Creatività e pratica rituale

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Nel Quarto Livello Bardon dedica alla Formazione Fisica un’unica sezione, rivolta allo studio dei rituali personali. Il rito, alla base dello svolgimento di un rituale, è attinente come etimologia al greco ἀριϑμός  (arithmós), numero, e al sanscrito ऋत (Ṛta), ordine cosmico o principio che regola le operazioni universali a livello naturale, morale e sacrificale.

Si può quindi intendere il rito come un ritmo che pone su una sequenza vibratoria affine gli stati fisici, animici e mentali, di modo che si possa agire sui diversi piani secondo le leggi dell’analogia, utilizzando i rituali appropriati alle finalità che si vogliono ottenere. Ed è proprio ciò che intende Bardon quando dice:

Il principio fondamentale dei rituali è basato sulla conferma di un’idea, di una sequenza di pensieri attraverso una modalità espressiva esteriore, o al contrario sulla sequenza di pensieri suscitata da un gesto o un’azione …

Franz Bardon – Initiation Into Hermetics – Wuppertal 1987, p. 64

Tuttavia, va fatta una distinzione in merito a quelli che sono i rituali organizzati secondo i principi propri alle varie istituzioni iniziatiche o religiose, che seguono una forma – spesso complessa e articolata – dettata dalla tradizione di riferimento. Bardon non nega l’utilità di un rituale organizzato, che ha la sua ragione d’essere nell’unificare e convogliare le energie e i pensieri di chi vi partecipa; egli rileva semplicemente il fatto che qualunque rituale ha una funzione di supporto e di coordinamento della mente del partecipante, e che grazie ad esso si aprono dei canali di comunicazione con certi stati sottili della realtà.

E qui veniamo al concetto di rituale personale. Ciò che lo differenzia dal rituale organizzato è il grado di libertà che il praticante è in grado di esercitare nella scelta dei gesti e delle posizioni destinate a rappresentare il risultato che egli vuole ottenere. Qui entriamo nella sfera creativa della pratica ermetica, che lega gli atti del singolo ai gradi superiori dell’essere; la creatività, in tale contesto, è la capacità di attingere alla propria unicità e di manifestarla secondo una modalità esclusiva. Ciò comporta, come effetto collaterale, la necessità di mantenere una certa riservatezza sul lavoro svolto, perché anche solo il parlarne pregiudicherebbe il risultato finale. Bardon spiega, a tale proposito, che la condivisione di una pratica personale permetterebbe ad altri di sfruttare il potenziale energetico che si viene a creare grazie alla ripetizione del rituale, depotenziandone l’esito.

Un ultimo appunto va fatto sul senso del rituale personale. Esso è di fatto una scorciatoia, uno strumento utilizzato per velocizzare un’operazione che altrimenti richiederebbe più tempo per finalizzarsi. È essenziale che il praticante abbia già appreso a manipolare gli Elementi, come spiegato nella formazione animica di questo Livello; mancando questa competenza, ottenuta nel modo lento, le tecniche rituali non sortirebbero alcun effetto.


Per quanto riguarda le tecniche di esecuzione della pratica, Bardon offre pochissime indicazioni, e la ragione è ovvia. L’azione creativa richiede un approccio personale che lo studente, giunto a questo stadio di preparazione, dev’essere in grado di gestire in autonomia. Le linee guida sono queste:

  • Pensate all’idea che volete realizzare. Ricordatevi che l’ermetista è un essere etico; i desideri sono sempre rivolti al bene, vostro e di chi vi circonda.
  • Condensate gli Elementi che volete utilizzare per la realizzazione dell’idea nelle dita, secondo questa associazione: pollice-Acqua, indice-Fuoco, medio-Ākāśa, anulare-Terra, mignolo-Aria; la mano destra rappresenta gli Elementi nella loro fase positiva o attiva, la mano sinistra quelli nella fase negativa o passiva.
  • Studiate una serie di gesticolazioni che secondo la vostra natura possano rappresentare l’idea o il desiderio scelti. Bardon enfatizza il lavoro con le mani e con le dita alla stregua di mudra, gesti e movimenti delle mani che ‘sigillano’ l’autenticità della pratica.
  • Nello stesso tempo, associate l’idea all’Elemento o agli Elementi che ritenete appropriati per la sua realizzazione, per il tramite dell’immaginazione; potete esprimere l’idea a voce o in silenzio, ma sempre con l’intenzione volitiva al tempo presente, come se il desiderio fosse già realizzato. In questo si seguono le linee guida già date per l’autosuggestione.
  • Con la tecnica del rilascio esplosivo, liberate l’Elemento o gli Elementi – che attraverso le loro attribuzioni rendono effettiva la vostra volontà – nell’ambiente circostante .

La pratica richiede un po’ di tempo per essere affinata e diventare effettiva. Con l’esercizio, il potenziale energetico creato dalle frequenti ripetizioni consentirà di automatizzare il processo; a quel punto, con il rituale sincronizzato con l’immaginazione, sarà sufficiente l’esercizio gestuale per rilasciare l’effetto. All’inizio, conviene sperimentare con un solo Elemento e limitarsi a un unico desiderio, per poi provare con una combinazione di Elementi. Solo il tempo, la pratica e l’intuito possono suggerire le giuste associazioni di Elementi e la gestualità appropriata per agire con efficacia. In base alle circostanze, si possono sviluppare rituali di semplice esecuzione attraverso il solo movimento delle dita, da eseguire in pubblico senza essere notati.  

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