La fase finale della trasmutazione cosciente

Questo esercizio ci offre l’opportunità di approfondire la partecipazione all’altrui sembianza e percezione sensibile sino a giungere alle soglie del terzo stadio del trasferimento cosciente. Nelle fasi precedenti sulla sperimentazione vegetale e animale, l’estrema diversità di forma e manifestazione vitale dei due regni si traduce in una difficoltà quasi insormontabile nel comprendere, in termini umani, un esperienza aliena al nostro sentire. La pratica qui spiegata ci consente di superare la barriera che separa il percepire le sensazioni altrui dalla partecipazione emotiva e mentale a quelle stesse sensazioni; si tratta di diventare osservatori invisibili dell’interiorità di un altro essere umano.
Accedere a questa esperienza presenta tuttavia delle difficoltà, fattore comune a tutte le pratiche ermetiche avanzate; del resto, se così non fosse, i risultati ottenuti non garantirebbero l’avanzamento spirituale. L’ostacolo principale si manifesta nell’inganno perpetrato dalla nostra coscienza che tenta di immaginare le sensazioni dell’altro piuttosto che sentirle realmente. Praticare il vuoto mentale può essere d’aiuto nell’indebolire l’attaccamento al filo dei pensieri che tentano di mimare il pensare e sentire altrui; nella realtà, ciascuno di noi deve trovare il suo personale sistema che lo renda capace di modellare la propria percezione per adeguarla all’atmosfera animica di un’altra persona.
Il problema opposto si presenta con i cosiddetti empatici naturali, in grado di creare una connessione spontanea con il corpo astrale e mentale di un altro individuo. Per loro, il potenziamento offerto dalla pratica espone al pericolo di partecipare troppo intensamente agli stati d’animo estranei senza poterli controllare. In questo caso, è essenziale creare uno schermo, una distinzione, tra la propria interiorità e quella altrui; all’interno di questa difesa il proprio stato mentale rimane intatto, permettendo di stabilire in sicurezza un collegamento empatico.
Ultima ma non meno importante è la questione etica. Se i nostri tentativi di condividere lo stato mentale ed emotivo di un’altra persona hanno successo, partecipiamo dei loro pensieri più intimi. Ciò non significa assumere il controllo diretto della loro personalità; tuttavia, ciò che veniamo a sapere ci consentirebbe indirettamente di influenzarli. I contraccolpi karmici di un tale comportamento sarebbero molto invalidanti e precluderebbero l’avanzamento spirituale. Qui vale la regola del silenzio ermetico, o quantomeno l’esercizio della conoscenza acquisita solo per il bene e senza forzare la volontà altrui.
- La pratica iniziale consiste nel padroneggiare il secondo stadio del trasferimento su persone in presenza oppure evocate con l’immaginazione, scelte tra la cerchia di amici, familiari, conoscenti, senza distinzione di sesso o di età. Con una persona in presenza e conosciuta è più facile immedesimarsi nella forma e in una percezione mentale ed emotiva che ci è più familiare; per contro, con l’immaginazione ci si può esercitare inizialmente con una figura statica, e animarla successivamente quando ci si sente pronti a sperimentarne il movimento. Se si è più a proprio agio ad operare senza distrazioni, si può procedere direttamente con l’immaginazione.
- Una volta sperimentato con successo questo primo passo si prosegue, seguendo le stesse direttive, con persone sconosciute. Avendo già accumulato una certa esperienza, è più facile procedere con persone in presenza, approfittando delle situazioni quotidiane (mezzi pubblici, ristoranti, ecc.).
- Con il terzo tipo di trasferimento si procede allo stesso modo, con la preferenza data alla modalità in presenza. È preferibile iniziare con una sola persona conosciuta, e sperimentare con individui sconosciuti quando il trasferimento ha avuto successo. Sforzarsi è controproducente. Se si riesce a raggiungere, anche solo per pochi secondi, la consapevolezza dell’altro, è bene fermarsi, per poi proseguire nei tentativi successivi cercando di prolungare i momenti di questa presenza. Se si mantiene il trasferimento per cinque minuti o più, la pratica può dirsi riuscita. La prova di un trasferimento effettuato con successo è data dalla capacità di percepire pensieri e stati d’animo relativi al passato e al presente della persona.
- A questo punto, possiamo ritornare agli esercizi di trasferimento di coscienza nei vegetali e negli animali, cercando di portare anche lì l’esperienza conquistata del terzo stadio; non è facile, ma almeno un tentativo andrebbe fatto.
La finalità della pratica è l’espansione della coscienza, sino a comprendere e a unire la coscienza di altri individui alla propria. È un viatico verso l’unità di tutti gli esseri, che si realizza solo quando accettiamo di far cadere le barriere separative tra l’io e il mondo. Per questo si tratta di una pratica difficile; si ha paura di perdere l’ancoraggio che ci lega alla nostra manifestazione fisica, di smarrire l’identità che ci siamo laboriosamente costruiti. Forse non ce ne rendiamo conto coscientemente, ma l’istinto di sopravvivenza ci porta a escogitare qualunque sotterfugio pur di non riuscire nella pratica. Tuttavia, se manteniamo viva la volontà, possiamo superare gli ostacoli. Perché avere una visione estesa dell’esistenza non significa smarrirsi, ma arricchirsi con l’esperienza diretta della vita universale che permea tutte le essenze.
Con questa sezione si concludono le pratiche del quarto Livello.
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