Modificare il piano di rappresentazione degli aspetti planetari

Impiegando le tecniche astrologiche standard, quando vogliamo definire la posizione di un pianeta in un tema prendiamo in considerazione il suo valore di longitudine geocentrica eclittica, ovvero il suo moto apparente annuale lungo il piano dell’orbita terrestre attorno al Sole. Un altro sistema di riferimento, quello equatoriale, si basa sulla proiezione celeste del piano di rotazione terrestre utilizzando due coordinate di riferimento: l’ascensione retta – la distanza angolare di un punto misurata sull’equatore verso est a partire dall’equinozio vernale – e la declinazione – la distanza angolare di un punto a nord o a sud dell’equatore. Tali valori, che consentono di identificare univocamente la posizione di un corpo celeste, sono analoghi alla longitudine e latitudine geografica utilizzate per individuare un luogo sulla superficie terrestre.
Per contro, servendoci esclusivamente della longitudine eclittica, abbiamo sì la posizione del pianeta rispetto alle costellazioni zodiacali, ma non la sua ubicazione esatta nel cielo; ritornando al sistema di riferimento geografico, è come se tentassimo di individuare Roma sul mappamondo considerando solo il valore di longitudine, quando all’incirca sullo stesso meridiano troviamo anche Venezia e Copenaghen. Così, quando ad esempio diciamo che Luna e Mercurio sono congiunti a 15 gradi della Bilancia, presumiamo di vederli appaiati nel cielo, ma in realtà potrebbero essere distanti come due città sul medesimo meridiano ma non sullo stesso parallelo. Gli aspetti in declinazione introducono quindi una seconda dimensione che consente di definire in modo univoco la posizione dei pianeti sulla sfera celeste, permettendoci di dettagliare alcuni aspetti dell’interpretazione astrologica.
Due pianeti si dicono in parallelo quando presentano la medesima declinazione (nord o sud) con uno scarto massimo di circa un grado; sono in controparallelo quando hanno la medesima declinazione ma uno a nord e uno a sud dell’equatore. A motivo dell’obliquità dell’eclittica rispetto al piano di rotazione terrestre, l’aspetto massimo di declinazione è di 23° 45’ nord o sud. Tuttavia, i pianeti non giacciono regolarmente sul piano dell’eclittica, ma se ne possono discostare di qualche grado (fino a 17° per Plutone); questo comporta che, adottando il sistema di riferimento equatoriale, i pianeti possano oltrepassare la declinazione massima. Quando ciò accade, il pianeta viene contrassegnato come OOB (out-of-bound), a indicare una dinamica particolare che si riflette nell’analisi del tema.
I paralleli nella storia recente dell’astrologia
Gli aspetti in declinazione, a parte l’ovvio riferimento all’intersezione tra equatore celeste ed eclittica all’origine dei punti equinoziali, non pare abbia suscitato l’interesse degli autori antichi, al contrario dei paralleli di latitudine (l’altezza nord e sud dei pianeti rispetto al piano dell’eclittica). È nel diciannovesimo secolo che un promotore come Zadkiel (al secolo Richard James Morrison, astrologo inglese conosciuto per il suo Zadkiel’s Almanac) propugna un utilizzo esteso dei paralleli di declinazione, ritenendoli persino più forti nei loro effetti degli aspetti classici di congiunzione. L’astrologo belga Gustave-Lambert Brahy, fondatore nel 1926 della Revue Belge d’Astrologie, asserisce che tali aspetti sono in grado di spiegare le fluttuazioni borsistiche ed economiche, nonché (in relazione ai pianeti lenti) i grandi eventi della storia; secondo l’autore, il pianeta più alto in declinazione domina sempre quello più basso, e il rovesciamento dei rapporti porta al cambiamento delle dinamiche [1]. Per il tedesco Von Klöckler l’influenza degli aspetti in declinazione appare estremamente dubbia, fatta salva la potenziale efficacia del parallelo della Luna con gli altri pianeti [2]. Qualche autore ne utilizza i dati in campo sinastrico, nella considerazione che tali aspetti rafforzano i valori di co-dipendenza nel rapporto. In generale, la sensazione che se ne trae è che l’argomento susciti un acceso entusiasmo o all’opposto una cauta indifferenza nella comunità degli astrologi, come si trattasse di due mondi differenti che a malapena si incontrano.
Gli aspetti di declinazione nella pratica
L’aspetto di parallelo è assimilabile, a livello interpretativo, ad una congiunzione sull’eclittica, così come il controparallelo ad un’opposizione; almeno questo è quanto sostiene la maggior parte dei fautori del metodo. Tuttavia, mescolare sistemi di rappresentazione così diversi come quelli eclittico ed equatoriale presenta dei rischi, a meno che non si riesca a definirne con esattezza il rispettivo ambito.
Gli aspetti planetari sull’eclittica sono strettamente connessi al simbolismo zodiacale. Il pianeta nel segno identifica in quale modo la funzione esercitata dal pianeta si inscrive nel sistema di campo dello zodiaco, che a livello archetipico rappresenta la nostra coscienza nelle sue dodici manifestazioni legate al ciclo stagionale: è il modello fisico, animico e mentale con cui veniamo al mondo.
Per contro, il pianeta nel suo rapporto di declinazione esprime una realtà extra-zodiacale, al di fuori del significato di una personalità che si rispecchia nel più vasto insieme macrocosmico. È come se il pianeta giocasse da solo, libero dai legami dell’individualità che è tenuto a rappresentare, e diventasse una forza impersonale del destino che tesse indisturbata la trama degli eventi. In questo senso i paralleli aiuterebbero nella scoperta di quei doni, talenti, eventi apicali e negatività (nel caso dei controparalleli) difficili da contestualizzare nell’ambito del rapporto “orizzontale” dato dalla longitudine zodiacale. Il simbolismo “verticale” dell’aspetto di parallelo è come uno sguardo dato alle potenze del fato, un uscire dal microcosmo individuale per assaggiare l’influenza planetaria allo stato puro.
Nel caso di un pianeta out-of-bound, ci si può attendere che esso fornisca all’individuo un tendenza a non accettare i limiti, sviluppando un potenziale creativo inaspettato nel contesto del simbolismo del pianeta di riferimento ma pure, nella sua espressione negativa, un comportamento instabile o anormale in base ai parametri standard della società.
[1] Cit. in: H. J. Gouchon – Dizionario di Astrologia vol. 1 – Milano 1980, p. 274 sgg.
[2] H. Freiherr Von Klöckler – Corso di Astrologia vol. 1 – Roma 1979, p. 129.
Rispondi