Il rapporto tra i nostri difetti e gli Elementi della pratica ermetica

Terminata la fase di introspezione, si tratta ora di ripartire i difetti in base alla loro consonanza con gli Elementi intesi nella loro accezione ermetica. Non è un lavoro facile, perché si richiede quantomeno la comprensione di che cos’è un Elemento in questo contesto.
La filosofia degli Elementi
La filosofia degli Elementi è spesso mal compresa, perché si dà la percezione che la modalità di manifestazione degli Elementi si esaurisca nella loro fenomenologia, nella relazione tra gli stessi e i loro analoghi fisici; è indiscutibile che tale relazione esista, ma essa non esplora il vasto significato simbolico che sottende il fenomeno. Bardon su questo non è molto d’aiuto, perché nelle sue opere la sezione teorica è ridotta al minimo, sempre subordinata al lavoro pratico, e la trattazione sugli Elementi non fa eccezione. Questo si spiega col fatto che, in concomitanza con gli esercizi del corso, si sviluppano quelle doti di intuito e di ispirazione che preludono a una conoscenza diretta – priva di intermediazioni intellettuali – dei fenomeni. Ma finché non si giunge a tanto, la letteratura sull’argomento è fonte di stimolo, di meditazione, di aiuto negli aspetti della pratica che suscitano dei dubbi.
Nella parte teorica dell’IIH Bardon prende spunto dalla suddivisione degli Elementi secondo la dottrina induista dei tattva. Essi sono gli elementi sottili fondamentali, interni ed esterni, che costituiscono l’essenza delle successive forme materiali e grossolane, le fasi o categorie della realtà. Il significato del termine è ‘ciò che è, principio, realtà’, ma nella sua accezione al plurale – i tattva, i principi – essi rappresentano le modalità di discesa dell’Assoluto nella manifestazione formale. Le varie scuole induiste elencano un numero variabile di tattva, ma quelli che a noi interessano sono gli ultimi dieci. Il primo gruppo di cinque fa riferimento agli Elementi come tanmātṛa, ‘potenziale’ o ‘essenza’. Essi sono le cause primordiali all’origine della manifestazione fisica degli Elementi, a cui si fa riferimento come ai principi qualitativi degli Elementi nel loro aspetto puro; mentre gli ultimi cinque sono gli Elementi nel loro aspetto grossolano (mahābhuta), ovvero gli aspetti quantitativi, punto finale della manifestazione. Quella che segue è l’enumerazione dell’origine degli Elementi secondo la scuola Sāṁhkya:
- L’origine dell’Elemento Etere è il tanmātṛa chiamato Śábda, l’essenza non manifesta del suono, lo spazio da cui emerge la vibrazione prima che prenda la forma di suono. L’organo di senso associato è l’orecchio, l’organo di azione la voce (bocca).
- L’origine dell’Elemento Aria è il tanmātṛa chiamato Sparśa, l’essenza del tatto, il potenziale tattile espresso nella sua forma più sottile. La pelle (attraverso cui si riceve il tocco) è l’organo di senso associato, mentre l’organo di azione sono le mani (che toccano il mondo).
- L’origine dell’Elemento Fuoco è il tanmātṛa chiamato Rūpa, l’essenza della visione. Rūpa significa ‘forma’ o ‘colore’. Nella sua essenza non manifesta contiene il potenziale della luce che consente la percezione visiva delle forme. L’organo di senso associato sono gli occhi.
- L’origine dell’Elemento Acqua è il tanmātṛa chiamato Rasa, il principio causale dell’esperienza del gusto, l’energia che fornisce il potenziale per tale esperienza, pur non essendo il gusto stesso. Il termine ha assunto una connotazione estesa nella poesia e nella drammaturgia indiane come assaporamento attraverso l’estetica che porta all’esperienza trascendente. L’organo di senso associato è la lingua.
- L’origine dell’Elemento Terra è il tanmātṛa chiamato Gandha, la causa primordiale dell’esperienza dell’odore. È il potenziale che si manifesta nell’Elemento Terra. Esso poi predispone il corpo sottile all’esperienza dell’odore, nonché le strutture attraverso cui l’odore può essere sperimentato nel corpo fisico. Il gandha non è l’odore, ma l’odore dipende da esso. L’organo di senso associato è il naso.
L’Etere è il potenziale che esiste prima della conoscenza distintiva, e in quanto tale è incomprensibile. È il Verbo inteso come Intelletto divino, la genesi della realtà, il “luogo dei possibili” della teologia cristiana, il “Santo dei Santi” della speculazione cabalistica, la “Quintessenza” degli alchimisti. Dapprima come Pensiero interiore, poi come Parola verso l’esterno, rivolta all’esistenza universale, esso crea il Suono che è manifestazione del Pensiero; a seguire tutti gli altri Elementi, nell’ordine dal più sottile al più grossolano. Questi sono i “modelli” su cui si basa sia la manifestazione fisica come noi la conosciamo sia la predisposizione degli organi di senso atti a percepirla nei suoi diversi stati.
Bardon segue un ordine diverso per la produzione degli Elementi: all’Etere seguono il Fuoco e l’Aria e poi i due Elementi rimanenti. L’Aria è l’Elemento di intermediazione tra il Fuoco e l’Acqua, il mondo della comunicazione e della relazione; il Fuoco rappresenta i principi dell’espansione, dell’estensione, del calore e della luce, mentre l’Acqua simboleggia le qualità opposte della contrazione, della ritrazione, del freddo e del buio. La Terra è l’Elemento che solidifica e forma i tre Elementi precedenti, dando nascita alle categorie spaziotemporali che consentono la manifestazione; è la stabilità e la resistenza contro gli influssi esteriori.
Fornire un elenco dei tratti negativi corrispondenti ai vari Elementi non sarebbe di molta utilità, perché l’accoppiamento difetto-Elemento rappresenta il modo molto personale in cui noi viviamo e sperimentiamo l’Elemento nella nostra intimità. Bardon consiglia di assegnare ciascun difetto sulla base di un’intensa riflessione, e nella considerazione che il progresso nello sviluppo interiore contribuirà a chiarire le attribuzioni. Egli fornisce alcune brevi assegnazioni che riportiamo di seguito:
Elemento | Difetti |
Fuoco | ingordigia, gelosia, passione, irritabilità, intemperanza, tendenza alla distruzione, odio, vendicatività, irascibilità, rabbia, arroganza, iperattività, avidità, impulsività. |
Aria | sentimento persistente di essere oltraggiato, disprezzo, propensione al chiacchiericcio, mancanza di resistenza, scaltrezza, loquacità, disonestà, mutevolezza, frivolezza, presunzione, il barcamenarsi, lo scialacquare, i pettegolezzi, mancanza di equilibrio. |
Terra | insipidezza, mancanza di scrupoli, misantropia, tetraggine, ritardo, pigrizia, inaffidabilità, laconicità, indolenza, incoscienza, malinconia, irregolarità, apatia, perdita di empatia, pesantezza, depressione. |
Acqua | indifferenza, depressione, apatia, passività, scarsa vitalità, timidezza, pigrizia, frigidità, conformismo, negligenza, insolenza, instabilità, tendenza a vivere nel passato. |
Una delle difficoltà nell’assegnare i difetti consiste nel fatto che uno stesso difetto può appartenere a più Elementi. Ad esempio, si può pensare che l’avidità sia un tratto caratteristico dell’Elemento Terra, occasionato dalla propensione al possesso o dal timore di non avere risorse sufficienti per la propria sicurezza esistenziale; ma può esistere un’avidità occasionata dal bisogno di far valere il proprio ego, un’intemperanza tipica dell’Elemento Fuoco.
Il giusto atteggiamento nel corso dell’analisi consiste in primo luogo nel non generalizzare il difetto. Dire che si è inclini alla rabbia, per esempio, non significa essere a livello del tratto fondamentale all’origine del sentimento rabbioso, perché si è in presenza del solo risultato o dell’effetto generato da una causa più profonda. L’Elemento all’origine del problema potrebbe essere il Fuoco, ma anche uno qualsiasi dei rimanenti. Per questo è importante sezionare l’effetto sino a trovare la vera radice del problema, e di lì procedere con l’assegnazione dell’Elemento.
Il Livello I non fornisce ancora una comprensione approfondita degli Elementi, a meno che non si sia maturata per altri versi una conoscenza dell’argomento. Non ci si attende quindi la perfezione, ma solo l’impegno a maturare la conoscenza di sé e a fare del proprio meglio nell’attribuire i tratti caratteriali in base alle proprie capacità. In seguito, si potranno sempre correggere ed affinare le assegnazioni.
Tornando alla pratica, create nel vostro diario una colonna per ogni Elemento, inserendo i difetti che vi sembrano appropriati. Anche se è importante avere un tempo specifico dedicato a questo lavoro, qualunque momento è propizio per annotare anche solo mentalmente le proprie riflessioni e riportarle successivamente per iscritto. Aggiungete agli appunti un’ulteriore colonna etichettandola come ‘Altro’, dove metterete le attribuzioni dubbie, per poi ridistribuirle in seguito quando le avrete chiarite. Bardon assegna una settimana per il completamento di questa sezione, ma potete sempre prolungare di un’altra settimana se ne avvertite la necessità.
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