L’Imperatore rappresenta il Quaternario, lo schema generale della creazione come processo dinamico

Estratti dall’opera: Tarot Majors – London 2020. Trad. dall’inglese, adattamento e note di Daniele Duretto

Sul Grande Arcano della Magia

L’operazione magica è una qualunque applicazione della Volontà Umana (singola o collettiva) alla soluzione di un compito, la cui realizzazione dipende dall’attività delle Entità individualizzate che operano su due o tre piani.

Esempi di alcuni compiti:

  1. Autosuggestione su qualcosa di nettamente determinato. In questo caso, il processo agisce sul mago (un essere che vive sui tre piani) o su una parte delle sue cellule.
  2. Qualunque suggestione su un altro essere umano: l’influenza è di nuovo esercitata su tutti e tre i piani.
  3. Accelerazione o decelerazione di un qualunque processo sugli elementi: l’influenza agisce sugli elementali; quindi, ancora sui tre piani.
  4. Evocazione di un elementale (essere bipolare) che, con l’aiuto di un prestito medianico, può manifestarsi sul terzo piano.
  5. Ricerca o attrazione di un cliché astrale [1] (l’influenza comprende due piani) o esteriorizzazione dell’elementale da parte dello stesso mago, ovvero l’influenza sul suo proprio elementare, che può anche essere considerata come azione su due piani, ecc.

Se l’operazione magica è diretta verso entità a tre piani, la sua efficacia dipenderà dalla preponderanza delle capacità dell’operatore su quelle dell’entità verso cui è diretta l’operazione.

Se l’operazione agisce su entità a due piani, come egregori, larve, ecc. allora, anche se le forze di entrambi i lati si equivalgono, il risultato desiderato può essere conseguito in modo semplice, perché l’operatore ha il rinforzo del terzo piano – quello fisico.

In questo caso diciamo che, per portare a termine l’operazione, l’operatore ha fatto ricorso al piano fisico. Il punto di supporto fisico può essere il corpo dell’operatore, il corpo di altri esseri o di oggetti materiali esterni.

Dalla nostra definizione di operazione magica possiamo concludere che essa dev’essere composta, obbligatoriamente, da tre elementi:

  1. Mentale, cioè l’idea dell’operazione, supportata da un atto della volontà.
  2. Astrale, che è la forma, cioè la struttura interna dell’operazione.
  3. Fisico, costituito dai sopracitati punti di supporto all’operazione, ovvero i simboli utilizzati, le risorse del corpo fisico dell’operatore, il corpo delle entità dei tre piani che contribuiscono all’operazione, ecc.

In base a quello che abbiamo appreso circa l’unità della sostanza fondamentale, tutti gli elementi degli aspetti fisici, astrali e mentali dell’operazione magica devono essere considerati come manifestazioni individuali, cioè come facenti parte, rispettivamente, di un singolo elemento mentale (l’assioma metafisico), di un singolo elemento astrale (il vortice universale), o di un singolo elemento fisico (il punto di supporto sul piano fisico). In aggiunta, il principio mentale deve dare nascita alla forma astrale, e questa, attraverso la sua condensazione, determinerà inevitabilmente la manifestazione fisica.

Questa azione, nella sua totalità, cioè l’assioma metafisico, il vortice astrale e la manifestazione fisica, costituisce il Grande Arcano della Magia. Il Grande Arcano, essendo la chiave del grande potere umano, non è mai rivelato dall’istruttore al suo discepolo, per le ragioni seguenti:

  1. Se il discepolo non consegue da sé il Grande Arcano nella sua completezza, è perché il suo sviluppo su uno dei piani è incompleto. Non si può quindi garantire che la rivelazione dell’Arcano non vada a costituire un pericolo per lo stesso Iniziatore.
  2. l carattere del Grande Arcano è soggettivo nella sua comprensione e applicazione. Come impareremo in seguito, le Monadi spirituali degli esseri umani hanno già delle specifiche caratteristiche qualitative come cellule dell’Uomo Collettivo Universale. Possiamo dire che hanno differenti sfumature e coloriture. Anche gli astrosomi [2] sono diversi e soggetti a influssi planetari diversificati. Anche i corpi non sono uguali. Quindi, una trasmissione schematica del Grande Arcano, anche se sostenuta dall’istruttore, non esimerà il discepolo dal lavoro strenuo e prolungato di adattare lo schema dato dall’istruttore alle sue particolarità individuali e alle sue condizioni esistenziali sui tre piani. Di conseguenza, quello che diremo sul Grande Arcano sarà soltanto uno sviluppo della loro definizione.
Figura 1 – Il triangolo ascendente

Il Grande Arcano, come tutte le operazioni magiche, dev’essere definito nella sua composizione dalla parte mentale. L’operatore dovrebbe avere la comprensione e la capacità di determinare l’intera operazione. In altri termini, dovrebbe essere perfettamente familiare con il carattere di ciascuna entità, conoscere la sua origine, conoscere “mentalmente” i suoi genitori, cioè comprendere il “matrimonio” di ciascun י (Yod) con ciascuna ה (He) sul piano mentale.

La chiave di questa conoscenza è celata nella Grande Legge del Ternario. La Legge è simboleggiata dal triangolo ascendente (fig. 1) che costituisce la parte superiore dello schema che allude all’edificazione del Grande Arcano della Magia.

Figura 2 – Il matrimonio astrale

La parte mentale dell’Arcano, cioè il “matrimonio” dello specifico י (Yod) e della ה (He), darà origine alla sua parte astrale – il mistero del vortice essenziale, la ו (Vau), il “figlio” del “matrimonio”. Come abbiamo già spiegato nell’Arcano II, questo vortice è bipolare. In aggiunta, esso determina il passaggio dal mentale al fisico e viceversa. In esso giace il mistero generale dell’involuzione e dell’evoluzione. È illustrato graficamente nella fig. 2, e il numero che gli corrisponde è 2, mentre il suo numero metafisico è il 3.

Il vortice astrale di tipo generale, quando è condensato, dovrebbe condurre senza scosse alla sfera degli elementi, ovvero al mondo fisico, connesso misteriosamente con la conoscenza dell’Arcano IV.

Fig. 3 – Il quaternario

La realizzazione del potere sugli elementi corrisponde alla seconda ה (He) del processo dinamico del Grande Arcano della Magia. Sul piano fisico esso è rappresentato dal Fante, l’attività fisica della nostra famiglia י ה ו ה (Yod-He-Vau-He). In questa sezione, sintetizzata e simboleggiata dalla fig. 3, abbiamo il dominio sugli elementi (la croce a bracci uguali, con il mistero della sua rotazione entro il cerchio ermetico) e il risultato dell’applicazione di questo dominio – una delle facce della pietra cubica, il quadrato. A questa figura corrisponde il numero 4.

Lo schema generale del Grande Arcano è presentato dall’insieme dei tre simboli visti verticalmente.

Ripetiamo: In cima vi è il Ternario Metafisico del Grande Arcano. La parte mediana è il binario della “Rota” astrale (il vortice). La parte inferiore è il quaternario della “Route” elementale, o il mistero del compimento, il mistero del punto di supporto. Il conseguimento della parte più elevata dipende dal grado dell’incarnazione, nell’essere umano, della sua Monade Spirituale, che ha sempre avuto la conoscenza del matrimonio mistico יה (Yod-He).

Per la realizzazione della parte intermedia, l’uomo deve creare in se stesso, astralmente, l’androgino ו (Vau).

Per adempiere alla terza parte, quella fisica, è necessario, oltre alla creazione dell’androgino astrale, sapere quale strumento servirà come punto di supporto fisico dell’operazione e conoscere il passaggio da questo punto al vortice astrale. Per trovare questo strumento ci può aiutare un metodo puramente logico. Proviamo mentalmente a far scomparire parte dell’universo, associando a ciò che rimane gli attributi qualitativi della totalità. Applichiamo a questo nuovo universo, a questo nuovo macrocosmo, il Grande Arcano. Vedremo che lo strumento di questa applicazione non cambierà. Continuando quindi a diminuire l’Universo, lo contraiamo sino a limitarlo all’operatore stesso. Questi è una replica del mondo – il microcosmo – e anche a lui possiamo applicare il Grande Arcano. Ora, l’unico strumento che l’operatore può utilizzare per agire sul suo microcosmo è il corpo fisico. Questo sarà, quindi, il grande “Athanor” dell’Arcano della Magia.

Conoscere l’operazione non è comunque sufficiente. È come essere al piano terreno di un edificio. Un esempio chiarificatore è dato dalla storia di Edipo Re. Sulla sua via trova la Sfinge, che gli chiede qual è quell’animale che al mattino cammina a quattro zampe, di giorno con due e la notte con tre. L’enigma simboleggia il regista del Grande Arcano. Esaminiamo il soggetto:

La Sfinge è la sintesi dei quattro animali sacri. Ha il volto umano, le zanne e le fauci del leone, le ali dell’aquila e i fianchi del toro. Queste creature, attraverso i loro attributi, condizionano l’accesso al mondo astrale attraverso i quattro elementi che rappresentano. La Sfinge è l’astrale. È il vigile osservatore della piramide. La base della piramide è formata dal quadrato degli elementi; tuttavia, i suoi lati triangolari, delimitati dagli spigoli, simboleggiano i triangoli mentali, i processi evolutivi che al loro apice confluiscono nell’unità. Il piano mentale è protetto, sorvegliato dall’astrale.

Quale fu la risposta di Edipo? Egli rispose che l’animale è l’essere umano, che da infante cammina a quattro zampe, nella giovinezza e in età adulta con i due piedi, a cui in tarda età ne aggiunge un terzo – il bastone che lo sorregge. Edipo indovinò solo la parte fisica dell’enigma, in tal modo acquisendo potere solo sul corpo della Sfinge, che in seguito distrusse, proclamandosene conquistatore.

Il futuro stabilì che egli non risolse il binario astrale dell’Arcano. Il lato negativo polarizzato dal turbine lo trascinò negli orrori del parricidio e dell’incesto. Il solo dominio sul piano fisico non fu sufficiente per prevenire ciò che accadde. L’iniziazione del piano astrale gli fu data attraverso la sofferenza, e sul piano mentale conseguì la pace attraverso il mistero dell’Amore Universale, l’abnegazione e la dedizione della figlia Antigone. È significativo che l’Iniziazione astrale, così come quella mentale, si raggiunga in tarda età.

Ritornando alla rappresentazione grafica del Grande Arcano, è consueto completarla con tre parole:

La prima parola – Azoth – è composta dal primo ideogramma dei tre alfabeti: l’ebraico (Alef), il greco (Alfa) e il latino (A), che si assomigliano l’un l’altro foneticamente, e dalle ultime lettere degli stessi alfabeti, ossia: Z (dal latino), Omega (dal greco) e Tau (dall’ebraico). Questa parola simboleggia la Sintesi Universale ed è il motto della Scuola Alchemica.

La seconda parola – Tarot – è il nome del mazzo marsigliese, composto da 78 Arcani, ed è equivalente alle parole Rota, Tora (o Torah), Otar, Arot (o Aroth). Essa rappresenta la tradizione che, a causa di un fraintendimento, fu detta “orientale”.

La quarta parola – INRI – sul piano mentale è letta: “Iesus Nazarenus Rex Iudeorum”, l’iscrizione latina sulla croce del Salvatore. Sul piano astrale è letta: “Igne Natura Renovatur Integra” (Tutta la Natura è rinnovata dal fuoco). Qui, il termine “fuoco” è inteso secondo le spiegazioni fornite con questo Arcano. La parola INRI fu il motto della Scuola Rosacruciana.

La presenza simultanea di queste parole nella rappresentazione grafica del Grande Arcano – il nome divino י ה ו ה, che è la chiave della Cabala ebraica – indica che sia i cabalisti (י ה ו ה) che gli alchimisti (Azoth), come pure la tradizione degli zigani (Tarot) e l’illuminazione cristiana (INRI), cercano lo stesso conseguimento, hanno la stessa aspirazione, un unico obiettivo. Tutte queste vie sono incluse nel Grande Arcano.

Note sul quarto Arcano

Papus (Gérard Encausse), Martinista francese, autore del Tarocco dei Bohemiens, è citato come fonte primaria sia da GOM che da VT ed ha anche dato istruzioni sulla progressione ciclica di י ה ו ה:

India ed Egitto sono ancora disseminati di resti inestimabili che rivelano agli archeologi l’esistenza di questa antica scienza.

Siamo ora in grado di affermare che il carattere di questo insegnamento era la sintesi, che condensa in poche e semplici leggi l’insieme della conoscenza acquisita.

L’intero Tarocco è basato sulla parola ROTA, organizzata come una ruota.

INRI! È la parola che indica l’Unità delle vostre origini, Massoni e Cattolici!

Igne Natura Renovatur Integra – Iesus Nazarenus Rex Iudeorum sono i poli opposti, scientifici e religiosi, fisici e metafisici, della stessa dottrina.

י ה ו ה è la parola che indica a entrambi voi, Massoni e Cabalisti, l’Unità della vostra origine. TAROT, THORA, ROTA sono le parole che indicano a voi tutti, orientali e occidentali, l’unità dei vostri bisogni e delle vostre aspirazioni nell’eterno ם ד א ו הה (Adamo-Eva), la sorgente di tutta la nostra conoscenza e dei nostri credi.

Onore, dunque, al Nomade Zigano.

Nel capitolo 2 Papus spiega ancora:

  • La seconda He è descritta come la “sintesi della Parola Sacra”.
  • Lo י (Yod): Il principio attivo preminente; l’Ego = 10.
  • La ה (He): Il principio passivo preminente; il Non-Ego = 5.
  • La ו (Vau): La lettera mediana, il collegamento che unisce l’attivo al passivo. L’affinità tra l’Ego e il Non-Ego.

Queste tre lettere esprimono la legge Trinitaria dell’Assoluto.

La seconda ה(He): La seconda ה(He) segna il passaggio da un mondo all’altro. La Transizione … è un mezzo per ascendere da una dimensione a un’altra.

Da quanto detto sopra vediamo quanto GOM sia vicino a Papus su certe chiavi fondamentali degli Arcani.

In VT, l’Imperatore si presenta come l’Arcano dell’Autorità. Come quarta carta possiamo vedere in essa il completamento del quaternario e – come dettaglia GOM nei suoi insegnamenti – la He finale del nome divino, il “mezzo per l’ascesa”, e il punto di partenza potenziale di un secondo ciclo (come Yod). Come spiega l’autore:

Essere qualcosa, conoscere qualcosa e essere in grado di fare qualcosa è ciò che dota una persona di autorità.

È naturale vedere nell’immagine dell’Imperatore una rappresentazione simbolica dei maghi come GOM, e in effetti è stato detto che chiunque è dotato delle caratteristiche citate in precedenza ha autorità sufficiente per fondare una “scuola”, mentre chi è in possesso di un’autorità ancora più elevata è in gradi di “dettare legge”. La fonte e la legittimità di una tale autorità deriva esclusivamente dal nome divino del Tetragrammaton – IHVH.

L’autorità è la completa manifestazione del nome divino.

Il diritto al comando dell’Imperatore è rappresentato dal suo scettro. La sua posizione eretta indica che egli ha la funzione di sentinella e che ha rinunciato a qualunque missione personale allo scopo di servire come guardiano del trono del potere, della legge e ordine, della stessa libertà. È anche in questa lettera che VT esplora il concetto cabalistico di tzimtzum – il “ritrarsi di Dio” – analogo all’idea cristiana della creatio ex nihilo. Sembra probabile che parte di questi contenuti fosse ispirata dal circolo cabalistico interno di GOM. Per quanto riguarda il messaggio dell’Imperatore – il cui spettro sembra per VT infestare l’Europa – esso si deve considerare come un fatto occulto, un’agenda spirituale, che non può essere confuso con riferimenti a Napoleone o a chiunque aspiri al ruolo di superuomo [3].


[1] Per approfondimenti sui cliché astrali, vedi La Papessa (G. O. Mebes).

[2] Si intendono i corpi astrali.

[3] Il riferimento è all’analisi politica di VT sul ruolo di Napoleone e di Hitler.

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