se la forza astrale di due maghi incarnati si equivale, la vittoria sarà di chi ha il sistema nervoso più forte. Se ancora a quel punto si equivalgono, vince quello che ha più forza vitale nel sangue. Se ancora vi è eguaglianza, sarà vittorioso colui che ha gli organi fisici nelle condizioni migliori.
Tutto ciò che abbiamo detto spiega l’uso frequente del pentagramma nel simbolismo magico e l’importanza che i maghi danno a questo simbolo.
[1] Questo riferimento al ciclo dinamico del nome sacro IOD-HE-VAU-HE è lo stesso che si ritrova nelle opere di Papus. In sintesi, la lettera IOD rappresenta il principio dell’essere, la prima HE il conoscersi di questo principio attraverso l’opposizione, la VAU il legame che unisce gli antagonismi e la seconda HE rappresenta il completamento dell’essere, la transizione dal noumeno al fenomeno, nonché l’inizio di un nuovo ciclo su un piano inferiore dove la seconda HE diviene appunto lo YOD del ciclo successivo.
[2] Sebbene il termine Nirvāṇa sia presente nelle dottrine induiste con il significato generale di liberazione (mokṣa) dalle sofferenze dell’esistenza, nel senso specifico di Grande Nirvana (Mahāparinirvāṇa) lo troviamo solo nel buddhismo, nell’accezione di Nirvāṇa dopo la morte. Quando un Buddha muore, gli aggregati fisici e mentali dell’essere non si ricostituiscono in una nuova esistenza e il principio ritorna nel regno del Sé eterno.
[3] Johannes Trithemius (1462-1516), nato Johann Heidenberg, fu un eclettico abate benedettino tedesco. È considerato il padre fondatore della moderna crittografia e della steganografia (l’arte di celare un messaggio dentro un altro messaggio o un oggetto fisico); i suoi interessi includevano inoltre la storiografia, la lessicografia e l’occultismo. Tra i suoi allievi si annoverano Heinrich Cornelius Agrippa e Paracelso.
[5] L’interpretazione del numero come simbolo.
[6] Spiriti guida.
[7] Come già spiegato altrove, questa inversione dell’orientamento destra-sinistra nella carta rispetto alla descrizione dipende dal punto di vista microcosmico o macrocosmico da cui ci si pone.
[8] Nell’originale G.O.M. utilizza il termine portoghese PENTACULO. Nella letteratura magico-esoterica il pentacolo (o pentaclo) è un simbolo utilizzato per pratiche evocatorie, oppure un talismano a scopo protettivo realizzato in pergamena, metallo o altro; anche il sigillo di Salomone, se pure a sei punte, è considerato un pentacolo. G.O.M. impiega il termine come sinonimo di pentagramma, ed egli lo denota come qualunque tipo di stella con qualunque numero di punte. Ma nella scuola dei pitagorici, ad esempio, il pentagramma è solo è il pentagono stellato.
[9] La definizione generale del termine mantra nell’induismo è quella di forma sonora di una divinità, l’essenza che ne precede la designazione; nelle diverse scuole induiste e nel buddhismo tantrico può essere inteso come formula mistica, espressa attraverso suoni che non hanno un significato grammaticale ma che generano una certa vibrazione spirituale, oppure come formula magica. Etimologicamente ha il significato di “strumento del pensiero”. Il termine setra (in altri contesti è citato come setram, al plurale) a cui G.O.M. fa riferimento è forse kṣetra, che può essere un luogo sacro dove può essere conseguita la liberazione, un tempio, oppure un sinonimo del corpo umano; in alternativa, così come è scritto da G.O.M., significa legame, vincolo, catena. In entrambi i casi il termine non può essere associato a una manifestazione sonora. A meno che egli non intenda sutra, un testo aforistico, oppure nell’accezione buddhista la letteratura canonica che raccoglie i discorsi del Buddha.
Rispondi