Il ruolo di Mercurio come elemento di mediazione tra istinto e ragione

Pubblicato su: Riza Psicosomatica n. 67 settembre 1986

English version


Giovanni da Bologna (1529-1608) – Modello in bronzo di Mercurio Collezione privata

Anche l’astrologia soffre di un’interpretazione riduttiva al pari di altre branche del sapere contemporaneo. Nell’ottica di tale interpretazione si vorrebbero attribuire mali di testa, cefalee ed emicranie a pianeti lesi (in particolare Sole, Mercurio e Marte) nel segno dell’Ariete.

Osservando il tema natale in una prospettiva integrata ci si accorge presto che una delimitazione organicistica ristretta al segno dell’Ariete (che governa anatomicamente il capo) è quanto mai irrilevante – e l’esame statistico lo conferma – in oroscopi di individui cefalalgici. La stessa presenza di pianeti in aspetto critico nelle cosiddette “case della salute” (I, VI e XII) appare raramente significativa pure nel caso di cefalee sintomatiche o in qualche modo imputabili a concause organiche.

Se da una parte questo “principio di indeterminatezza” astrologico rende problematica la localizzazione di un sintomo – in mancanza di una specifica griglia di riferimento – esso per contro va nel senso di un’integrazione olistica dello psicosoma; qui la malattia è vista come deviazione energetica che appare simbolicamente – l’organo come sede di un particolare stato di coscienza – e che ancora simbolicamente trova il suo riferimento oggettivo – l’interazione reattiva con un’esperienza sociale scatenante.


Nella concezione psicosomatica la cefalea è sintomatica di una forte contrattura emotiva. Il dolore al capo rende partecipi di un ingorgo emozionale troppo a lungo canalizzato in forma astratta, razionale, dunque non vitale. Alla base vi è la presenza di una Luna insoddisfatta: il principio formativo espresso oroscopicamente dal satellite terrestre, archetipo della Grande Madre e delle istanze vegetative, ricettive, sensibili, non risulta integrato nella sfera della volontà cosciente, solare, assume connotati che alla luce dell’organizzazione diurna dell’esistenza appaiono retaggio di un mondo prelogico, infantile, totalmente privo di quella dimensione etica che contraddistingue il vivere sociale.

Ecco allora il Sole, originariamente archetipo del processo di individuazione cosciente, divenire immagine di un super-Io tirannico che prelude al distacco nevrotico delle figure genitoriali percepite come autoritarie e moralistiche. In senso junghiano la mancata integrazione delle dinamiche lunisolari è rappresentativa del confronto Animus-Anima; qui il simbolo solare diviene rivelatore dell’istintualità rimossa, di quell’Ombra che può emergere all’attenzione cosciente solo trasfigurandosi nel dolore.

Del resto, manifestazioni sintomatiche come la fotofobia, l’ipersonnia, le vertigini, sono tutti tentativi somatici di recuperare il legame con la vita cenestesica attraverso la perdita della coscienza o la diminuzione della soglia di attenzione. In alcuni casi il cefalalgico attua vere e proprie terapie simboliche, come quando cerca sollievo dal dolore nell’assunzione di grandi quantità di liquidi, nell’immersione prolungata in acqua, nel posizionamento fetale. In questo modo egli tenta di riportare il giusto grado di “umidità”, cioè di ri-vivere attraverso i simboli dell’acqua e della vita amniotica, una condizione emozionale che non è libero di esprimere.

Accanto a Sole e Luna, indicatori astrologici dei principi formativi della coscienza, bisogna riconoscere l’esistenza di un elemento di mediazione tra le funzioni del pensiero superiore o ideativi e le funzioni somatiche vegetative e istintuali. Questo elemento è rappresentato da Mercurio, il principio integratore della coscienza lunisolare. Il ruolo di Mercurio nell’oroscopo è spesso relegato a simbolo dell’umana facoltà intellettiva intesa come categoria che il pensiero impone a priori all’esperienza; quindi, il pianeta passa a significare le capacità di decifrazione logica e analitica, il movimento alternato, la comunicativa interumana, la verbalizzazione, in senso lato il reticolo ordinatore dell’espressione cosciente.


Nella mitologia greca Mercurio – Ermes è figlio di Zeus e della ninfa Maia. Ancora infante egli si distingue in destrezza rubando le giovenche divine custodite dal fratellastro Apollo, che adirato minaccia di ucciderlo; per pacificarlo Mercurio uccide una tartaruga e con il suo guscio costruisce una lira che incanta Apollo con il suo soavissimo canto. I due fratelli si riconciliano e Apollo dona a Mercurio la sua magica verga da pastore, portatrice di ricchezza e sovranità, e gli conferisce la carica di messaggero divino agli inferi (Ermete psicopompo). Già in questo breve spunto mitologico è visibile l’immagine di un Mercurio che non è per nulla irretito dai richiami intellettuali, anzi si fa beffe di dèi e di uomini attraverso un atteggiamento astuto e scanzonato; egli è veramente un irrazionale che agisce non in base a schemi artificiosi ma per esatta percezione della realtà. Mercurio integra la sua genesi umana e divina nell’immagine del puer æternus dalla creatività liberata in armonia con la dimensione integrata della realtà.

Nella sua univoca identità di messaggero degli dei Mercurio – Ermes veste un ulteriore aspetto che completa la sua immagine di puer ladro e ingannatore. È la figura del Mercurio senex possessore del Caduceo, la verga sacra avvolta da due serpenti e sormontata da una coppia di ali. Il movimento instabile e primaverile del Mercurio puer, la cui verga da pastore munita di tre foglie è il principio di un’acquisizione naturale, viene integrato in un’immagine di equilibrio e di stabilità attraverso il Caduceo, che polarizza il Caos primordiale ordinando le forze opposte di bene e male, istinto e ragione, umano e divino. Se il Mercurio puer è il reggitore del segno dei Gemelli, segno di movimento nervoso e alternato, il Mercurio senex governa il segno della Vergine, l’organizzazione della forza ctonia e indifferenziata attraverso il Logos, come lo stesso simbolismo del segno – Madre o Matrice umana contenente il seme divino – sta a significare.

Questo passaggio scandito da un’accresciuta consapevolezza è interpretato nel mitologema dall’unione di Ermes con Afrodite, da cui nascerà Ermafrodito, epifania della riconciliazione tra il maschile e il femminile. Il glifo di Mercurio, un cerchio sovrastante una croce e sormontato da una mezzaluna, rappresenta altresì l’essere integrato a cavallo tra il cielo e la terra, quindi l’archetipo dell’umanità nel suo sviluppo verso la riconciliazione degli opposti.


Dal punto di vista anatomico Mercurio è deputato al funzionamento degli organi di coordinamento tra le funzioni del telencefalo e del cervelletto (attribuiti rispettivamente al Sole e alla Luna): in particolare ipotalamo, mesencefalo e bulbo spinale. Esso governa ancora l’interscambio interno – esterno attraverso la funzione respiratoria. Nell’oroscopo del cefalalgico una situazione predisponente è l’aspetto critico Sole-Luna, in quanto indicatore di un confronto disarmonico tra istanze coscienti e subconscie. Ma il cefalalgico è soprattutto un Mercurio puer incantato dal suo stesso movimento, abile nel mantenersi alla superficie degli eventi ma poco disponibile a un coinvolgente approfondimento emozionale. Con notevole frequenza il Mercurio del suo tema natale si trova in segni d’Aria (Gemelli, Bilancia, Aquario), preposti al governo del corpo sottile che regola l’interscambio mentale e relazionale. Dunque, la carica libidica naturale – la verga sacra del Mercurio puer – trova minore resistenza nell’espressione mentale – telencefalica che a livello emotivo – sensibile. Una controprova somatica è data dalla cefalea vasomotoria, dove ad una prima fase di vasocostrizione delle arterie craniche (il deflusso del sangue-emozione) segue una vasodilatazione, il ritorno pressante – e doloroso – del polo dimenticato. Al cefalalgico, malato di troppo pensare, Mercurio offre dunque la possibilità di integrare il puer con il senex, di usufruire dei poteri del Caduceo non solo per muoversi rapido sulle ali della mente o per vivere un’istintualità tormentata, ma anche e soprattutto per divenire Psicopompo, conduttore della propria anima in quegli inferi che un certo tipo di religione e di progresso hanno relegato a luogo esecrabile.

Rispondi