Le nozze magiche dei simboli planetari

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In matematica un punto è equidistante da altri due punti quando è sempre alla stessa distanza da questi punti. Applicando il concetto allo scenario astrologico, il punto di equidistanza è ricavato dalla media aritmetica delle longitudini eclittiche di due pianeti. La formula generale per ricavare il punto di equidistanza è:

long. pianeta 1 + long. Pianeta 2 / 2

ad esempio, se Marte è a 0° Toro e Venere a 0° Pesci, abbiamo:

30° (Marte) + 330° (Venere) = 360° / 2 = 180° = 0° Bilancia.

Questo è il punto più distante dai due pianeti; l’ altro punto equidistante da prendere in considerazione, quello opposto di 180° al primo, è situato a 0° Ariete.

La storia

In un’opera di Bonatti [1], il Liber Astronomiae, si trovano indicazioni di un utilizzo dei punti di equidistanza applicati a una tecnica per la correzione dell’ora natale, al fine di perfezionare le date per predire l’esito delle campagne del Conte di Montefeltro; il nobile sconfisse il nemico ma fu ferito nella schermaglia, proprio come predetto. Ma un loro utilizzo più sistematico lo troviamo in Martin Pegius, avvocato e astrologo sloveno del Cinquecento. In tempi più recenti Alan Leo [2] impiegò i punti di equidistanza assieme alle direzioni dell’arco solare [3].

Con Alfred Witte [4] e la Scuola Astrologica di Amburgo (nota anche come Astrologia Uraniana), i punti di equidistanza furono inquadrati in un sistema astrologico totalmente rinnovato nelle premesse, facente uso di un grafico a 90° al posto dei consueti 360° dello zodiaco tradizionale. Dallo stesso filone ebbe origine la Cosmobiologia di Reinhold Ebertin [5], che eliminò l’uso dei pianeti trans-nettuniani mantenendo tuttavia l’impianto teorico della Scuola di Amburgo nonché i punti di equidistanza.

I metodi

Al di là degli utilizzi specifici appena descritti, i punti di equidistanza trovano applicazione anche nella tradizionale astrologia interpretativa. Un mezzopunto diventa un luogo sensibile con cui i pianeti – ma anche i nodi lunari, Ascendente e Medio Cielo – possono interagire, sia nelle configurazioni natali che per pianeti in transito o progressi, per dare un esempio; nei temi compositi o sinastrici si può ancora leggere l’aspetto tra il pianeta di un soggetto e il punto di equidistanza nel tema di un secondo soggetto. Gli aspetti considerati significativi tra pianeti e mezzipunti sono la congiunzione, l’opposizione e la quadratura; per alcuni astrologi sono da prendere in considerazione anche gli aspetti minori di semiquadrato (45°) e sesquiquadrato (135°).

Questa è la notazione convenzionale per indicare la congiunzione di un pianeta, in questo caso Mercurio, con il punto di equidistanza di altri due pianeti, nell’esempio Saturno e Plutone.

Ma il segno di uguale può designare qualsiasi aspetto con il mezzopunto.

Questo è un albero dei punti di equidistanza, che ci mostra con quali mezzipunti di un tema natale il Sole forma aspetti.

Considerando l’elevato numero di punti di equidistanza presenti in un tema, è più semplice utilizzare un programma che generi sia la tipologia di albero illustrata (gli aspetti dei pianeti con i mezzipunti) sia l’elenco di tutti i mezzipunti.

L’interpretazione

L’elemento interpretativo, considerando l’elevato numero di aspetti che viene generato, richiede un’opera di sfoltimento e di discriminazione nella scelta dei mezzipunti da privilegiare per l’analisi del tema; non dimentichiamo che esistono anche gli aspetti tradizionali. Seguono alcune regole non vincolanti ma di buon senso:

  1. Considerare solo il mezzopunto più vicino ai pianeti da cui ha origine, e non quello opposto di 180°. La maggior parte degli astrologi valuta il mezzopunto distante molto più sfumato nella sua azione rispetto alla controparte. Inoltre, si evita un eccesso interpretativo. Solo in un caso, quando due pianeti sono in opposizione esatta, si possono valutare entrambi (perché i due mezzipunti sono equidistanti).
  2. Privilegiare i punti di equidistanza formati da pianeti già in aspetto tolemaico.
  3. Alcuni considerano solo la congiunzione di pianeti ed angoli (ASC e MC) ai mezzipunti, non gli altri aspetti (opposizione e quadrato).
  4. Altri si limitano a considerare solo il punto di equidistanza formato da Sole e Luna per esaminare i potenziali vitali e di Venere e Marte per le questioni affettive. Nella realtà, è necessario un periodo di studio e di pratica per capire quali sono, per noi, i mezzipunti verso cui sperimentiamo una maggiore risonanza simbolica. Si tratta di un’arte interpretativa molto sottile, che richiede speculazione, ricerca, intuito; in caso contrario, si rischia di essere sommersi da una miriade di dettagli inutili.
  5. Mantenere l’orbita di 1°.

Il significato di un punto di equidistanza si può esprimere come la filiazione di due termini planetari; il loro simbolismo viene così miscelato sino a formare il giusto equilibrio di entrambi i fattori. È come la creazione ex-novo di un luogo zodiacale che funge da potenziale per lo svelarsi e il dispiegarsi di modi diversi di affrontare l’esistenza, una sorta di “livello successivo” dell’esperienza, come lo sono i figli per una coppia. In questo senso, specie se utilizzato con le tecniche previsionali, assume quasi un valore “profetico”, o può suggerire i dettagli per affrontare in modo rinnovato le battute d’arresto del proprio cammino evolutivo.

Dare una panoramica dei significati dei diversi mezzipunti risulterebbe limitante; si rischierebbe di replicare, almeno in parte, quelli che sono i simbolismi dei pianeti in gioco. È molto meglio utilizzare un approccio sperimentale; ad esempio, esaminando i transiti dei luminari sui mezzipunti del proprio tema natale. I passaggi del Sole possono offrire un’idea di come il simbolismo congiunto dei pianeti concorra a manifestare dei punti di svolta nella Casa che ospita il mezzopunto. Con i transiti della Luna, molto più rapidi e quindi difficili da mettere a fuoco, possiamo dedicarci all’analisi introspettiva dei repentini cambiamenti di umore occasionati dai fatti quotidiani, un modo per indirizzare proficuamente le nostre reazioni emotive. Tutto questo non esclude i tentativi di lettura con mezzipunti di altri pianeti.

Dobbiamo considerare i punti di equidistanza come tentativi di lettura di un piano simbolico alternativo a quello tradizionale che necessita, da parte dell’interprete, di un affinamento delle sue facoltà intuitive e di un approccio originale alle tematiche in gioco. Un’integrazione molto oculata di qualche mezzopunto con gli strumenti tradizionali si può tentare o sperimentare; ma un sincretismo massiccio causerebbe soltanto confusione.


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