La carta rappresenta la forma più spirituale di Iside, la Vergine Eterna, l’Artemide dei greci.

Estratti dall’opera: The Book of Toth, York Beach, Maine 1969 – Trad. dall’inglese, adattamento e note di Daniele Duretto


La carta è attribuita alla lettera Dalet, che significa porta, ed è riferita al pianeta Venere. La carta è, apparentemente, il complemento dell’Imperatore; ma le sue attribuzioni sono molto più universali.

Sull’Albero della Vita, Dalet è il sentiero che conduce da Chokmah a Binah, unendo il Padre con la Madre. Dalet è uno dei tre sentieri che sono sopra l’Abisso. C’è inoltre il il simbolo alchemico di Venere, l’unico dei simboli planetari che comprende tutte le Sephiroth dell’Albero della Vita. La dottrina qui sottintesa è che la formula fondamentale dell’Universo è Amore [Il cerchio tocca le Sephiroth 1, 2, 4, 6, 5, 3; la Croce è formata da 6, 9, 10, 7 e 8.] (fig. 1).

Figura 1 – Venere nelle Sephiroth

È impossibile riassumere i significati del simbolo della Donna, in ragione del suo continuo ripresentarsi in forme infinitamente cangianti. “Dai molti troni, dalle molte menti, dai molti stratagemmi, figlia di Zeus.”

In questa carta, ella è vista nelle sue manifestazioni generiche. Combina le qualità spirituali più elevate con quelle materiali più basse. Per tale ragione, è adatta a rappresentare una delle tre forme alchemiche dell’energia, il Sale. Il Sale è il principio inattivo della Natura; il Sale è la materia che dev’essere energizzata dal Solfo per mantenere l’equilibrio vorticoso dell’Universo. Le braccia e il petto della figura suggeriscono di conseguenza la forma alchemica del Sale (fig. 2). Rappresenta una donna con la corona e le vesti imperiali, seduta su un trono, le cui parti verticali suggeriscono delle fiamme blu a spirale simboleggianti la sua nascita dall’acqua, l’elemento fluido e femminino. Nella mano destra

Figura 2 – Simbolo del Sale alchemico

sostiene il loto di Iside; il loto rappresenta il femminile, o potere passivo. Le sue radici sono nella terra sotto l’acqua, o nell’acqua stessa, ma esso apre i suoi petali al Sole, la cui immagine è la coppa del calice. Si tratta, quindi, di una forma vivente del Sacro Graal, santificato dal sangue del Sole. Appollaiati sui supporti del trono simili a fiamme vi sono due degli uccelli più sacri, il passero e la colomba [1]; il cuore di questo simbolismo deve essere ricercato nei poemi di Catullo [2] e Marziale [3]. Sulle sue vesti vi sono delle api; anche delle linee continue a spirale; il significato è ovunque simile.

È contornata da una cinta zodiacale.

Sotto il trono il pavimento è ad arazzo, ricamato con gigli e pesci; sembrano adorare la Rosa Segreta alla base del trono. In questa carta tutti i simboli sono affini, per via della semplicità e purezza dell’emblema. Non vi è contraddizione; quelle che sembrano essere opposizioni sono solo le opposizioni necessarie all’equilibrio. Ciò è mostrato dalle lune rotanti.

L’araldica dell’Imperatrice è duplice: da un lato, il Pellicano della tradizione che nutre i suoi piccoli con il sangue del suo cuore; dall’altro l’Aquila Bianca dell’Alchimista.

In merito al Pellicano, il suo simbolismo integrale è disponibile solo per gli Iniziati del Quinto grado dell’O.T.O [4]. In termini generali, il significato può essere suggerito identificando il Pellicano con la Grande Madre e la sua prole, con la Figlia della formula del Tetragrammaton. Questo perché la figlia è la figlia di sua madre che può essere elevata al trono. In altri termini, c’è continuità nella vita, un’eredità di sangue, che lega assieme tutte le forme della Natura. Non c’è separazione tra luce e oscurità. Natura non facit saltum. Se tali considerazioni fossero capite pienamente, diverrebbe possibile riconciliare la teoria dei Quanti con le equazioni Elettromagnetiche [5].

L’Aquila Bianca di questo Trionfo corrisponde all’Aquila Rossa della carta del Consorte, l’Imperatore. Qui è necessario operare al rovescio. Perché in queste carte superne sta il simbolo della perfezione; sia la perfezione iniziale della Natura che la perfezione finale dell’Arte; non solo Iside, ma anche Nephtys [6]. Pertanto, i dettagli del lavoro si riferiscono alle carte successive, specialmente ai Trionfi VI e XIV.

Sul retro della carta c’è un Arco o Porta, che è l’interpretazione della lettera Dalet. Questa carta, riassumendo, può essere chiamata la Porta dei Cieli. Ma, a causa della bellezza del simbolo e della sua presentazione onniforme, lo studente, abbagliato da una simile manifestazione, può essere sviato. Con nessun’altra carta è così necessario ignorare le singole parti per concentrarsi sul tutto.


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