Utilizzare gli effetti del principio igneo

Nei Livelli precedenti abbiamo imparato a conoscere la manifestazione degli Elementi sul piano caratteriale, prima con il lavoro sugli Specchi del Livello I e in seguito con il bilanciamento animico del Livello II. Ora è giunto il momento di passare all’esperienza oggettiva degli Elementi, ovvero a considerarne la realtà non solo come espressione della complessione o costituzione individuale, ma iniziando a valutarne l’essenza.
Ciò di cui ci occupiamo qui non è comunque la pura essenza elementale (per un approfondimento si veda il post sulla filosofia degli Elementi), ma piuttosto l’aspetto quantitativo dell’Elemento stesso, ovvero la sua manifestazione fisica. La differenza, rispetto agli approcci precedenti, consiste nell’identificare l’Elemento come un fattore esterno con cui interagire attraverso la pratica.
Il principio dell’Elemento Fuoco si manifesta come calore ed espansione, come forma radiante che si estende in tutte le direzioni similmente a una sfera. A livello fisico, esso si presenta come una forma di energia cinetica dove le interazioni disordinate tra particelle costituenti (elettroni, atomi, molecole) generano calore, con gli effetti che conseguono sulla materia (scioglimento o vaporizzazione di ghiaccio, dissoluzione di strutture rigide, ecc.). Queste descrizioni sono utili per avere un’idea delle qualità dell’Elemento Fuoco con cui interagire nella pratica che segue:
- Sedete nella vostra posizione abituale ad occhi chiusi e immaginate di essere al centro di una sfera di fuoco che vi circonda da tutti i lati; tutto l’universo diviene fuoco.
- Utilizzate la tecnica della respirazione dai pori per inalare con il naso e con l’intero corpo l’elemento. Sentite il fuoco come calore e forza espansiva che entrano nel corpo fisico e animico durante l’inspirazione; quando espirate, non pensate a nulla, mantenete la sensazione di calore all’interno.
- Proseguite con le inspirazioni successive, elevando la sensazione di pressione ignea sino a che il calore diviene sempre più intenso con l’aumentare delle inspirazioni; dovete sentirvi come febbricitanti o come se vi trasformaste in un fuoco ardente. All’inizio le sensazioni vengono percepite solo a livello animico, ma con la pratica si possono tradurre in vere sensazioni fisiche. Iniziate con sette respiri, per incrementare gradualmente il numero sino a venti-trenta respiri, in base alle vostre possibilità. Può essere utile, per evitare distrazioni, servirsi della collana di perle o di nodi.
- Terminato l’esercizio, rimanete qualche tempo nello stato del Fuoco e quindi proseguite l’esercizio in ordine inverso. Questa volta durante l’inspirazione non pensate a nulla, ed espirando (sempre con la stessa tecnica di prima) immaginate di restituire gradualmente l’Elemento Fuoco all’universo; il numero di espirazioni dev’essere pari al numero di inspirazioni. Il lavoro è concluso quando la sensazione di calore prodotta è scomparsa.
- Nelle sessioni successive, alternate la medesima pratica ad occhi chiusi e ad occhi aperti.
Bardon accenna, in relazione all’esercizio, alla pratica tibetana del gTum-mo [1], che consente di padroneggiare l’Elemento Fuoco sino a poter asciugare vestiti bagnati avvolti attorno al corpo, camminare svestiti in inverno, ecc. Tuttavia, per raggiungere tale maestria è richiesto un apprendistato improponibile per un occidentale. Inoltre, l’applicazione esclusiva a un Elemento o a una pratica svierebbe dallo scopo della preparazione ermetica, che è quello di esercitarsi con tutti gli Elementi.
Come per gli esercizi dei Livelli precedenti, anche qui si lavora con l’immaginazione; infatti, Bardon dice: “L’intero processo di inalazione dell’elemento fuoco attraverso il corpo è, naturalmente, una circostanza puramente immaginativa che si dovrebbe esercitare con il massimo realismo dell’elemento”. È già stato detto in precedenti occasioni che la finalità di alcuni esercizi dei primi Livelli consiste nel riprodurre l’impressione sensoria per il tramite della mente e delle facoltà immaginative, allo scopo di unificare l’essere sul piano mentale, astrale e fisico; vale anche in questo caso.
Bardon mette in guardia dall’eseguire questi esercizi senza prima aver raggiunto un equilibrio elementare sugli aspetti caratteriali tramite il lavoro sugli Specchi. Nella prefazione alla formazione animica del terzo Livello le sue parole sono: “Prima di iniziare con la formazione di questo passo, l’equilibrio astrale degli elementi nell’anima deve essere stabilito con l’introspezione e l’autocontrollo, a meno che non vogliate recarvi danno. Se non si è assolutamente sicuri che nessuno degli elementi è prevalente, dovete continuare a lavorare sul perfezionamento caratteriale, nel corso dello sviluppo, ma potete anche andare avanti con il lavoro sugli elementi nel corpo astrale.” L’allarmismo non è rivolto tanto ai pericoli derivanti da una pratica eseguita in anticipo rispetto al grado effettivo di preparazione, quanto all’inutilità di procedere se non si sono poste le basi del successo. Un equilibrio dev’essere raggiunto almeno per quanto riguarda i tratti caratteriali principali; ma nulla vieta di proseguire se allo stesso tempo si impiega un po’ di tempo per perfezionare gli aspetti rimanenti.
[1] Il gTum-mo, o yoga del calore psico-fisico, fa parte della cosiddetta “fase di completamento” (o perfezionamento) delle pratiche seguite dalla scuola tibetana bKa’-brgyud-pa (scuola della tradizione orale).
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