La Luna è l’energia solare fatta rappresentazione, il manifestarsi della luce come spettro cromatico alla base delle sempre cangianti e mutevoli forme della realtà

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Nell’esame del simbolismo lunare, molti autori insistono principalmente sul fattore mobilità, sulla rapidità della Luna nel percorrere lo zodiaco, il che ne fa un contraltare rispetto alla fissità espressa dal disco solare permettendo lo svilupparsi dell’intensità percettiva con tutti i significati conseguenti. Rudhyar gioca piuttosto sulla combinazione della diade Saturno-Luna, la forma o struttura che racchiude l’energia di rappresentazione della psiche. In effetti il simbolismo lunare è ricco di suggestioni, di rimandi allo stato neonatale, alla sensibilità, alla ricettività, alla femminilità, a tutti quei valori che in qualche modo rendono permeabili al mondo. Si potrebbe anche risalire all’associazione junghiana dell’animus-anima con la coppia Saturno-Luna, ma credo che una vera comprensione del simbolismo lunare non possa prescindere dal considerarne la collocazione astronomica.

La diade Sole-Luna

Abbiamo visto che il Sole rappresenta la luce della coscienza, astro centrale e centralizzante che è la rappresentazione a livello fisico del Logos o principio del Sé, il quale a sua volta diviene potenziale individuale una volta posto al centro della croce dell’incarnazione (all’incrocio degli assi cardinali). La Luna, immagine più evidente del potenziale riflettente e dunque rivelatore della materia, è ciò che permettere di distinguere il sé da ciò che apparentemente è altro da sé; essa mostra l’archetipo della nascita del sé nella manifestazione, la luce del Logos che prende forma nello svelarsi e contemporaneamente ri-velarsi attraverso il riflesso che è resistenza all’avanzare della luce, ma è anche il viatico per l’autocoscienza universale. A questo punto si comprende la natura primordiale rappresentata dalla diade Sole-Luna, dove la Luna si ammanta della visione solare restituendola in forma indiretta. Essa è il ricettacolo supremo della potenza solare, l’archetipo dell’accoglienza e della restituzione nelle forme sempre cangianti della natura. È lo spettro visibile generato per riflessione del fascio monocromatico, è la visione creaturale del verbo divino; è la funzione femminile che, indipendentemente dal sesso biologico, dà alla luce il frutto del suo germe creativo. E, tra i tanti simbolismi di cui si fa latrice, spiccano a livello umano quelli della sensibilità e dell’emotività, della percezione, della rappresentazione ed elaborazione intima dei contenuti della coscienza forniti dai sensi.

La Luna e la memoria

 Per quanto riguarda l’associazione della Luna con la memoria si considera che uno dei tratti della sensibilità lunare si rivela come impressione, ovvero come modellazione intima della forma sensibile che conserva così l’impronta degli oggetti della percezione; memoria che diviene ricordo solo in presenza di un io catalizzatore.

La funzione satellite

Ci si potrebbe chiedere il perché dell’importanza della Luna quale significante simbolico dei valori menzionati. La ragione astronomica sta nel suo porsi come satellite della Terra, come vera e propria guardia del pianeta attorno a cui ruota. Nell’ambito del sistema Terra-Luna si ripete localmente ciò che avviene più in grande nel sistema Sole-Terra, con la differenza che qui è la Terra a fungere da sistema centrale, con la Luna che ricopre il ruolo di memento notturno che, in assenza della luce solare diretta, diviene il riflesso di quella stessa luce, a testimoniare la presenza del Logos nella materia. Qui è interessante addentrarsi nel binomio notte-luce riflessa. La notte, come assenza di luce diurna, è il momento naturale in cui la coscienza di veglia cede il passo al sonno, ad uno stato in cui si attraversano due fasi: il sonno senza sogni e la condizione onirica. Nel sonno senza sogni la coscienza affonda nel non manifesto, unita alla madre della realtà, la base indifferenziata libera dalle categorie spaziotemporali. Il mondo onirico giunge come potenza di immagine, una riproduzione dello stato sensibile o rappresentazione animica dell’esperienza di veglia. Tale esperienza è in un certo senso una via di mezzo tra l’in-coscienza e l’attività vigile, un riflesso di entrambe che si concentra sulla formazione immaginaria dei contenuti della realtà prima che questi vengano attualizzati. È un mondo di mezzo dove la logica lascia il passo alla creazione di legami e forme fantastiche perché ancora prive del supporto delle categorie spaziotemporali; tuttavia, esso è rivelatore del potenziale espressivo della Luna, del suo porsi come tramite tra lo stato di veglia della coscienza diurna, dove la realtà appare alla luce del sole, e lo stato onirico che segue il sonno senza sogni, dove il silenzio dei sensi dormienti consente di esplorare il regno dell’irreale.

Ma anche l’organo cerebrale esercita la sua funzione-specchio, restituendo il senso articolato del Logos altrimenti incomprensibile e bruciante nella sua intensità. Quindi la Luna, nel suo ruolo di satellite, come il cervello funge da schermo all’azione diretta della luce, elaborandone il contenuto monocromatico in uno spettro di rappresentazioni simboliche che sono la multiformità delle forme naturali, la modellazione della realtà suprema nell’espressione vivente, unendo indissolubilmente il senso del contenuto e della forma che lo rappresenta, di Logos e divenire. E la Terra, a sua volta, attraverso il suo bagaglio di coscienze, diviene il punto focale ove il Logos solare si fa molteplice, e dove ciascuna individualità contiene in sé un germe di consapevolezza che riecheggia l’unità primordiale.

Le associazioni principali

In ultima analisi il significato radice del simbolismo lunare rimanda alla funzione vicaria della riflessione, funzione che nel microcosmo umano e naturale assume molti significati: sensibilità, come potenziale ricettivo dei contenuti che giungono dall’esperienza offerta dai sensi; emotività, la risposta o reazione alle impressioni ricevute; memoria, come impronta della forma sensibile; femminilità, il lato attrattivo della natura, la forma come accoglimento, che si manifesta biologicamente nel sesso femminile; maternità, la controparte biologica dell’emozione, la reazione vitale che coniuga spirito e materia; acqua, quale medium che permea, nutre e adatta la sostanza vivente, nonché simbolo della resa alla gravità con il suo scorrere verso il basso (rappresenta dunque lo stato di caduta della materia, il suo addensarsi causa la perdita della levità spirituale).

Le fasi lunari

Alcune precisazioni astronomiche che potranno tornare utili. Nella sua rivoluzione attorno alla Terra la Luna presenta sempre la stessa faccia, perché a causa dell’influenza di marea della gravità terrestre la sua rotazione è sincrona. Le fasi lunari, cioè la porzione di Luna illuminata dal Sole come vista dalla Terra, non origina tutti i mesi un’eclisse di Sole o di Luna perché il piano di rivoluzione lunare è inclinato rispetto al piano di rivoluzione terrestre di circa 5°, quindi le eclissi si verificano solo quando le fasi di Luna nuova e Luna piena coincidono con l’incrocio dei due assi. Il diametro apparente della Luna e del Sole combaciano, per cui è possibile il verificarsi del fenomeno dell’eclisse totale di Sole (durante il fenomeno il disco lunare copre completamente il disco solare, salvo la corona).

Si distinguono quattro fasi principali: Luna nuova, primo quarto, Luna piena e ultimo quarto. Esse si formano quando la longitudine geocentrica eclittica della Luna e quella del Sole differiscono per un angolo rispettivamente di 0°, 90°, 180° e 270°, formando in termini astrologici gli aspetti di congiunzione, quadratura e opposizione. Durante gli intervalli delle fasi principali, la forma apparente della Luna è sia crescente che decrescente. Sono dette fasi intermedie quelle che si situano a metà dei rispettivi quarti, portando quindi a otto il numero di fasi considerate. Le quattro fasi principali hanno una durata di circa 7 giorni (7,4), variando a causa dell’ellitticità dell’orbita lunare.

Il fenomeno delle fasi lunari è inscritto a livello astrologico negli aspetti Sole Luna del tema. Abbiamo già visto che la diade, compresa nella sua interezza, assolve alla funzione di emettitore-rivelatore. Ora abbiamo altri due funzioni da considerare simbolicamente. La prima è la rapidità relativa della rivoluzione lunare rispetto agli altri pianeti, il che rende una rappresentazione simbolica basata su ritmi mutevoli, cangianti, legandosi alle manifestazioni che ritornano, come le maree in ambito terrestre, le mestruazioni o altri ritmi biologici, i cambiamenti emotivi su base periodica; da notare che in tutti questi casi abbiamo a che fare con il fondo comune dell’elemento Acqua anche a livello emotivo, con un rimando alla teoria ippocratica degli umori [1]. Qui abbiamo un’interessante diversione riguardo all’Acqua. Essendo l’elemento che, nella sua manifestazione fisica, cade verso il basso e permea le forme, essa offre l’immagine del contenuto, ovvero delle rappresentazioni psichiche interiori che si formano sulla base delle percezioni oggettive; mentre il suo arrestarsi in una condizione di riposo – e potremmo dire di minima energia – indica l’attestarsi dello spirito che diviene forma.

Gli aspetti lunisolari

Da un punto di vista astrologico si considerano in genere gli aspetti di fase principale ( congiunzione, quadratura e opposizione) più sestile e trigono. Alle fasi intermedie, i cui angoli di longitudine eclittica sono di 35°, 135°, 225° e 315°, corrispondono agli aspetti minori di semi quintile o decile (con la differenza di 1°) e sesquiquadrato. Durante la fase di Luna nuova, a cui corrisponde l’aspetto di congiunzione, il disco lunare si trova allineato a quello solare sullo stesso grado di longitudine eclittica. In tale circostanza domina l’aspetto oscuro del simbolismo lunare, quello non riflettente, indifferenziato, non manifesto. Ciò non significa che il satellite perda la sua caratteristica riflessività, ma semplicemente che esso diviene temporaneamente invisibile perché si trova sul lato opposto all’emisfero notturno terrestre. Quindi non c’è come entità distinta, il che è esattamente il significato dell’aspetto di congiunzione; in questo caso prevale la non differenziazione tra l’afflato spirituale e il suo riflesso, che nell’esegesi umana diviene una supremazia del principio dell’io che domina sulla manifestazione, un vedere se stessi in tutte le cose. Se nelle personalità spiritualmente elevate ciò sembra essere un buon viatico verso la realizzazione dell’unità, per gli altri appare piuttosto come una mancanza di sensibilità, di ricettività, espressione di una visione circostanziata dalle proprie modalità espressive, riluttante ad accedere a un confronto educativo con la realtà, anche se non manca una certa originalità. Si fa pure notare che le fasi lunari che si formano all’interno e all’esterno dell’orbita terrestre (con l’asse dei nodi come terminatore) esprimono un significato ben preciso, in quanto nel periodo in cui il satellite si trova all’interno dell’orbita predomina l’espressione interiore, mentre nel caso opposto vale l’estrinsecarsi di un confronto con la realtà; comunque questo tipo di lettura non si discosta dai significati classici assegnati al rapporto lunisolare nelle sue dinamiche di applicazione e separazione.

Gli aspetti di separazione

Nel sestile di separazione la Luna si avvicina al primo quarto; la propria natura inizia a percepire le sensibilità altrui, in un rapporto di scambi proficui anche se non eccessivamente impegnativi: diciamo che ci si rende ricettivi alle cose che interessano e che non causano problemi, o che ci si sforza di ridurre le occasioni di tensione.

La prima quadratura è di separazione. Allontanandosi dal Sole, la Luna compie una sorta di opera di emancipazione dal giogo solare; ma essendo l’aspetto un indice di sforzo e di tensione volto alla realizzazione di qualcosa, il rapporto si tinge di spirito di ribellione, un tentativo di acquisire un’autonomia a costo di rinnegare le proprie origini. Dal punto di vista umano tale aspetto è sovente indizio di un rapporto critico con la componente femminile del proprio essere, come a dire che la percezione delle cose causa difficoltà di riconoscimento e quindi problematiche di adeguamento, sensibilità reattiva, emozioni irrisolte; il contatto con la realtà sensibile induce a reazioni interiori di autodifesa che si manifestano come rifiuto di riconoscere il valore di un’esperienza o come fuga da situazioni percepite intimamente come soverchianti, a seconda di quale dei due poli planetari predomina. Diciamo che la fase di primo contatto espressa nel sestile qui si trasforma in lotta per il predominio di un’individualità sulle altre, in quanto non si vuol rinunciare all’indipendenza.

Nel trigono di separazione i 2/3 del disco lunare sono illuminati. La luce riflessa predomina, tuttavia il lato non manifesto è ancora presente, sebbene in maniera non preponderante. Qui si realizza un’apertura verso il sensibile che trova l’appoggio non esclusivo dei valori fondanti spirituali; è una percezione e una sperimentazione emotiva sentite come libere, ma con l’intima certezza di un nucleo interiore che fornisce la base per un ancoraggio al proprio sé non manifesto, evitando così il perdersi eccessivo nelle suggestioni offerte dai sensi. È altresì presente un certo entusiasmo sperimentale, dato dalla natura di separazione (quindi esplorativa) dell’aspetto.

L’aspetto di opposizione (luna piena) realizza infine il contrapporsi e il risolversi della diade sorgente-riflesso. Per quanto l’aspetto di opposizione sia legato all’affrontarsi di dialettiche che si ritrovano avversarie perché frontalmente separate, nel caso dell’ opposizione tra luminari agisce una sorta di pieno riconoscimento complementare dello spirito nella creazione, immagine tuttavia non facile da gestire. Se nella congiunzione abbiamo il predominio dell’autoconservazione di un ego ritroso alle influenze emotive, qui semmai l’aspetto ricettivo è investito in pieno dal principio di realtà, per cui la natura delle cose impatta in modi coinvolgenti e sconvolgenti la sensibilità dell’individuo, sino ad alterarne le delicate trame interiori. Ciò può portare ai classici conflitti dove l’immagine maschile mira ad operare tramite un’opera di proiezione soverchiante, che tende a indebolire la sensibilità dell’individuo e la conseguente reazione emotiva negli altrui confronti, oppure a instillare i sintomi della ribellione per principio.

Gli aspetti di applicazione

Ora passiamo a definire la differenza tra gli aspetti in separazione e quelli in applicazione. Gli aspetti in separazione rappresentano in qualche modo la fase in cui si realizza secondo vari gradi di tensione e di rapporto l’indipendenza – per così dire – della creatura dal processo di creazione; in altre parole, è l’enfasi sull’espressione della vitalità originale creativa, l’accento posto sull’autonomia del processo di manifestazione rispetto all’attività auto-causativa della natura. All’apice del confronto, nell’aspetto di opposizione o luna piena, lo strappo virtuale tra il Logos e il suo apparire è simbolicamente compiuto. Gli aspetti in applicazione, dopo la necessaria fase di maturazione autonoma della separazione, stabiliscono un rapporto con il principio causale basato questa volta sulla maturità acquisita nella emifase precedente.

Il trigono di applicazione esprime una sensibilità disincantata, una comprensione emotiva morbida e avvolgente, ammantata di saggezza, un po’ crepuscolare, un carattere tranquillo e osservatore; la fase di luna nuova è di là da venire, ma già vi è il sentimento che qualcosa si cela dietro l’apparenza delle impressioni.

La quadratura di applicazione rappresenta la crisi che subentra nelle situazioni di abbandono, qui riferita alla difficoltà di riconciliarsi con il dettato autoritativo solare che vincola il mondo delle impressioni interiori al principio di realtà: sentimenti contrastati, emozioni rifiutate, quasi un’intima reazione allergica alle imposizioni che sorgono da responsabilità oggettive.

Il sestile di applicazione è una specie di ritorno al padre, un adeguare le proprie prospettive ad una visione più ampia e inclusiva: partecipazione ai sentimenti altrui, stabilità emotiva data da un’intima tranquillità, percezione del significato delle cose dietro le apparenze.


[1] Ippocrate di Kos (c. 460 – c. 370 a.C.) è considerato il Padre della Medicina, sia per l’uso della prognosi e della classificazione delle malattie che per la formulazione della teoria degli umori. Essa presuppone l’esistenza nell’organismo di quattro umori o fluidi vitali: sangue, bile gialla, flegma e bile nera, i cui squilibri ed eccessi causano la malattia. Ciascun umore corrisponde a uno dei quattro temperamenti, rispettivamente: sanguigno, collerico, flemmatico e melancolico.

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