Utilizzare gli effetti del principio aereo

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Per questa sessione di pratica valgono le stesse considerazioni generali sugli Elementi e le medesime raccomandazioni già trattate nel capitolo sull’Elemento Fuoco. Ovviamente le visualizzazioni e il lavoro di immaginazione si adegueranno alle caratteristiche dell’Elemento Aria.

Il principio dell’Aria si può spiegare come assenza di struttura, che è la stessa definizione che viene assunta dalla fisica nello studio dei gas: in un gas le forze gravitazionali ed elettrostatiche possono essere ignorate e il moto delle molecole è casuale. L’Elemento Aria non è il gas studiato dalla fisica, ma le analogie permangono. Quindi, durante l’esercizio, dobbiamo immaginare e percepire gli effetti del principio Aria come una sensazione di libertà e di assenza di peso.


  • Utilizziamo la nostra posizione abituale e prendiamoci qualche momento per svuotare la mente dai pensieri.
  • Immaginiamo ora di essere al centro di una massa d’aria che riempie l’universo attorno a noi. “Immaginare” l’aria, che per sua natura è incolore e impalpabile, può sembrare un controsenso; ma non dobbiamo dimenticare che l’Elemento è associato al tatto; quindi, possiamo percepirla come una brezza sulla pelle, averne cioè una sensazione non visuale. Nulla vieta, tuttavia, di immaginarci circondati da un cielo azzurro, o utilizzare simboli che nella nostra esperienza di pratica sono associati a questo Elemento.
  • Inspirate dai pori e dai polmoni pensando che ad ogni inspirazione il corpo si riempie sempre più di aria, espandendosi come un pallone; allo stesso tempo sentitevi sempre più leggeri, con la struttura del vostro corpo che, come l’aria, perde la sua densità e diventa più lieve e inconsistente. Durante la fase di espirazione non pensate a nulla.
  • Iniziate con sette inspirazioni, incrementando il numero di respiri negli esercizi successivi, senza eccedere il numero di quaranta. Continuando nella pratica, dovreste sentire che il corpo, anche dopo l’esercizio, sembra meno appesantito.

Anche qui Bardon elenca una serie di fenomeni che si possono produrre a seguito di una pratica costante: levitazione, dislocazione, ecc. Ma avvisa pure che la ricerca di tali fenomeni è controproducente, perché unilaterale e non coerente con lo sviluppo spirituale del discepolo. Il motivo per cui Bardon cita spesso le manifestazioni più appariscenti risiede probabilmente nella volontà di offrire allo studente la misura della realtà della pratica ermetica; in questo modo, egli viene spronato a proseguire e a credere in quello che fa. Per ottenere i risultati descritti con questo genere di pratiche occorrerebbero anni di impegno esclusivo, e questo nuocerebbe allo sviluppo completo del praticante. Ma sapere che esiste questa possibilità è di aiuto quando gli sforzi iniziali sembrano approdare nel nulla.

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