La prima fase della trasmutazione cosciente

Nel paragrafo sul trasferimento di coscienza, abbiamo elencato i prerequisiti necessari per la corretta esecuzione della pratica, oltre al modo di intendere il trasferimento e agli obiettivi verso cui si deve tendere. È ora il momento di mettere in pratica gli insegnamenti cimentandosi nel trasferimento di coscienza verso gli oggetti inanimati..
Perché proprio gli oggetti inanimati? Secondo gli insegnamenti di Bardon, come sempre votati a una sequenza di pratiche che si svolgono secondo una logica progressiva, iniziare con i vegetali, gli animali o con gli esseri umani, senza prepararsi adeguatamente al processo di trasmutazione, creerebbe una serie di problemi. Con un ente dotato di vita, tenderemmo infatti a proiettare le similitudini che ci accomunano ad un altro essere vivente, tentando di interpretarne il senso utilizzando il nostro metro di esperienza. Al contrario, la struttura di un oggetto inanimato è così aliena rispetto alla nostra consapevolezza che non potremmo fare altro che metterci in una posizione di “ascolto”, affrontando l’esercizio senza l’intromissione di preconcetti e di false proiezioni; vedremmo cioè l’oggetto nella sua “nudità”, privo dei contrassegni inerenti all’esperienza cosciente umana.
Di primo acchito questo processo di spersonalizzazione può sembrare inquietante, ma è un passo necessario per affrontare in seguito i trasferimenti più impegnativi verso gli esseri viventi. Qui, infatti, possiamo concentrarci sulla pura forma e struttura dell’oggetto, cercando di carpirne il significato in seno alla coscienza universale a cui tutto partecipa. Essendo limitati da una percezione sensoriale umana, il trasferimento di coscienza è un modo per superare i nostri limiti e partecipare a una serie di esperienze che ci sarebbero altrimenti negate.
La difficoltà maggiore risiede probabilmente nel capire come un oggetto inanimato possa ospitare la consapevolezza dello sperimentatore. In realtà, quello che è fuorviante è l’inadeguatezza del linguaggio di fronte a determinati concetti. Come già descritto nel post introduttivo, il trasferimento di coscienza non implica una rilocazione nello spazio, bensì un adattamento della consapevolezza in una forma differente, sino a giungere, con la pratica ripetuta, a sentire meno il proprio corpo e più l’oggetto con cui ci si identifica. Non si tratta quindi di essere come il “Genio nella lampada” imprigionato in un involucro, ma di avviare un processo di identificazione che induce ad essere “simili” all’oggetto-bersaglio. La pratica di trasmutazione in oggetti inanimati è il primo passo verso la liberazione del corpo mentale dalle rigide barriere imposte dall’esperienza fisica.
Ed ora la pratica:
- Assumete la vostra posizione preferita, con uno o più oggetti di fronte a voi; potete anche optare per un solo oggetto, e quando lo desiderate o vi sentite pronti passare ad altri, in questa fase non è importante. Scegliete qualcosa di non troppo complicato, come ad esempio una matita.
- Fissate la matita fino a cogliere quanti più particolari vi è possibile; in questa fase iniziale l’esercizio è simile a quello della concentrazione visiva. Chiudete gli occhi e immaginate di trasmutarvi nell’oggetto. Sentite di svilupparvi in lunghezza, percepite una vostra estremità fatta a punta e l’estremità opposta con una gomma per cancellare; esternamente siete del colore della matita, internamente siete fatti di legno e avete un’anima di grafite (naturalmente dovete adattare la descrizione all’oggetto che avete scelto). Bardon non specifica se gli occhi vengono tenuti chiusi o aperti; ma almeno nei tentativi iniziali gli occhi chiusi facilitano il procedimento.
- Una volta stabilizzata la sensazione di essere nell’oggetto, iniziate a considerarne la relazione con l’ambiente: il tavolo o la superficie su cui è appoggiato, gli oggetti circostanti, la stanza o il luogo in cui si trova. Dovete essere in grado di adottare una prospettiva rovesciata, ovvero considerare l’ambiente dal punto di vista dell’oggetto stesso. Questo passo è molto importante perché potenzia il processo di similitudine con l’oggetto.
- Cercate di immedesimarvi il più possibile nella percezione di forma, dimensione e di relazione con gli oggetti esterni; la misura del successo nella pratica è data dalla progressiva perdita di percezione del corpo fisico. Mantenetevi in questo stato per almeno cinque minuti, poi se avete tempo passate ad un oggetto differente.
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