L'opera della Provvidenza

Estratti dall’opera: The Pictorial Key to the Tarot, London 1922 – Trad. dall’inglese, adattamento e note di Daniele Duretto


Descrizione tradizionale

Che il Tarocco, sebbene ragionevolmente antico, non origini da tempi immemori, si vede da questa carta, che poteva assumere una veste molto più arcaica. Tuttavia, coloro che hanno il dono del discernimento in questo tipo di questioni non necessitano di sentirsi dire che l’età non è in alcun modo parte essenziale della considerazione; il Rito di Chiusura della Loggia del Terzo Grado dell’Arte nella Massoneria può datarsi alla fine del diciottesimo secolo, ma ciò non significa nulla; è ancora la somma di tutti i Misteri ufficiali e stabiliti.

La figura femminile dell’undicesima carta [1] è detta essere Astrea, che personifica le stesse virtù ed è rappresentata dagli stessi simboli. Nonostante la dea, e nonostante il volgare Cupido [2], il Tarocco non origina dalla mitologia romana, e nemmeno da quella greca. La sua presentazione della giustizia risulta essere quella di una delle quattro virtù cardinali incluse nella sequenza degli Arcani Maggiori [3] ma, come accade, il quarto emblema è carente, e divenne necessario per i commentatori riscoprirlo a tutti i costi. Essi fecero ciò che era possibile fare; tuttavia, le leggi della ricerca non hanno avuto successo nel liberare la scomparsa Persefone [4] sotto forma di Prudenza. Court de Gébelin tentò di risolvere il problema con un tour de force, e credette di aver trovato ciò che voleva nel simbolo dell’Appeso – ma si ingannava. Il Tarocco ha, quindi, la sua Giustizia, la sua Temperanza e anche la sua Forza, ma – per una curiosa omissione – non ci offre alcun tipo di Prudenza, sebbene si possa ammettere che, in qualche misura, l’isolamento dell’Eremita, che segue una strada solitaria alla luce della sua lanterna, ci dà, per coloro che possono riceverlo, un certo elevato suggerimento in merito alla via prudentiae.

L’Arcano

La figura, come si vede, è seduta tra due colonne, come la Papessa, e a questo proposito pare appropriato indicare che il principio morale che si confà ad ogni uomo in accordo alle sue opere – che, naturalmente, è in stretta analogia con i pensieri più elevati – differisce in essenza dalla giustizia spirituale implicita nell’idea di scelta, di selezione.

Quest’ultima appartiene al misterioso ordine della Provvidenza, in virtù della quale è possibile per alcuni concepire l’idea di dedizione alle cose più elevate. Tale operazione è come il respiro dello Spirito che soffia dove vuole, e noi non abbiamo una regola esegetica o una base esplicativa in merito. È in analogia al possesso dei doni fatati, dei doni superni e dei doni di grazia del poeta: li abbiamo o non li abbiamo, e la loro presenza è tanto misteriosa quanto la loro assenza. Ciononostante, a legge della Giustizia non comporta alcuna alternativa. In conclusione, le colonne della Giustizia si aprono su un mondo e quelle della Papessa su un altro [5] .

Significati divinatori

Equità, correttezza, rettitudine, direttività; trionfo del lato meritevole della legge: Rovesciato: La Legge nel suo complesso, complicazioni legali, pregiudizio, faziosità, severità eccessiva.


[1] Per la differente attribuzione numerica di questo Arcano si veda La Giustizia di Paul Foster Case.

[2] Il riferimento è all’Arcano de Gli Amanti, che nella maggior parte dei mazzi contiene la figura di Cupido nell’atto di scoccare una freccia.

[3] Le quattro virtù cardinali, secondo la dottrina tomistica e platonica, sono: la Prudenza o Discernimento, la Giustizia, la Forza e la Temperanza, dove le ultime tre voci sono associate agli Arcani con lo stesso nome. L’autore spiega in seguito la mancata associazione della Prudenza ad un Arcano.

[4] Persefone o Kore, la fanciulla, nella mitologia greca è la figlia di Zeus e di Demetra, la divinità che presiedeva alla natura. Divenne la regina degli inferi in seguito al suo rapimento e al successivo matrimonio con suo zio Ade, il re del mondo sotterraneo. Secondo la teogonia esiodea, quando Zeus scoprì il motivo della scomparsa, cercò di forzare Ade a restituire Persefone. Ade aderì alla richiesta, ma ingannò Persefone facendole mangiare dei semi di melograno. Ermete, il messaggero degli dèi, fu inviato a recuperarla, ma avendo ella mangiato il frutto degli inferi, fu obbligata a trascorrere un terzo dell’anno (i mesi invernali) nel sottomondo, e il tempo rimanente con gli dèi dell’Olimpo. La dea romana Proserpina condivide le stesse attribuzioni di Persefone.

[5] Waite intende dire che, mentre la Giustizia opera in modo impersonale, basandosi sull’esatta determinazione delle azioni umane, la Papessa rappresenta la Comprensione Superiore, la Sposa Spirituale dell’umanità presente nel mondo come la Gloria dello spirito, scevra di qualunque giudizio.

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