Il Mago ha le caratteristiche dell'autocoscienza, può agire o astenersi dall'azione a sua scelta, perché nella libertà giacciono tutte le possibilità.

Estratti dall’opera: The Tarot, a Key to the Wisdom of the Ages, New York 1947 – Trad. dall’inglese e note di Daniele Duretto


Bet [1] (B, valore 2) significa “casa”. La prima cosa in merito a una casa è la sua posizione, determinata dalla mappatura, un’applicazione della geometria. La sua edificazione comporta l’uso dell’architettura, della geometria, dell’adattamento dei materiali e di molte altre applicazioni pratiche.

Ci fu un tempo in cui tutta l’arte delle costruzioni era chiamata un “mistero”, ed era sotto la direzione dei preti di Toth-Nebo-Ermete-Mercurio. L’edilizia è parte della scienza ermetica, e una reminiscenza di quest’idea si conserva nei rituali della Framassoneria. Mercurio è l’attribuzione astrologica di Bet. Rappresenta sia il pianeta che il “dio”. Comprendendo “dio” come un aspetto della coscienza universale, personificata. Gli “dèi” sono gli Elohim delle scritture ebraiche, dove riguardo all’uomo è scritto: “Io ho detto, Voi siete dei. [2]

Gli egiziani attribuivano a Mercurio o Ermete (Hiram [3]) i loro quarantadue libri sulle scienze, che comprendevano argomenti quali l’astronomia, l’astrologia, l’aritmetica, la geometria, la medicina, la grammatica, la logica, la retorica, la musica, la magia e così via. Mercurio o Ermete era il grande mago e trasformatore che portava il caduceo, o bastone dei miracoli, che sopravvive ai giorni nostri come simbolo di arte curativa. Egli era, nondimeno, solo il messaggero di una divinità superiore – soltanto il portatore, non l’origine, il canale piuttosto che la sorgente.

Astrologicamente, la vibrazione mercuriale rappresenta l’intelletto. Nella scala dei colori utilizzata in queste lezioni è il giallo, colore assegnato allo Spirito e all’aria, ma di una sfumatura più profonda di quella assegnata a Urano. Il tono musicale è il medesimo, MI naturale.


Bet è una delle sette lettere doppie, così chiamate perché in ebraico hanno una pronuncia sia forte che debole. A ciascuna lettera doppia è assegnata una coppia di opposti. A Bet e a Mercurio, in quanto la lettera e il pianeta designano un aspetto della consapevolezza che distrugge tanto facilmente quanto crea, la coppia assegnata è Vita e Morte.

Lo stato di coscienza è l’Intelligenza della Trasparenza. “Trasparenza” significa “lasciare che la luce traspaia”. Qui abbiamo la stessa idea di trasmissione suggerita da Ermete quale portatore del messaggio di una divinità superiore. Chiaramente lo stato di coscienza detto trasparente deve essere quello che permette un canale di comunicazione sgombro, che consente il libero passaggio in ingresso e in uscita della Luce super-cosciente che è in alto e all’interno.

Alto è la direzione assegnata a Bet, perché lo stato di coscienza corrispondente alla lettera è il termine superiore dell’umana coscienza individuale. Come Ermete era l’araldo degli dei, accompagnando le anime (secondo la mitologia egizia) attraverso i misteri degli inferi, o lato notturno della natura, così questa fase superiore dell’umana coscienza individuale è l’iniziatore, la guida della personalità umana attraverso i labirinti della vita. È la coscienza numero UNO, la coscienza egoica, il “Io sono io”, talvolta chiamata “mente obiettiva”; ma, essendo prima di tutto la coscienza della presenza permanente del Sé super-conscio, preferiamo definirla autocoscienza. È lo Spettatore, il regista, lo stato individuale superiore dell’Energia Cosciente universale.


 Il Mago è il titolo corretto della Chiave 1, utilizzato in tutte le versioni del Tarocco appartenenti alle fratellanze occulte, sebbene sia a volte degradato a Giocoliere nei mazzi essoterici. Magia è semplicemente un nome antico per scienza, in particolare per scienza ermetica.

La vera magia presiede all’edilizia perché ci mostra come erigere vere e proprie case che traggano vantaggio dalle proprietà occulte delle correnti terrestri di vibrazione magnetica. Inoltre, gli stadi magici più elevati hanno a che fare con l’edificazione della “casa” dell’individualità, con la crescita del Tempio dello Spirito, la “casa non fatta con mano d’uomo, eterna nei cieli. [4]

La Magia della Luce presiede alla vita ed alla morte perché ha a che fare con le leggi e i principi per mezzo dei quali gli stati mentali super-consci avviano e determinano le reazioni subconsce. Tali reazioni portano alla vita o alla morte, in base ai modelli che l’autocoscienza formula e trasmette al piano subcosciente.

Il vero mago sa che tutta la sua pratica è su base matematica e geometrica. Con l’aiuto della geometria occulta ha tracciato la natura sin nei suoi più intimi recessi. Nel suo lavoro pratico egli utilizza formule e diagrammi geometrici.

Infine, per quanto sappia di essere sopra la natura, egli comprende che le sue operazioni hanno successo nella misura in cui pensiero, parola e azione trasmettono fedelmente i poteri del piano che gli sta sopra. I più grandi maghi sanno di essere non più che canali per la Vita-energia, finestre attraverso cui la luce di saggezza della casa dell’individualità sgorga all’esterno nel mondo oggettivo.

Il pergolato di rose sopra la testa del mago corrisponde alla lettera-nome, Bet, perché un pergolato è il modello più semplice di rifugio. Le rose rosse, simbolo di Venere, rappresentano la natura di desiderio. Qui suggeriscono che il potere che il Mago attrae dall’alto è modificato o qualificato dal desiderio. Ciò vale per tutta l’attività dell’autoconsapevolezza. Ogni momento della nostra coscienza di veglia è motivato e condizionato da qualche tipo di desiderio.

La figura dell’8 orizzontale sopra la testa del Mago è l’antico numero occulto ascritto a Ermete. Quest’8 orizzontale è anche un simbolo dello Spirito Santo. Significa dominio sul piano orizzontale, cioè dominio sulle circostanze materiali, perché uno dei più antichi simboli della materia è la linea orizzontale.

In contrasto con i riccioli biondi del Matto, i capelli neri del Mago rappresentano l’ignoranza. Tuttavia, quest’ignoranza è limitata dalla conoscenza, perché una corona bianca cerchia la fronte del Mago. Essa gira attorno alla fronte nella posizione delle aree cerebrali attive nel corso del pensiero autocosciente.

La mano destra sollevata suggerisce potere tratto dall’alto. La bacchetta alzata è un simbolo fallico a doppia punta. È fallico perché la forza nervosa usata per sostenere le funzioni riproduttive può essere purificata e sublimata da certe procedure magiche. La purificazione è suggerita dal biancore della bacchetta. Le due punte, somiglianti nella forma, ci rimandano all’assioma ermetico “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è  come ciò che è in basso, per fare il miracolo della Cosa Unica.” Esse implicano sottilmente che le manifestazioni dal basso della forza qui simboleggiate non sono distrutte né atrofizzate nel processo di purificazione e sublimazione. Infine, le due punte si riferiscono alla dualità di tutte le operazioni magiche, che sono di due grandi classi – quelle che conducono alle più alte espressioni vitali, e quelle che risultano nella morte.

La mano sinistra del Mago che punta in basso simboleggia la direzione dell’energia su un piano sottostante. Fa il gesto della concentrazione. Il dito che sporge è quello attribuito al pianeta Giove. Da questo dito i chiromanti giudicano il grado della capacità di comando e di orientamento del cliente. È il dito esecutivo e della determinazione. Il gesto comunica chiaramente il concetto che la concentrazione è il segreto dell’orientamento e del controllo delle energie al di sotto del piano di consapevolezza autocosciente.

In merito al duplice gesto delle mani del Mago il Dott. Waite dice:

Questo segno duale è conosciuto nei gradi elevati dei Misteri; esso mostra la discesa di grazia, virtù e luce, tratte dalle cose in alto e discese alle cose in basso. In tutto ciò l’allusione è pertanto al possesso e alla trasmissione dei Poteri e dei Doni dello Spirito.

a. e. Waite – il mago

La toga interna di colore bianco del Mago ha il medesimo significato dell’indumento bianco del Matto [5]. La cinta di serpente rappresenta la saggezza (il serpente) e l’eternità (che si morde la coda). Il Dott. Waite dice, “Qui indica specificamente l’eternità nel conseguimento spirituale.” Il serpente è di un colore blu-verde, perché è anche il simbolo della forza-serpente utilizzata in tutte le pratiche magiche. La forza è collegata al segno dello Scorpione che, nella nostra scala dei colori, è associata con il blu-verde.

L’indumento esterno di colore rosso del Mago rappresenta il desiderio, la passione e l’attività. Il suo colore è quello del pianeta Marte, che l’astrologia associa all’azione e all’iniziativa. Questo indumento rosso non ha cinte che lo trattengano. Può essere indossato o sfilato, a piacere del Mago. Ciò significa che l’autocoscienza può agire o astenersi dall’azione, secondo le circostanze. Quindi questa parte del simbolismo è connessa con la libertà di scelta o di selezione, caratteristica questa dell’autocoscienza.

Il tavolo di fronte al Mago rappresenta il “campo di attenzione” della psicologia moderna. La parola “tavolo” ha anche un’affinità linguistica con la parola “misurazione”, nella misura in cui con classificare e ordinare si intende tabulare. Si noti che gli angoli del tavolo sono squadrati, e che le gambe cilindriche, che hanno capitelli come le colonne ioniche, richiedono l’uso del compasso e, attraverso i capitelli, suggeriscono l’”ordine” dell’architettura [6].

Scrive il Dott. Waite:

Sul tavolo di fronte al Mago troviamo i simboli dei quattro semi del Tarocco, che rappresentano gli elementi della vita naturale e che giacciono come pedine di fronte all’adepto, e che egli riadatta secondo la sua volontà.

a. e. Waite – ibid.

Come elementi della vita naturale essi si riferiscono al fuoco (bastone), acqua (coppa), aria (spada) e terra (denaro o pentacolo). Essi simboleggiano anche i quattro mondi e corrispondono alle lettere di IHVH.

Il problema del Mago sta nel sistemarli secondo l’ordine corretto. Nella magia cerimoniale questi strumenti sono il bordone o bastone pastorale, la coppa delle libagioni e della divinazione, la spada magica e il pentacolo o talismano. Sul pentacolo vengono scritte o incise parole, numeri, figure geometriche e sigilli. Questi sono determinati dalla natura dell’operazione magica da eseguirsi, attraverso i poteri che rappresentano. In questo caso, il sigillo sul pentacolo è il pentalfa o Pentagramma, la stella a cinque punte. Di questo simbolo Éliphas Lévi dice:

Il Pentagramma esprime il dominio dello spirito sugli elementi; è con questo segno che si incatenano i demoni dell’aria, gli spiriti del fuoco, gli spettri dell’acqua e i fantasmi della terra. È la stella dei Magi, la stella fiammeggiante delle scuole gnostiche [7], il segno della potenza intellettiva e dell’autocrazia. È il simbolo della Parola fatta Carne … Il simbolo del Pentagramma è anche detto il simbolo del Microcosmo. La sua totale comprensione è la chiave dei due mondi – è la filosofia naturale e la scienza naturale nella loro completezza.

Éliphas lévi – Il Dogma e il rituale dell’alta magia – todi 1921, p. 103.

Dalla citazione precedente si può giungere alla comprensione della natura del lavoro verso cui il Mago del Tarocco dirige le sue energie. State attenti a non prendere alla lettera la prima frase della citazione. Vi è un significato dietro la superficie delle cose. Trovatelo da soli.

Nella vita pratica di tutti i giorni, gli strumenti del Mago sono i quattro elementi fondamentali per la vita: luce (bastone), acqua (coppa), aria (spada) e cibo (pentacolo). La combinazione di questi elementi fondamentali per la vita nell’ordine e nelle proporzioni corrette è il compito di ogni occultista pratico.

Infine, i quattro strumenti corrispondono ai quattro antichi ammonimenti esoterici, che riassumono l’intera applicazione pratica della legge occulta. Questi ammonimenti sono: (1) VOLERE (bastone); (2) CONOSCERE (coppa); (3) OSARE (spada); (4) RIMANERE IN SILENZIO (pentacolo). L’ultimo, sotto certi aspetti, è il più importante. “Occulto” significa “nascosto”, e uno dei primi doveri di un occultista pratico è la pratica del silenzio.

Il giardino del Mago è l’antitesi della sterile sommità su cui si trova il Matto. Il giardino è fertile e produttivo. È esso stesso un simbolo del piano subcosciente dell’attività mentale. Da questo suolo brulicante di vita spuntano le produzioni che danno forma alle idee del Mago. Egli è presentato come un giardiniere, come Adamo, del quale una vecchia leggenda dice che fu messo nel Giardino dell’Eden per crescere rose.

Come Adamo, l’autocoscienza è la “nominatrice” degli oggetti. Come Adamo, l’autocoscienza individuale si forma dal potere del “Signore”, che è Colui che era e che sarà. Come Adamo, l’autocoscienza individuale si forma dalla “polvere della terra”, perché l’autocoscienza è  un aggregato di miriadi di sottili impressioni sensoriali (polvere) originate nell’operazione cosmica dell’Energia Vitale che edifica l’ambito individuale, e che è la vera base di tutta l’esperienza autocosciente.

“Al di sotto,” scrive il Dott. Waite, “vi sono rose e gigli, flos campi e lilium convallium, trasformati in fiori da giardino, per mostrare la coltura delle aspirazioni.” Le rose rosse caratterizzano Venere e la natura di desiderio. I gigli bianchi rappresentano il pensiero astratto, non scalfito dai desideri. Le rose sono un’evoluzione della rosa selvaggia a cinque petali, simboleggiando quindi il numero 5, che ha il Pentagramma come corrispondenza geometrica. Come simboli di desiderio, esse rappresentano la fase di risposta subcosciente alla direzione autocosciente che ha a che fare con l’arte, l’invenzione e l’adattamento a fini pratici dei principi di verità astratte. Poiché tutti i desideri sono correlati alla sensazione, vi sono cinque rose, che corrispondono ai cinque sensi convenzionali.

I gigli hanno sei petali, e in spaccato i loro fiori mostrano l’Esagramma, o stella a sei punte, che è il simbolo del Macrocosmo. La scienza pura si occupa dello studio delle energie del Macrocosmo, e delle leggi di queste energie. Poiché queste leggi e energie operano nei quattro mondi o piani, il numero di gigli che viene mostrato nella figura è di quattro. Quindi tutti i significati della lettera Bet, del numero 1, e i simboli del Mago, fanno riferimento ai poteri della fase autocosciente dell’attività mentale individuale. Tali poteri sono diretti principalmente al controllo delle forze e di quello che sta al di sotto del livello autocosciente. L’energia utilizzata viene dall’alto, dal super-conscio. Essa è fissata e modificata dagli atti di attenzione. La concentrazione è il grande segreto dell’arte magica. La vera concentrazione è trasparenza perfetta, dove l’individualità diviene un canale libero e non ostruito per il passaggio in entrata e in uscita dell’energia radiante super-cosciente. In questo sta il segreto della vera volizione, e Éliphas Lévi ci dice, “Tutta la magia è nella volontà.”


[1] Paul Foster Case e Aleister Crowley sono gli unici autori ad assegnare il Mago alla lettera Bet; in ciò Case si accomuna agli insegnamenti della Golden Dawn, a cui peraltro fu affiliato. Sul motivo per cui il Mago è associato con Bet, una lettera che corrisponde a un pianeta, e non ad Alef, che corrisponde all’Aria, il Cipher Manuscript (una serie di 60 pagine in folio con indicazioni rituali ad uso degli adepti della Golden Dawn), folio 55 e 56 dice: “Il Bagatto (il Giocoliere) è il simbolo naturale di Mercurio, il dio degli imbroglioni e della conoscenza profonda.” McGregor Mathers sceglie un approccio differente: secondo lui, ciascun Arcano del Tarocco deve essere inteso come la combinazione prodotta dalla Sephira posto nella parte superiore del sentiero in questione, dal significato astrologico del sentiero stesso e dalla Sephira posto nella parte inferiore del sentiero. Vale a dire: il “Bagatto” è attribuito al sentiero di Bet. In cima al sentiero vi è Kether, la Corona, che rappresenta anche il Primum Mobile e l’idea di “inizio”. Bet è attribuita dalla Golden Dawn al pianeta Mercurio. Al fondo del sentiero vi è Binah, la Comprensione, che rappresenta anche Saturno e l’idea generale di maternità e nascita, ovvero di “produzione materiale”.

[2] Sal. 82:6. Il testo completo è: “Io ho detto, Voi siete dèi, siete tutti figlioli dell’Altissimo.” Va detto che la questione degli Elohim è piuttosto complessa (con riferimento anche all’inizio del salmo citato, dove “Egli (Dio) giudica in mezzo agli dèi (Elohim)”). Da alcuni viene intesa come un’affermazione della pluralità divina, ma nel contesto biblico, secondo i rabbini, la parola rappresenta una sorta di pluralis excellentiae, un artificio linguistico che dà conto non del numero bensì della pienezza e multiformità che Dio esprime nella creazione.

[3] Potrebbe trattarsi di un’associazione non fonetica ma analogica, o entrambe (Hiram fu l’architetto del Tempio di Salomone; la sua attività lo lega al significato della lettera Bet e quindi a Mercurio).

[4] II Cor. 5:1:”Noi sappiamo infatti che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, noi abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli.”

[5] Cioè la luce della perfetta saggezza.

[6] Secondo Vitruvio, eminente architetto romano del primo secolo a.C., l’ordine ionico rispecchia le proporzioni femminili.

[7] La Stella Maris della Pistis Sophia, considerata come il potere fiammeggiante del Sé.

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