Introduzione alle tecniche di rilascio energetico

Questo esercizio è strettamente correlato all’esercizio precedente, ma dovrebbe essere tentato non prima di aver padroneggiato l’accumulo di energia vitale. Bardon, infatti, ne sconsiglia la pratica finché non si ha raggiunto un certo grado di resistenza.
La ragione di questa cautela risiede nella necessità di abituare il corpo fisico alla pressione dell’energia vitale che irradia dal corpo astrale o animico, e che si traduce in un aumento di tensione a livello degli organi interni e della struttura corporea. È uno sforzo, e in quanto tale va accompagnato dall’elasticità acquisita con la pratica, alla stregua di un qualunque esercizio fisico che richiede adattamento.
I passaggi preliminari e gli effetti percepiti sono identici a quelli già impiegati nell’accumulazione di energia vitale:
- Utilizzate la vostra āsana abituale. Iniziate ad inspirare l’energia vitale attraverso i polmoni e i pori, diffondendola in tutto l’organismo.
- Quando espirate, non pensate a nulla, in modo che l’energia vitale rimanga all’interno del corpo.
- Continuate ad accumulare l’energia con le successive inspirazioni. Anche in questo caso, iniziate con sette inspirazioni, incrementando di una ad ogni sessione.
- Terminato l’accumulo, rimanete un po’ di tempo con la sensazione della radiosità energetica accumulata che si espande anche verso l’esterno.
- Quando vi sentite pronti, espirate violentemente dai polmoni e dai pori, cercando di espellere in un colpo solo tutta l’energia accumulata, restituendola all’universo.
Inizialmente, allo scopo di evitare sforzi eccessivi, potete esalare l’energia vitale utilizzando due o tre espirazioni successive, sino a che non vi abituate. Questo modo di procedere è anche utile quando, aumentando il numero di inspirazioni, l’energia accumulata è molta. Lo scopo finale rimane tuttavia quello di rilasciare l’energia in un unico atto esplosivo. Questa pratica aiuta ad affinare il controllo sull’energia vitale.
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