Il completamento dei puri potenziali espressi dalla croce dell'incarnazione

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Proseguendo la lezione di un post precedente, affrontiamo ora il tema della tripartizione dei quadranti, che dà origine alle categorizzazioni successive.

Le Case angolari

Le Case angolari, come abbiamo visto nel simbolismo della croce, hanno come riferimento iniziale gli assi della croce dell’incarnazione. Le Case I e VII rappresentano l’intuizione del sé che si rivela attraverso l’altro, la nascita della forma che crea contestualmente lo spazio di rappresentazione, in cui ci riconosciamo e siamo riconosciuti; per tale ragione si dice che l’Ascendente raffigura la personalità e l’individualità ma anche la maschera, ovvero il modo in cui si appare agli altri. L’asse IV/X fa riferimento alla dimensione verticale dell’esistenza, ovvero alle modalità di risposta interiori ed esteriori della percezione che abbiamo di noi stessi e degli altri. Si deve comprendere a questo punto di come non sia effettivamente possibile isolare il significato di assi, quadranti ed emisferi senza considerarne la reciproca interazione, che ha come conseguenza l’incontro nel punto di intersezione, l’accordo di intuizione, percezione, sensazione e intelletto che ruotano attorno al motore immobile del sé, che costituisce la ragione d’essere dell’epifania individuale.

Le Case succedenti

Le Case succedenti (II, V, VIII, XI) rappresentano la reazione all’azione delle case angolari, o meglio l’ambito immediato di rappresentazione del fondamento angolare. A questo punto si danno due possibilità: se il fuoco rimane centrato sul fattore angolare, ovvero se durante l’atto espressivo permane la consapevolezza di sé, allora il frutto dell’azione è come deve essere, un’espressione armonica e comprensiva dell’agente; nel caso opposto, quando la creazione prende il sopravvento e rivendica la sua autonomia, gli aspetti divisivi hanno la meglio e l’individuo diviene schiavo e succube della sua creazione. Nei rapporti tra Case angolari e succedenti abbiamo:

  1. I/II: consapevolezza di sé che acquista solidità attraverso l’eredità terrena, l’essere umano che feconda la terra con la sua intuizione o che ne trae vantaggi materiali; nel caso negativo tendenza al materialismo.
  2. IV/V: il potenziale interiore diviene creativo, si riproduce in forme individuali o in azioni e pensieri originali come naturale espressione del senso di intima certezza e stabilità; nel caso negativo l’energia si perde nell’autoaffermazione egoistica di sé priva di vero fondamento.
  3. VII/VIII: la consapevolezza dell’altro diviene unione e compartecipazione affettiva grazie alla rinuncia alle barriere individuali, o relazione proficua di qualsivoglia tipo; al negativo incapacità di offrirsi all’altro e quindi disgregazione dei rapporti.
  4. X/XI: la realizzazione extra-individuale in senso sociale incontra il potenziale evolutivo offerto dall’aspirazione e dal desiderio verso piani e sviluppi futuri; al negativo tali proiezioni assumono una valenza utopica.

Le Case cadenti

Le Case cadenti (III, VI, IX, XII) rappresentano la sintesi significativa delle due case che precedono, la risultante dell’incontro tra la condizione primordiale della casa angolare con l’ambito espressivo della casa succedente; si ricrea così il concetto di unitarietà espresso dalla casa angolare stessa, ma questa volta su di un piano più focalizzato, come risultato del nostro efficace o fallace modello di integrazione dell’impulso formativo delle case precedenti:

  1. II/III: integrazione tra il sé e l’ereditarietà genetica e sostanziale attraverso lo sviluppo del sistema nervoso, che si rivela anche nel rapporto tra elementi ancestrali (fratelli e sorelle) o nei contatti a corto raggio (familiari, vicinato, brevi viaggi); al negativo il peso eccessivo dato agli elementi ereditari e materiali a scapito della formazione del sé conduce a uno sbilanciamento più o meno accentuato della propria psiche e a rapporti conflittuali con l’ambiente circostante.
  2. V/VI: l’efficiente espressione individuale dei potenziali interiori genera un ritmo quotidiano ben adattato alle circostanze, ricco di frutti che si palesano in forma dell’altrui disponibilità e di un ambiente conforme alle proprie esigenze; al negativo gli eccessi egoici causano conflitti e stati di squilibrio psicofisico che inducono alla malattia.
  3. VIII/IX: la capacità di trasformazione che scaturisce dall’accettazione del rapporto con l’altro proietta verso un’espansione della coscienza non più limitata dai confini individuali, libera interiormente di superare i termini abituali del pensiero ed esteriormente di accrescere la conoscenza del mondo, ad esempio viaggiando; al negativo l’incapacità o l’impossibilità di gestire il rapporto con l’altro accentua l’aspetto distruttivo della trasformazione individuale, proponendo lo stesso tipo di esperienza, che però viene vissuta come una catarsi dolorosa.
  4. XI/XII: la finalizzazione dei progetti e delle aspirazioni esistenziali prelude a uno stato di transizione che contiene in germe l’impulso verso una nuova nascita della personalità, all’insegna dell’altruismo e della nobiltà d’animo; al negativo le speranze dettate dagli ideali si fanno vane, la vita diviene come una prigione nel sogno del non vissuto, o un ritorno a un ciclo di schiavitù sino a che non sopraggiunge una nuova visione.

Nel completarsi di questa tripartizione si esprime il concetto alla base del simbolismo trinitario: il presentarsi dell’Uno nel molteplice, la sostanza che si veste di una forma. La predominanza di configurazioni planetarie in uno o più di questi settori indicherà, dal punto di vista dell’evoluzione individuale, su quali parti è necessario lavorare per ottenere l’espressione armonica del proprio sé.

La sequenza delle 12 Case

Rudhyar propone ancora un’associazione tra le Case e il loro significato dal punto di vista dell’astrologia transpersonale (rispetto all’originale i contenuti sono stati rielaborati):

  1. Il Seminatore. L’impulso destinico particolare, la nascita della consapevolezza di sé.
  2. Il Suolo. L’eredità genetica e materiale sulla quale si modella il destino. La fruizione della sostanza fisica. La ricchezza, il possesso.
  3. Il Seme. Il formarsi di un nucleo di sintesi tra il sé e le impressioni sensoriali che dà origine alle prime forme di rapporto con l’ambiente circostante. L’intelletto formativo.
  4. L’Anima. L’impulso destinico nasce alla forma, secondo il modello portato dal seme paterno.
  5. L’Individuo. La manifestazione del sé nella libera espressione. Procreazione e ricreazione.
  6. Il Raccolto. Il rapporto tra l’individuo e le circostanze esteriori genera il ritmo quotidiano nell’esercizio delle proprie facoltà, portatore di frutti attraverso il lavoro e il benessere psicofisico; al negativo disadattamento nei confronti del vivere quotidiano, squilibrio portatore di malattie.
  7. Lo Scambio. Il completamento della funzione individuale porta al riconoscimento dell’altro da sé come aspetto complementare della propria evoluzione; il punto di equilibrio tra il sé e l’altro.
  8. La Trasmutazione. Morte simbolica dell’individuo che prelude alla rinascita su un piano più elevato, come risultato di uno scambio umano reciproco. La dismissione delle forme.
  9. La Preparazione. Nel silenzio dell’individualità, sorgono i piani e le architetture che anticipano la formazione dell’uomo superiore, aperto alle astrazioni mentali e all’adattamento attivo nei confronti delle gerarchie sociali e transpersonali.
  10. Il Compimento. Raggiunto l’apice formativo il sé si compie nelle istanze sociali che gli sono proprie. L’influenza della madre quale portatrice di un più ampio quadro di riferimento (anima nazionale).
  11. Il Superamento. Le istanze sociali divengono il nuovo modello di riferimento nelle relazioni, che si ampliano sino a comprendere nuove forme di rapporti sociali e amichevoli. La visione degli ideali che veicolano il riformismo dei pensieri e della società superando i vecchi schemi.
  12. La Liberazione. Il destino è compiuto. Qui si aprono due strade: una porta a soccombere alle fatalità, alle potenze inerti della società che non si è stati in grado di affrontare e di redimere, con il risultato che la personalità si esprime in una forma circoscritta dal proprio destino incompreso; l’altra affronta le forze limitanti della coscienza sociale svincolandosi, con la volontà e con il sacrificio, dall’inerzia esistenziale. Il karma è risolto, il ritmo interiore si dissolve per consentire il plasmarsi di nuove forme di vibrazione.

Come è facile intuire, quest’ultimo tipo di approccio interpretativo ha un significato evolutivo più che meramente giudiziario; le Case perdono la loro fissità geometrica per divenire stati di transizione che portano ad attualizzare i potenziali intuitivi e formativi espressi dagli assi angolari nell’ambito della rappresentazione individuale, sociale e spirituale. La tripartizione dei quadranti si pone la finalità di ‘stabilizzare’ il processo evolutivo in un ambito facilmente identificabile dal punto di vista dell’esperienza quotidiana. Ma ciò non significa isolare i vari momenti come se fossero monadi insensibili alle sollecitazioni esterne; sia gli aspetti di transizione che di fissazione delle esperienze possono convivere attraverso un processo di rinnovamento che, pur mantenendo inalterati i significati simbolici delle configurazioni sottostanti, offra forme di rappresentazione destinate a maturare nel tempo.

I compromessi della domificazione

Il calcolo della domificazione nasce da un compromesso tra due sistemi di riferimento – equatoriale ed eclittico – proiettati sulla sfera celeste locale. Nel sistema di domificazione accolto più diffusamente dagli astrologi, quello di Placido (ma vale per quasi tutti gli altri sistemi), è necessario adottare un accomodamento che permetta di rappresentare sul piano bidimensionale del grafico oroscopico la differenza ascensionale dei segni in relazione alla latitudine del luogo di osservazione. La risultante è una struttura dove la distanza longitudinale tra gli assi angolari si discosta dal valore ideale di 90° a causa dall’inclinazione dell’asse equatoriale rispetto a quello eclittico (tranne che in due momenti della giornata, quando i punti equinoziali intersecano la retta Est-Ovest sull’orizzonte a 0° Ariete e 0° Bilancia); anche le case intermedie risentono conseguentemente di tale circostanza. Per le latitudini oltre il circolo polare artico (circa 66° nord e sud) il sistema entra in crisi; ad esempio, nella stagione invernale, dove il sole non sorge, il punto di massima culminazione (Medio Cielo) si trova sotto l’orizzonte. Molte sono le soluzioni proposte per ovviare alle debolezze intrinseche nei vari sistemi, ma nessuna ha mai raccolto un consenso perlomeno quasi unanime.

Visto che la questione della domificazione è uno degli aspetti più controversi nell’applicazione dei rapporti celesti e terrestri tridimensionali su un grafico bidimensionale, e considerando che l’astrologia è la lettura di un simbolismo complesso che unisce inestricabilmente le coscienze di chi chiede e di chi dà le risposte, nulla vieta di pensare che ciascun interprete “vesta” l’interpretazione con l’abito che più si addice alla sua visione prospettica. In questo modo i potenziali formativi espressi dalle posizioni planetarie in rapporto all’eclittica vengono condotti ad una realtà espressiva sul piano terrestre in conformità alla coscienza dell’osservatore (l’astrologo), che è libero di cogliere i nessi che gli si presentano in intima unione con la sua natura, che a sua volta è parte integrante di questa relazione. Questo perché, da un punto di vista transpersonale, sia l’astrologo che il consultante condividono il medesimo processo.


Bibliografia

Rudhyar, Dane – La Pratica dell’Astrologia – Roma 1985

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