Estratti dall’opera: Meditation on the Tarot: A Journey Into Christian Hermeticism, London 1982 – Trad. dall’inglese, adattamento e note di Daniele Duretto

Lettera III

Ecce ancilla Domini; mi hi fiat secundum verbum tuum [1].

Luca 1:38

Caro Amico Sconosciuto,

Il terzo Arcano, l’Imperatrice, è quello della magia sacra. Ora, ci sono tre tipi di magia: la magia dove il mago è lo strumento del potere divino – questa è la magia sacra; la magia dove lo stesso mago è la sorgente dell’operazione magica – questa è la magia personale; per ultima, la magia dove il mago è lo strumento delle forze elementali o di altre forze inconsce – questa è stregoneria. L’insegnamento del terzo Arcano – considerato il contesto della Carta e la sua posizione tra il secondo e il quarto Arcano – si riferisce alla magia sacra o divina.

Tutta la magia, inclusa la stregoneria, è la messa in pratica da queste parole: il sottile governa il denso – la forza, la materia; la coscienza, la forza; e il super conscio o divino, la coscienza. Sono questi i domini che l’Imperatrice simboleggia. La sua corona, lo scettro e lo scudo (lo stemma) sono i tre strumenti per l’esercizio di questo potere. La testa coronata indica il potere del divino sulla coscienza; il braccio destro (come visto da chi osserva la Carta), che porta uno scettro sormontato da una croce incastonata in un globo dorato, rappresenta il potere della coscienza sulla forza; e il braccio sinistro, che tiene uno scudo con un’aquila, sta a significare il potere dell’energia sulla materia o del volatile sul grossolano.

La corona è l’autorizzazione divina alla magia. Solo la magia incoronata dall’alto non è

usurpata. La corona la rende legittima. Lo scettro è il potere magico. È grazie allo scettro che essa non è impotente. Lo scudo con l’aquila mostra lo scopo del potere magico; è il suo emblema e il suo motto, che recita: “Liberarsi per ascendere”. E il saldo trono su cui è seduta l’Imperatrice simboleggia il luogo inconfutabile e inalienabile che appartiene alla magia nella vita naturale, psichica e spirituale – grazie alla corona o autorizzazione divina, allo scettro o realtà del suo potere, e allo scudo o ciò che ha come obiettivo. Questo è il ruolo della magia nel mondo.

Consideriamo ora con più accuratezza la corona, lo scettro, lo scudo o blasone e il trono dell’Imperatrice dal punto di vista della legittimazione divina, del potere, degli obiettivi e del ruolo della magia.

Prima di tutto la corona dell’Imperatrice differisce dalla tiara della Papessa del secondo Arcano in quanto ha due livelli invece di tre. La dignità o funzione del suo significato o conferimento è condotta su due piani. La Gnosi ha una tiara perché ha il compito di portare la rivelazione sui tre piani sino al “libro” o tradizione. La magia è incoronata perché il suo compito è sublimare la Natura, come indicato dallo scudo o blasone con l’aquila in volo che l’Imperatrice possiede in luogo del libro della Papessa.

Joséphin Péladan [2] ha definito la magia come l’”arte della sublimazione dell’uomo”; nessun’altra definizione è superiore a questa. Questo è esattamente l’emblema – o fine – della magia, comprendere attraverso la “sublimazione dell’uomo” la natura umana. Péladan ha avuto una comprensione estremamente profonda dell’emblema della magia: lo scudo con l’aquila in volo. Tutte le sue opere lo testimoniano. Nel complesso esse descrivono un’ascesa eccelsa; si prefiggono, sia nel loro insieme che considerate separatamente, l’ideale della sublimazione della natura umana. Perché Péladan possedeva il blasone della magia: l’aquila in volo, è così. Non è per avere davanti agli occhi l’emblema della magia che si è invitati «a gettare al vento le aquile dei propri desideri», perché la felicità «si è elevata al livello di un ideale, liberata dagli aspetti negativi di sé e di cose… è l’unico trionfo di questo mondo”? [3] È questo stesso emblema – lo scudo con l’aquila – che Papus ha in mente, in realtà, quando definisce la magia come:

L’applicazione della volontà umana rafforzata  per accelerare l’evoluzione delle forze viventi della Natura [4].

Egli precede questa definizione con un’altra:

La  Magia è la scienza dell’Amore [5].

perché essa è proprio “l’evoluzione accelerata delle forze viventi della Natura” rappresentata dall’aquila dello scudo dell’Imperatrice;  “la scienza dell’AMORE” è lo scettro dell’Imperatrice, che rappresenta i mezzi attraverso cui conseguire gli scopi della magia.

Ora, se lo scudo significa il “cosa” e lo scettro il “come” della magia, la corona rappresenta qui il “con quale diritto?”.

Anche se la magia è scomparsa dai codici penali dei nostri tempi, la questione della sua legittimità ancora persiste a livello morale, teologico e anche medico. Oggi ci si chiede, proprio come in passato, se sia moralmente legittimo aspirare – senza parlare dell’esercitarsi – all’eccezionale potere conferitoci dal dominio sui nostri simili; ci si chiede se una tale aspirazione non sia dovuta, in ultima analisi, alla vanagloria, e se essa sia compatibile con il ruolo che tutti i cristiani sinceri e credenti riservano alla grazia divina, sia essa immediata o agente attraverso l’intermediazione degli Angeli custodi e dei santi. Ci si chiede, infine, se tale aspirazione non sia malsana e contraria alla natura umana, alla religione e alla metafisica, dati i limiti a cui si può giungere impunemente dirigendosi verso l’Invisibile.

Tutti questi dubbi e obiezioni sono ben fondati. Non si tratta pertanto di rifiutarli, ma di sapere se esiste una magia libera da questi dubbi e obiezioni o, in altri termini, se esiste una magia legittima da un punto di vista morale, religioso e medico.

Come punto di partenza, citeremo queste parole dal Nuovo Testamento:

Ora avvenne che Pietro, andando qua e là da tutti, venne anche ai santi che abitavano in Lidda [6]. E quivi trovò un uomo, chiamato Enea, che già da otto anni giaceva in un lettuccio, essendo paralitico. E Pietro gli disse: Enea, Gesù Cristo ti sana, levati e rifatti il letto. Ed egli subito si levò. (Atti 9:32-34)

Qui c’è un atto di guarigione spirituale sulla cui legittimità non vi è alcun dubbio: da un punto di vista morale, è un atto di pura carità; da un punto di vista religioso, la guarigione avviene non nel nome di Pietro ma nel nome di Gesù Cristo; da un punto di vista medico il guaritore ha elargito la cura perfetta, senza pregiudicare la salute fisica o psichica. Ciò che stabilisce l’incontestabile legittimità della guarigione di Enea è, in primo luogo, la finalità dell’azione di Pietro: restituire la mobilità alla persona che era incapace di muoversi; in secondo luogo, sono i mezzi attraverso i quali si è compiuta la guarigione: la parola fondata sull’essenza di Gesù Cristo; per ultimo, la sorgente dell’atto: “Gesù Cristo ti sana!”

Questi sono i tre elementi della magia sacra che la rendono legittima e in cui è facile riconoscere le tre insegne dell’Imperatrice – la corona, lo scettro e l’emblema. Perché a mettere in moto l’immoto è l’azione liberatrice rappresentata dall’aquila sullo scudo; realizzare la guarigione esclusivamente attraverso la parola è far interagire lo scettro sormontato dalla croce; portarlo a termine nel nome di Gesù Cristo è avere la testa incoronata dal divino.

Si potrebbe obiettare che la guarigione di Enea non ha nulla a che fare con la magia. È un miracolo, ovvero l’azione di Dio, l’uomo qui non c’entra.

Questo vuol dire che l’apostolo Pietro era quindi lì per nulla? Se fosse vero, perché sarebbe andato da Enea? Perché l’azione divina di guarigione non è stata compiuta direttamente, senza Pietro come intermediario?

No, Pietro era lì per qualcosa. La sua presenza e la sua voce erano necessarie a che la guarigione avesse luogo. Perché?

Il problema merita una profonda meditazione, perché racchiude il mistero centrale della religione cristiana, quello dell’Incarnazione. In effetti perché il Logos, il Figlio del Padre, deve incarnarsi e divenire Dio-Uomo per compiere l’opera suprema della magia divina – l’opera della Redenzione?

Per umiliare se stesso? Ma, essendo Dio, è egli stesso umiltà. Per partecipare al destino umano: nascita, vita e morte? Ma Dio che è amore partecipato, partecipa, e sempre parteciperà al destino umano – egli congela con tutti quelli che hanno freddo, soffre con chi sta soffrendo e subisce l’agonia assieme a coloro che muoiono – Sappiate che nei monasteri del vicino oriente, al tempo in cui i cuori ancora battevano alle fondamenta della Presenza divina, la pronuncia di queste parole era appresa come una cura miracolosa per tutte le afflizioni e per ogni sofferenza: “Gloria alla tua interminabile sofferenza, o Signore!”

No, l’opera della Redenzione, essendo quella dell’amore, richiede l’unione perfetta nell’amore di due volontà, libere e distinte – la volontà divina e quella umana. Il mistero del Dio-Uomo è la chiave della magia divina, è la condizione fondamentale per l’opera della Redenzione, che è un’operazione di magia divina paragonabile solo a quella della creazione del mondo.

Quindi i miracoli richiedono l’unione di due volontà! Essi non sono la manifestazione di una volontà onnipotente che decreta, ma sono dovuti a un nuovo potere che nasce ogni volta che c’è unità tra volontà divina e umana. Pietro era certamente là per qualche motivo alla guarigione di Enea a Lidda. La volontà divina necessitava della sua volontà per dare nascita al potere che ha alzato Enea dal suo letto. Una tale azione, dove c’è un accordo simultaneo tra volontà divina e umana, è esattamente quello che intendiamo per “magia sacra” o “magia divina”.

Si dovrebbe parlare di “magia” in caso di miracolo”? Si, perché c’è un magus e la partecipazione della sua volontà è essenziale per la realizzazione del miracolo. Pietro va da Enea ed è lui a profferire le parole che realizzano il miracolo. La partecipazione di Pietro è indiscutibile – egli era là come mago umano. Di conseguenza, l’uso del termine “magia” è giustificato, perlomeno se si comprende la “magia” come potere dell’invisibile e dello spirituale sul visibile e sul materiale.

Ma questa non era “magia personale”; piuttosto è alla “magia divina” che è dovuta la guarigione di Enea. Pietro non avrebbe potuto nulla se la sua volontà non fosse stata unificata a quella divina. Egli ne era pienamente consapevole, ed è questo il motivo per cui dice ad Enea: “Gesù Cristo ti sana”. È come dire: “Gesù Cristo vuole davvero guarirti. Gesù Cristo mi ha mandato a te perché io possa fare quello che mi ha detto. Per quanto mi riguarda, sono doppiamente felice di essere in grado nello stesso tempo di servire il mio Maestro e di guarirti, mio caro fratello Enea.”

Qui sta il significato della corona a due strati che indossa l’Imperatrice. Ella dev’essere in grado di essere “doppiamente felice” di servire ciò che sta sopra e ciò che sta sotto. Perché la corona, proprio come la tiara, rappresenta il potere del servizio. È il servizio reso a ciò che è sopra e quello reso a ciò che è sotto che dà legittimità alla magia sacra.

Il mago della magia sacra gioca il ruolo di ultimo collegamento nella catena magica che discende dall’alto, al fine di servire come punto contatto e punto di concentrazione terrestri per le operazioni ideate, volute e messe in opera dall’alto. Di fatto, quando si è l’ultimo anello della catena, si indossa la corona della magia legittima. E, diciamolo ancora una volta, tutta la magia che non è incoronata in questo modo è di conseguenza illegittima.

L’esercizio legittimo della magia sacra è quindi riservato al solo sacerdozio?

Per rispondere, replicherò con un’altra domanda: l’amore di Dio e quello verso il prossimo è riservato al solo sacerdozio? La magia sacra è il potere dell’amore, nata dall’unione nell’amore della volontà umana e divina. Ora, il signor Philippe de Lyon [7] non era né prete né medico, ma ha guarito i malati attraverso il potere spirituale che egli diceva non essere suo ma “dell’Amico che sta in alto”.

La classe sacerdotale include numerosi taumaturghi – San Gregorio [8], San Nicola [9] e San Patrizio [10] – il che basta a convincerci del fatto che la magia sacra fa davvero parte delle opere del sacerdozio. Come potrebbe essere altrimenti, visto che l’amministrazione dei sacramenti – operazione universale di magia sacra – costituisce la principale responsabilità del clero e che le operazioni individuali “decise dall’alto” sono affidate soprattutto a coloro che vivono nell’atmosfera dei sacramenti universali? Non è naturale che chi partecipa quotidianamente al mistero della transustanziazione sia chiamato per primo alla magia sacra?

La vita e il lavoro del santo prete di Ars [11] non lasciano dubbi sull’affermatività della risposta. Ci mostrano la grandezza e lo splendore della magia sacra individuale – in aggiunta ai sacramenti universali – in grado di manifestarsi nella vita e nell’opera di una semplice persona di campagna.

Ma, d’altro canto, la vita e le opere di Philippe de Lyon ci mostrano la grandezza e lo splendore della magia sacra individuale – senza i sacramenti universali – in grado di manifestarsi nella vita e nel lavoro di un laico, nato e cresciuto in campagna!

L’amore è attivo ovunque si manifesti. È la vocazione di tutti; non è prerogativa del singolo. Perciò, è chiaro da ciò che precede che la gnosi dovuta all’esperienza mistica deve anticipare la magia sacra. È il significato della corona indossata dall’Imperatrice. La magia sacra è figlia del misticismo e della gnosi.

Se così non fosse, la magia sarebbe la messa in pratica della teoria occulta. Questa si applica solo alla magia pratica e usurpatrice. La magia sacra o divina è la messa in pratica della rivelazione mistica. Il Maestro rivelò a Pietro ciò che doveva fare – interiormente ed esteriormente – al fine di guarire Enea a Lidda. È qui che viene assegnato l’ordine delle cose della magia sacra: primo, genuino contatto con il divino (misticismo), poi la presa di coscienza di questo contatto (gnosi); e infine, la messa in opera o esecuzione di ciò che la rivelazione mistica ha fatto conoscere come il lavoro da compiere e il metodo da seguire.

La magia personale o usurpatrice segue, per contrasto, l’ordine inverso. Qui è il mago che studia la teoria occulta e decide dove e come metterla in pratica. Se lo fa seguendo i consigli dati da un maestro in magia, da qualcuno che ha praticato la magia più di lui, il principio rimane lo stesso: è sempre una personalità umana a decidere il “cosa” e il “come”. Perciò Papus dice:

Ciò che differenzia in generale la magia dalla scienza occulta è che la prima è una scienza pratica, mentre la seconda è soprattutto teorica. Ma voler fare magia senza conoscere l’occultismo è come guidare una locomotiva senza aver seguito un corso di teoria. Ci si può prefigurare il risultato, ma essendo la magia una scienza pratica è richiesta una conoscenza teorica preliminare, come per tutte le scienze pratiche.

E infine:

La magia, considerata come scienza applicativa, limita la sua azione quasi esclusivamente allo sviluppo delle relazioni esistenti tra l’uomo e la Natura. Lo studio delle relazioni esistenti tra l’uomo e il piano superno, il piano divino, in tutte le sue variazioni, ha a che fare più con la teurgia che con la magia [12].

Qui c’è una definizione estremamente caratteristica, che non lascia per nulla a desiderare, di ciò che abbiamo designato come magia “personale” o “arbitraria”. La magia di questo tipo non include quello che è più in alto dell’umano: il piano divino. Qui l’uomo è l’unico maestro – come lo è ovunque in tutte le scienze pratiche.

Come regola generale, il regista di ogni operazione è la volontà umana; il mezzo, lo strumento utilizzato, è il fluido astrale o naturale, e il fine da conseguire è la realizzazione (generalmente sul piano fisico) dell’operazione sottostante [13]. [Ma] … in merito alla magia naturale e cerimoniale, possiamo solo condannarla tanto per la sua inutilità quanto per gli straordinari pericoli che contiene e per gli stati animici che presuppone … In realtà qui si comprende che, sotto quest’ultima designazione (magia cerimoniale), si parla di un’operazione dove SOLO l’intelligenza e la volontà umane sono attive, senza che vi sia un accordo divino [14].

Tutti coloro che ne hanno avuto esperienza hanno descritto gli “straordinari pericoli” di una magia arbitraria e personale. Heinrich Cornelius Agrippa [15] (De Occulta Philosophia), Éliphas Lévi (Il Dogma e il Rituale dell’Alta Magia) e Papus hanno detto a sufficienza per provare che la magia personale o arbitraria è pericolosa.

Nell’esercizio della magia sacra o divina si rischia solamente che non funzioni a causa di un errore – il che può essere causa di ansietà – ma essa non comporta pericoli.

Prima di terminare con i pericoli di una magia corrotta, vorrei aggiungere ciò che è stato elaborato da Jean Herbert nella sua prefazione all’edizione francese de Il Potere del Serpente di Arthur Avalon [16], dove egli mette in guardia il lettore contro la tentazione di praticare il metodo tantrico per evocare il “potere del serpente” (kuṇdalini [17]), facendolo ascendere sino alla testa, nel centro coronale (sahasrāra [18]):

Chi tenta l’operazione senza essere guidato da un maestro autentico – il che è quasi certamente impossibile in Occidente – si troverà in una situazione alquanto analoga a quella di un bambino a cui si consente di giocare in una farmacia con tutti i farmaci, o di camminare con un accenditoio acceso in una fabbrica di fuochi artificiali. Chi rischia si deve aspettare insanabili problemi cardiaci, lenta distruzione del midollo spinale, disordini sessuali e follia [19].

Ecco il bouquet di “fiori della sventura” che si offre all’iniziando senza un guru, o con un guru non autentico!

Ritorniamo alla magia sacra. Dopo aver caratterizzato la sua “corona” o legittimità divina, dovremmo ora considerare lo “scettro” o il potere.

Lo scettro dell’Imperatrice comprende tre parti: una croce, un globo e un’asta sormontata da una piccola coppa o bulbo. L’asta è più stretta al fondo, dove è tenuta dall’Imperatrice, che sopra, dove sostiene il globo sormontato da una croce. Il globo è diviso in due da una fascia o “zona equatoriale”. Perciò, si può dire che è formata da due coppe, una capovolta che sostiene la croce e girata verso il basso o “il sotto”, l’altra, rivolta in alto e sostenuta dall’asta, è aperta verso il “sopra” (Fig. 1):

Figura 1

Ora, l’unione della coppa sormontata da una croce e dell’altra sostenuta dall’asta – che costituisce lo scettro dell’Imperatrice – è l’espressione simbolica del metodo di realizzazione dei potenziali rappresentati dalla corona: l’unione delle due volontà potenziali della corona diviene attuale nello scettro. La coppa capovolta o “verso il basso” è la volontà divina, mentre la coppa sostenuta dall’asta e girata verso l’alto o “il sopra” è la volontà umana. La loro unione attiva è lo scettro o il potere della magia sacra. Tale potere scaturisce dall’influsso della croce che fluisce dalla coppa superiore nella coppa vuota in basso e da lì discende attraverso l’asta per essere concentrata alla sua estremità come una “ghianda” o una goccia. O per dirla con altre parole: Il Sacro Sangue che viene dall’alto si concentra e diventa una “goccia” di sangue umano attraverso la parola e l’azione umana.

Forse voi direte: ma questo è il Santo Graal, è l’Eucarestia mistica di cui si parla!

Si, ha a che fare esattamente con il Santo Graal e l’Eucarestia mistica. Perché è lì, e solo lì, che risiede il potere della magia sacra. Tale potere è, in ultima analisi, quello della duplice sincerità – divina e umana – unita nella parola e nell’azione umana. Perché nessuna parola o azione è davvero sincera quando è solo cerebrale, e quando è solo cerebrale allora non è un fluire vitale del sangue. Più vi è sincerità nella parola e nell’azione umana, più è presente l’essenza vitale del sangue. Quando occorre – e gli Angeli si prostrano in adorazione quando accade – che il desiderio umano è in accordo con quello divino, il Sacro Sangue si unisce allora all’essenza vitale del sangue umano e il mistero del Dio-Uomosi ripete, e anche il suo miracoloso potere si reitera. Questo è il potere – lo scettro – della magia sacra.

Caro Amico Sconosciuto, non pensare che io abbia unito queste cose solo da un punto di vista intellettuale, dopo aver letto libri sul Santo Graal e trattati di teologia mistica sul sacramento dell’Eucarestia. No, non avrei mai scritto sul mistero del sangue come fonte della magia sacra – anche se ho “conosciuto” queste cose – se non avessi visitato più volte la Basilica del Santo Sangue di Bruges [20]. Là ho avuto l’esperienza inquietante della realtà del Santo Sangue del Dio-Uomo. È questa esperienza, che ha l’effetto di ringiovanire l’anima – ma che sto dicendo? – non solo di ringiovanire l’anima, ma anche di elevarla nel senso della guarigione di Enea effettuata da San Pietro: “Levati e rifatti il letto!” – è questa esperienza, sto dicendo, che mi ha rivelato il mistero del Santo Sangue e la fonte di potere della magia sacra. Non lasciate che il carattere personale di quello che scrivo ve lo renda oscuro. Sono un autore anonimo e tale rimango per essere in grado di essere più franco e sincero di quanto sia normalmente permesso a un autore.

Lo scopo della magia sacra, come abbiamo detto, è rappresentato dallo scudo che l’Imperatrice regge in luogo del libro della Papessa. La gnosi sacra ha come sua finalità l’espressione comunicabile (o “libro”) della rivelazione mistica, mentre lo scopo della magia sacra è l’azione liberatrice, ovvero il ripristino della libertà per gli esseri che l’hanno persa in modo parziale o totale. L’aquila in volo raffigurata sullo scudo rappresenta l’emblema della magia sacra, che potrebbe essere formulato così: “Date la libertà a chi è schiavo.” E questo include tutte le opere menzionate da Luca:

In quella stessa ora, Gesù guarì molti di malattie, di flagelli e di spiriti maligni, e a molti ciechi donò la vista. E, rispondendo, disse loro: Andate a riferire a Giovanni quel che avete veduto e udito: I ciechi recuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti resuscitano, l’Evangelo è annunziato ai poveri.

Luca 7:21-22

Questo è lo scopo della magia sacra; non è nient’altro che dare la libertà di vedere, di udire, di camminare, di vivere, di seguire un ideale e di essere davvero se stessi – ossia di dare la vista al cieco, l’udito al sordo, la capacità di camminare al claudicante, la vita al morto, buone notizie o ideali al povero e la libera volontà a chi è posseduto dagli spiriti malvagi. Essa non viola mai la libertà, il cui rispristino è l’unico fine.

L’oggetto della magia sacra è più di una pura e semplice guarigione; è la restaurazione della libertà, inclusa la liberazione dalla prigionia dei dubbi, della paura, dell’odio, dell’apatia e dell’angoscia. Gli “spiriti maligni” che privano l’uomo della sua libertà non sono affatto gli esseri delle cosiddette “gerarchie del male” o “angeli caduti”. Né Satana, né Belial, né Lucifero né Mefistofele hanno mai privato alcuno della sua libertà. La loro unica arma è la tentazione e ciò presuppone la libertà di chi è tentato. Ma la possessione tramite uno “spirito maligno” non ha nulla a che vedere con la tentazione. È come il mostro di Frankenstein. Si genera un essere elementale e di conseguenza si diventa schiavi della propria creazione. I “demoni” o gli “spiriti malvagi” del Nuovo Testamento sono chiamati oggi in psicoterapia “nevrosi ossessiva”, “nevrosi ansiosa”, “idee fisse”, ecc. Sono state scoperte dagli psichiatri contemporanei e sono riconosciute come reali – cioè come “organismi psichici parassitari” indipendenti dalla volontà cosciente e tendenti a soggiogarla. Ma il diavolo non è qui invano – sebbene non nel senso di partecipazione diretta. Egli osserva la legge – che protegge la libertà umana ed è una convenzione inviolabile tra le gerarchie del “lato destro” e quelle del “lato sinistro” – e mai la viola, come spicca nell’esempio della storia di Giobbe [21]. Non si deve aver paura del diavolo, ma piuttosto delle proprie tendenze perverse! Perché queste perverse tendenze umane possono privarci della nostra libertà e renderci schiavi. Peggio ancora, possono servirsi della nostra immaginazione ed inventiva per condurci a creazioni che possono diventare il flagello dell’umanità. La bomba atomica e la bomba all’idrogeno ne sono esempi flagranti.

L’uomo, con la perversità della sua immaginazione distorta, è molto più pericoloso del diavolo e delle sue legioni. Perché l’uomo non è legato dal trattato concluso tra il paradiso e l’inferno; egli può travalicare i limiti della legge e dare origine arbitrariamente a forze malvage la cui natura ed azione va oltre la cornice della legge, come fosse Moloch [22] e altri “dei” di Canaan in Fenicia, di Cartagine, del Messico antico e di altre terre dove si esigevano sacrifici umani. Ci si deve guardare dall’accusare a loro detrimento esseri delle gerarchie del male per aver sostenuto il ruolo dei Moloch, poiché essi sono solo creature create dalla perversa volontà e immaginazione collettiva umana. Questi sono egregori generati dalla perversione collettiva, proprio come esistono “demoni” e “spiriti malvagi” generati individualmente. Ma abbiamo detto abbastanza sui demoni; il problema degli “spiriti malvagi” sarà trattato in modo più dettagliato e profondo nella quindicesima Lettera, dedicata all’Arcano XV.


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