La terza fase della trasmutazione cosciente

Sperimentare il trasferimento di coscienza negli animali è un compito che di primo acchito può apparire molto difficile, se consideriamo l’enorme varietà di specie presenti nei biomi terrestri e il vasto numero di strategie adattative e stadi evolutivi che il regno animale adotta. Ma prima di addentrarci nella pratica, cerchiamo di comprendere la natura dell’esperienza animale.
L’evoluzione è l’espressione nel tempo e nello spazio delle energie dello spirito. Abbiamo già osservato che il regno minerale è la base attraverso cui l’essenza spirituale si ‘fissa’ nello stato materiale, e che il regno vegetale è il primo elemento di intermediazione tra lo stato terrestre e quello celeste. Il passo successivo consiste nell’emancipazione delle forme dal vincolo della fissità, il ‘disancoramento’ dall’elemento-matrice, precursore di nuovi gradi di libertà nell’evoluzione della natura. È il regno animale che, attraverso il primato dell’istinto, rappresenta la coscienza essenziale o esatta della natura stessa. Ancora non si tratta di una vera e propria autocoscienza, ma dell’incarnazione di una volontà che mira ad animare – a dotare di anima, di respiro, di vita. Possiamo considerare il regno animale come espressione di una forma di indipendenza, ancora soggiogata dall’istinto, ma già in grado di accrescere e di espandere il progetto della natura verso nuovi stadi di rappresentazione.
La pratica consiste nell’immedesimarsi in una forma animale qualsiasi (di insetto, rettile, mammifero, ecc.). All’inizio è consigliabile riferirsi ad un’immagine, quindi a un animale in condizioni di immobilità; poi si inizia a percepirne il moto, il volo, lo strisciare o il nuotare, in base al soggetto scelto. Nulla vieta di concentrarsi su una animale in presenza, o di evocarne la figura attraverso l’immaginazione (se ci si è sufficientemente impratichiti con gli esercizi per la formazione mentale del Livello III), ma è meglio procedere gradatamente. Considerando le differenze di percezione e di sensibilità di un animale rispetto all’esperienza di un essere umano – quando non di vera e propria estraneità – è sufficiente in questa pratica realizzare il secondo stadio del trasferimento cosciente. Anche così, si possono avere esperienze illuminanti sul modo in cui gli animali percepiscono l’ambiente attraverso le porte dei sensi.
Una volta adattati alla forma e alle sensazioni che si sperimentano durante il trasferimento di coscienza (ad esempio l’esperienza del volo per un uccello) e si riesce a mantenere l’immaginazione per cinque minuti, si può passare alla pratica con gli esseri umani.
Rispondi