Il Gerofante rappresenta l'unione e l'adattamento di intuizione e ragione
Estratti dall’opera: The Tarot, a Key to the Wisdom of the Ages, New York 1947 – Trad. dall’inglese, adattamento e note di Daniele Duretto
Chiave 5: VAV

Vav (V, A, U, valore 6) significa “chiodo” o “gancio”, qualcosa per unire o associare le parti di una struttura, come Gimel, o anche qualcosa per appendere gli oggetti; pertanto, qualcosa da cui dipendono altre cose.
Un chiodo è un fissaggio, un collegamento, un mezzo per unire. Come strumento di supporto, è collegato nel pensiero e nel linguaggio alle idee di aiuto, assistenza, sostentamento, supporto e cura. Ora si vedrà che queste idee non solo sono direttamente connesse al significato occulto di Vav, ma anche al simbolismo del Gerofante.
In ebraico, la lettera Vav è l’equivalente dell’italiano “e”. Perciò l’utilizzo grammaticale della lettera è derivato direttamente dal suo significato letterale. La congiunzione “e” collega serie di nomi che descrivono vari oggetti, come “mele e pere e limoni”. Essa introduce anche le proposizioni dipendenti in una frase. In ebraico, la lettera Vav è utilizzata esattamente allo stesso modo. Come un chiodo, essa lega le parti di una sentenza, e le proposizioni o frasi che introduce, come quadri sostenuti dai ganci attaccati alle pareti.
Ora, il pensiero centrale è qui quello di “unione”, che è l’esatta traduzione italiana del termine sanscrito “yoga”. Lo stesso nome sanscrito è la radice della parola “giogo”, e alcuni studiosi sono dell’opinione che il simbolo geroglifico originale per Vav fosse la figura di un giogo come quello utilizzato per bardare i buoi.
Lo yoga è una pratica per il cui tramite la coscienza individuale è collegata all’energia cosciente universale. Il suo obiettivo è l’esperienza diretta, in prima persona, di quelle fasi della realtà che sono alla base di tutte le religioni. I fondatori di religioni sono persone che hanno avuto tali esperienze, e la tesi degli occultisti pratici è che questo tipo di esperienze possa essere ripetuto quando sono presenti le giuste condizioni. Non sono un regalo capriccioso dall’alto. Non sono un miracolo. Per quanto rare possano essere, sono tuttavia perfettamente naturali, e un essere umano che si dedica e si prepara con fervore a questo tipo di esperienze troverà quello che cerca. Vedremo ora che nel Tarocco il Gerofante è il simbolo di una modalità di attività cosciente che prende forma da tali esperienze.
L’udito, che unisce gli uomini attraverso il linguaggio, e l’uomo a Dio per mezzo del Verbo della Voce Interiore, è il senso attribuito a Vav. Gesù ha detto spesso: “Chi ha orecchie per intendere, intenda [1]”. Questa è una formula tecnica della Saggezza Eterna. Essa si riferisce allo sviluppo del senso interiore appena menzionato. In sanscrito il nome śruti, letteralmente “udito” è il termine usato per rivelazione. “Esso solo può rimuovere la nescienza innata nella natura umana”, cita un antico testo. Similmente, i profeti d’Israele dichiarano, più e più volte, “Così parlò il Signore”, come se stessero riportando le cose udite. Due di loro, Samuele [2] ed Elia [3], furono direttamente consapevoli della Presenza Divina come Voce.
Quello che era vero ieri lo è anche oggi. La conoscenza degli aspetti più elevati della realtà ci giunge attraverso il suono senza suoni di una Voce Interiore, che spesso parla tanto chiaramente quanto una qualunque voce ascoltata con le orecchie fisiche. La ragione è che i centri uditivi del cervello sono stimolati da alti livelli vibrazionali, che servono da mezzo di comunicazione tra noi stessi e i pensatori più avanzati. Molte persone hanno degli sprazzi di questa esperienza, e il nostro riconoscerla è espresso dall’abusata affermazione “Mi è sembrato che qualcuno me lo dicesse”.
Intelligenza Trionfante ed Eterna è il nome della modalità di coscienza che corrisponde a Vav. È “trionfante” perché sancisce la vittoria finale della Forza Vitale sugli ostacoli apparenti che sembrano palesarsi sulla via del completamento della Grande Opera. È “eterna” perché non solo reca con sé la convinzione positiva dell’immortalità, elevando la consapevolezza oltre i limiti del Tempo nella realizzazione della libertà data dall’Eternità; ma anche perché le rivelazioni della Voce Interiore ci consentono di risolvere particolari problemi applicando i principi che, non appena percepiti, riconosciamo come veri, ieri, oggi e per sempre.
Il Toro, segno fisso di terra, è attribuito a Vav. È governato dal pianeta Venere (Chiave 3, l’Imperatrice) ed è il segno di esaltazione della Luna (Chiave 2, la Papessa). Il nome stesso del segno mostra una corrispondenza segreta con gli aspetti spirituali più elevati, e con il superconscio, dato che Alef, il Toro, è la lettera corrispondente a Ruach, il Respiro Vitale, raffigurato nel Tarocco dal Matto. La Voce del Gerofante dà espressione verbale alla visione del Matto. La Rivelazione (Chiave 5) è la comunicazione della conoscenza trascendente del superconscio, nella misura in cui tale conoscenza può essere descritta a parole.
Astrologicamente, il segno del Toro è rappresentativo dei poteri e delle energie latenti, della riservatezza e del riserbo – idee chiaramente suggerite dal titolo e dal simbolismo del Gerofante. Inoltre, il Toro governa il collo, che è il collegamento tra la testa e il corpo; e nel collo troviamo un centro psichico dominato dalle vibrazioni venusiane [4]. L’esaltazione della Luna in Toro indica che i poteri del subconscio, specialmente la memoria e il ricordo, hanno la loro manifestazione più elevata nelle attività mentali raffigurate dalla Chiave 5. Nella nostra scala dei colori, il Toro è rosso-arancio. La sua tonalità musicale è Do diesis o Re bemolle.
Sud-est, la direzione attribuita a Vav, è rappresentata nel Cubo dello Spazio dalla linea verticale che collega l’angolo sud-est in basso con l’angolo sud-est in alto. Questo lato del cubo è anche la linea lungo la quale le facce sud ed est del cubo sono congiunte. Nel Tarocco, il sud è in relazione alla Chiave 19, il Sole, e l’est alla Chiave 3, l’Imperatrice. Qui viene suggerita una mescolanza di qualità solari e venusiane. Il Sole è il grande centro di quello che gli induisti chiamano prana. La vibrazione venusiana è quella che si manifesta come linguaggio mentale figurato. Dal punto di vista occulto, la miscela di queste due vibrazioni dà luogo all’unione dell’Energia Cosciente universale con i poteri immaginativi e generativi del subcosciente. Nell’attività simboleggiata dal Gerofante, queste due fasi della Forza Vitale sono combinate.
Gerofante significa “colui che mostra le cose sacre”. Era il nome del supremo sacerdote dei Misteri Eleusini, e indica colui che rende conoscibile il significato implicito delle apparenze da cui siamo circondati. In molte versioni del Tarocco questa Chiave è chiamata “Il Papa”, ma il Dr. Waite dice giustamente che questa è “una particolare applicazione della carica generale che egli simboleggia”.
D’altro canto, “Papa” significa esattamente “Padre”, e quando consideriamo la relazione della Chiave 5 all’Albero Cabalistico della Vita, notiamo che il sentiero di Vav inizia in Saggezza, la seconda Sephira, e discende in Misericordia, la quarta Sephira. Di conseguenza, poiché la Sephira Saggezza è anche conosciuta come Ab, il Padre, diviene evidente che il Gerofante, come espressione dell’energia che scaturisce da quella Sephira, non è del tutto erroneamente denominato quando è chiamato “Il Papa”.
Siamo in disaccordo con il Dr. Waite sul fatto che il Gerofante “è il potere direttivo della religione esteriore, … il volto esterno della vita che conduce alla dottrina”. Al contrario, egli è il pontifex, il “costruttore di ponti” che fornisce un collegamento tra l’esperienza esteriore e l’illuminazione interiore.

Egli siede su un trono, tra due colonne di pietra. Queste, e il trono, insieme allo sfondo, sono grigie, un colore associato alla Saggezza, perché il grigio è la tonalità che risulta dall’equa mistura di due colori complementari qualsiasi.
Poiché i colori complementari sono anche opposti, il grigio rappresenta il bilanciamento perfetto di tutte le coppie di opposti, e questo è l’aspetto pratico di Saggezza, la seconda Sephira. Quindi lo sfondo grigio della Chiave 5 offre un indizio ben definito sulla posizione di questa Chiave nell’Albero della Vita, poiché, nella rappresentazione colorata dell’Albero, la seconda Sephira è grigia.
Il disegno sui capitelli delle colonne è il simbolo falico dell’unione. Le stesse colonne ripetono il motivo della dualità, e suggeriscono le leggi associative rappresentate dalle colonne della Papessa.
Il trono è anche di pietra, e la parola “pietra” ha un significato speciale nella Bibbia e nella Cabala. In ebraico, “pietra” è ABN, eben. Le prime due lettere della parola, Alef e Beth, sono le lettere del nome Ab, che significa “Padre”, ed è uno dei nomi cabalistici della seconda Sephira. Le ultime due lettere, Bet e Nun, compitano la parola Ben, che significa “Figlio”, e questo è il nome cabalistico della sesta Sephira, Bellezza, che, come potete vedere dal diagramma dell’Albero, è il punto centrale e, per così dire, fulcro, del diagramma. Quindi nella parola ABN, eben, come dicono i Cabalisti, “il nome del Padre e del Figlio, di Saggezza e Bellezza, sono uniti”; e questa è la ragione principale per i molti usi simbolici della parola “pietra” nelle Scritture.
Sullo schienale del trono, su entrambi i lati della testa del Gerofante, vi sono due cerchi cornati, che rappresentano il segno del Toro. Lo stesso simbolo del Toro è visibile anche sul trono del Gerofante nel mazzo Rider, ma è disegnato in modo tale che solo le poche persone che hanno familiarità con i significati occulti di Vav l’avrebbero notato. Questo occultamento parziale può essere dovuto al fatto che il Dr. Waite non volesse esporre il significato occulto più profondo del Tarocco agli studenti non iniziati.
La corona è una tripla tiara, come la corona del Papa. È d’oro, simboleggiante l’energia radiante e la saggezza. È ornata con tre file di trifogli: la fila in cima ne ha tre; quella mediana, cinque; quella alla base, sette (nel mazzo Rider, la fila mediana ne ha sette, e quella alla base, cinque). Il numero totale è quindici, il valore numerale del nome divino ebraico IH, Jah. Il nome è quello associato dai cabalisti alla seconda Sephira, che offre un altro indizio per l’attribuzione della Chiave 5 al sentiero che unisce la seconda Sephira alla quarta.
Poiché ciascun trifoglio rappresenta il numero tre, quindici di loro stanno per 3 x 15 o 45, numero del nome ADM, Adamo. Qui vi è un riferimento alla dottrina cabalistica che l’uomo o Adamo è l’immagine di Dio – che il primo pensiero nella Mente di Dio, precedente l’intera manifestazione, dev’essere la consapevolezza di Dio della Sua natura e potere, e che questa consapevolezza è la vera “immagine di Dio”, designata con il nome Adamo.
I tre trifogli sulla linea superiore designano la triplice natura della Forza Vitale [5]. I cinque sulla linea mediana rappresentano le cinque modalità della manifestazione – la Quintessenza e i quattro elementi, o i cinque Tattva della filosofia induista, che sono i principi sottili dei sensi. I sette della linea inferiore corrispondono ai Sette Spiriti di Dio [6], ai sette pianeti sacri, ai sette metalli alchemici [7] e ai sette chakra [8], o “stelle” interiori delle scuole yogiche. Abbiamo ancora i tre principi alchemici [9], le cinque modalità di manifestazione della Cosa Una e i sette cosiddetti “metalli” [10].
Nel mazzo Rider, la tiara è sormontata da una “W” nera che indica la corrispondenza della Chiave 5 con la lettera Vav. Nella versione del B.O.T.A. (Builders of the Adytum), l’ornamento in cima alla corona è una piccola sfera che simboleggia il mondo archetipico. Sotto di esso le tre fasce di trifogli simboleggiano, in ordine discendente, i mondi creativo, formativo e materiale.
La toga del Gerofante è rosso-arancio, il colore che corrisponde al Toro. Ha come decorazione un bordo blu-verde, complementare al rosso-arancio, che corrisponde al segno dello Scorpione, il segno opposto e complementare al Toro. Al collo, l’indumento è fermato da una fibbia a forma di mezzaluna argentata. Questo è un simbolo della Luna, esaltata in Toro. La sua posizione alla gola del Gerofante è un rimando al fatto che il Toro governa quella parte del corpo umano.
Sotto la toga rossa il Gerofante indossa un indumento blu, come quello della Papessa, e che ha lo stesso significato. Sotto di questo una veste bianca, come quella del Matto, e che di nuovo ha lo stesso significato. Le croci sulle scarpe bianche del Gerofante si riferiscono all’unione di maschile e femminile, positivo e negativo, e all’ordine (4, croce) che risulta da questa unione. Si vedono croci simili sul dorso delle sue mani, sul tappeto ai suoi piedi e sulle impugnature delle chiavi incrociate. Queste dieci croci ripetono il simbolismo dei dieci ornamenti circolari sull’indumento del Matto.
Fissato alla corona, dietro le orecchie del Gerofante, c’è un ornamento a forma di sprone, che si riferisce al significato primitivo della lettera Vav. Esso cade dietro le orecchie del Gerofante per richiamare l’attenzione sugli organi dell’udito.
Nella mano sinistra il Gerofante tiene un bastone dorato. Esso simboleggia il dominio della Forza Vitale sui piani della natura, rappresentata dal pomello in cima, con tre barre incrociate sotto di esso. Queste ultime hanno lo stesso significato delle tre file di trifogli sulla tiara, e il pomello in cima al bastone corrisponde all’ornamento circolare in cima alla corona. Lo scettro è dorato, per mostrare che il potere esercitato nel dominio del Gerofante è il potere dell’energia radiante universale.
Le chiavi incrociate ai piedi del Gerofante sono i simboli familiari del potere del Papato. Ma hanno un significato più profondo. Una è d’argento, l’altra è d’oro. Esse rappresentano le correnti solari e lunari dell’energia radiante che, come le correnti nervose del corpo umano, sono utilizzate come chiavi per aprire le porte interiori che conducono agli stati di consapevolezza più elevati.
La chiave d’oro è la chiave dei cieli, là dove è il sole a governare. La chiave d’argento è associata agli inferi per via della corrispondenza tra la Luna ed Ecate, che i greci veneravano come divinità dell’oltretomba. Quindi la chiave d’argento è in relazione con i poteri del subconscio, e la chiave d’oro rappresenta i poteri del superconscio.
La pedana quadrata suggerisce il numero 4, simbolo di ordine e misura, come a rammentare che per quanto lontano si possa andare con l’elevazione della coscienza, l’esperienza presente poggia sempre sulle solide basi dei fatti e della ragione. La pedana è ricoperta da un manto rosso-arancio, il cui colore corrisponde al Toro. I quattro cerchi su di essa contengono le croci – il simbolo di Venere racchiuso in se stesso. Essi rappresentano la manifestazione di IHVH nei quattro mondi. Il motivo a scacchiera ai lati del tappeto ci rimanda al pavimento a mosaico massonico, che rappresenta l’alternanza di luce e buio nella manifestazione della Forza Vitale.
I sacerdoti inginocchiati di fronte al Gerofante indossano vesti che ripetono il motivo a fiori del giardino del Mago. Le loro tonache sono adornate di un pallio giallo [11], simbolo del giogo, o unione. È giallo perché il giogo è quello di Mercurio, la percezione intellettuale. Il sacerdote che indossa i gigli rappresenta il pensiero, l’altro il desiderio. Il loro atteggiamento dedito ad un ascolto attento si riferisce all’udito.
Il numero di questa chiave, come avrete compreso, è quello della legge, dell’adattamento, della religione, e dell’uomo. Psicologicamente, il Gerofante rappresenta l’intuizione che segue al ragionamento e vi si congiunge. L’intuizione è la risposta subconscia alla ragione, per il cui tramite, attraverso le leggi associative che lavorano a livello cosciente, si sperimentano processi mentali che vanno oltre i risultati conseguiti dalla ragione. Normalmente questi sono percepiti dall’orecchio interiore. Si dovrebbe notare che la parola intuizione significa letteralmente “visione interiore”.
[1] La frase è ripetuta in vari passi dei Vangeli.
[2] Samuele, contemporaneo di Re Davide, fu giudice, profeta e veggente, chiamato da Dio per consacrare e consigliare i re di Israele.
[3] Elia fu un profeta conosciuto per la sua profonda venerazione e per i miracoli compiuti in nome di Dio. È anche uno dei profeti apparso con Gesù sul Monte della Trasfigurazione.
[4] Che è il Viśuddha Cakra della dottrina induista, associato all’elemento Etere e ai poteri della discriminazione e della creatività.
[5] Cioè il fisico, l’animico e il mentale o spirituale.
[6] Vi sono due possibili interpretazioni riguardo i Sette Spiriti di Dio. Secondo Isaia 11:2-3, qui citato: “Lo spirito dell’Eterno riposerà su di lui: spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di forza, spirito di conoscenza e di timore dell’Eterno.” In alternativa, Romani 12:6-8 propone le sette grazie: profezia, ministerio, insegnamento, esortazione, generosità, guida, compassione.
[7] I sette metalli alchemici, ciascuno assegnato a un pianeta sacro, sono: Oro (Sole), Argento (Luna), Mercurio (Mercurio), Rame (Venere), Ferro (Marte), Stagno (Giove) e Piombo (Saturno).
[8] I sette chakra sono: Mūlādhāra (seggio di Kuṇdalini); Svādhiṣṭhāna (desideri inconsci); Maṇipūra (dinamismo, energia, volontà); Anāhata (amore e compassione); Viśuddha (discriminazione e creatività); Ājñā (fine della dualità); Sahasrāra (stato di pura consapevolezza).
[9] Sono i cosiddetti catalizzatori primari: Mercurio (principio animico), Zolfo (principio igneo spirituale) e Sale (la manifestazione sul piano materiale).
[10] Probabilmente è una ripetizione di quanto già citato dall’autore sugli elementi e sui metalli.
[11] Il pallio, nella liturgia romana, è una striscia che passa intorno al collo, ornata con sei croci e con un pendente anteriore e posteriore. È riservata al pontefice e agli arcivescovi.
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