L'influsso planetario secondo l'Astrologia

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Secondo il pensiero astrologico, non c’è alcun “influsso” planetario perché non è in gioco una relazione causa-effetto. L’astrologia si basa interamente sul presupposto che il fenomeno e la coscienza dell’osservatore interagiscono tra loro. Da un punto di vista astrologico, la sfera celeste e la nostra consapevolezza si uniscono nello stesso processo: ecco perché non possiamo dire che ci sia un influsso planetario, come qualcuno suggerisce.

Due meccanismi ci mostrano la connessione tra la nostra consapevolezza e la realtà circostante. Da un punto di vista relativo, i pianeti e le stelle esistono separatamente dalla nostra coscienza e, come tali, sono passibili di indagine scientifica. Il pensiero scientifico si basa su un’analisi oggettiva delle cose come appaiono, attraverso un’affermazione teorica che dia validità ai fatti e alle osservazioni sperimentali; è così che viviamo e pensiamo, ed è legittimo perché si rivela molto utile nella vita di tutti i giorni.

D’altra parte, l’astrologia mina l’opinione che il mondo fisico esista indipendentemente dalle nostre osservazioni (come suggeriscono, ad esempio, alcuni aspetti della meccanica quantistica). Di conseguenza, i fattori astrologici agiscono come un riflesso simbolico della realtà a cui apparteniamo, non richiedendo un vincolo causale. L’universo e la coscienza umana condividono lo stesso processo, di modo che possiamo spiegare l’astrologia non in un senso distintivo, ma piuttosto come un simbolo che ci rende partecipi della nostra coscienza unitaria.


Iniziamo con l’esaminare l’idea di simbolo. La parola deriva dal greco ‘συμβάλλω’ (syn-ballo), mettere insieme, unire. “Simboleggiare” la realtà circostante è il primo passo necessario che la coscienza deve compiere per riconoscere e strutturare la propria esperienza mondana. È l’origine del cosiddetto “pensiero magico”: l’io individuale organizza la propria visione secondo un punto di vista umano, di modo che il mondo esterno e quello interiorizzato si incontrino e si connettano, evitando l’esperienza caotica di un universo privo di significato. Tutte le divinazioni funzionano su questa base perché gli oggetti e gli eventi esterni diventano segni o simboli del nostro modello interiore. La filosofia monistica [1] ha un approccio simile quando afferma che le parti sono frammenti dipendenti di un tutto integrato.

Al contrario, il pensiero scientifico moderno ha bisogno di un collegamento tra la coscienza individuale e il mondo esterno a causa della perdita dell’armonia originaria, e le facoltà intellettuali garantiscono questa connessione. Entrambi gli approcci sono legittimi nei rispettivi campi di applicazione e gli esseri umani devono continuare su questa strada per sviluppare pienamente la propria individualità. Vale la pena notare che l’antonimo della parola greca συμβάλλω è ‘διαβάλλω’ (dia-ballo), gettare attraverso, calunniare, da cui il latino Diabolus e l’italiano diavolo. Il diavolo ci mostra il pericolo derivante dall’applicazione unilaterale delle risorse umane, cioè quando si avalla – quasi esclusivamente – lo sviluppo materiale a scapito degli atteggiamenti etici e spirituali (l’ego contro il sé).

Ma che dire dei pianeti? Come si spiega, una volta stabilito il rispecchiamento simbolico tra realtà interna ed esterna, il modo in cui questi simboli si combinano? Lo spieghiamo con la legge dell’analogia. Nella loro integrità fisica e spirituale, gli esseri umani agiscono come uno specchio della più grande realtà astronomica. In tal caso, qualcosa in questa realtà esterna deve riflettere lo stesso insieme di regole che presiedono alla struttura umana. E questo qualcosa è il fattore posizionale, cioè dove le cose sono nello spazio rispetto ad altre cose.

Per semplicità, daremo un esempio basato sul modello astrologico occidentale, indipendentemente dalle stelle fisse, ecc., citando solo Sole, Luna e pianeti classici.

  • Sole. È il centro del sistema solare, il datore di luce e vita sulla Terra. Analogamente, simboleggia il cuore come centro pulsante del corpo umano e l’ego o senso di un sé individuale a livello mentale.
  • Luna. Il satellite della Terra ha innumerevoli significati. Tra questi citeremo il suo potenziale riflessivo, che esprime il legame tra luce e materia. La Luna elabora la luce monocromatica del Sole in uno spettro di rappresentazioni simboliche, raffiguranti le molteplici manifestazioni della vita della Terra.
  • Mercurio. Il primo pianeta interno (rispetto all’orbita terrestre). Come tale, esprime le funzioni mentali, i mezzi di interconnessione e comunicazione tra l’Io e il mondo esterno.
  • Venere. Il secondo pianeta interno. È l’equilibrio tra sé e non sé, il passo successivo all’approccio mentale: la ricerca dell’armonia, delle unioni, delle relazioni, dell’affetto e dell’amore.
  • Marte. Il primo pianeta esterno. L’energia e la forza di volontà promanano dall’individuo per modificare il mondo con le sue azioni, attraverso l’impeto e la forza muscolare, ma anche con l’avventatezza e l’aggressività.
  • Giove. Il secondo pianeta esterno. L’energia individuale incontra la vita sociale con le sue regole; quindi, questa energia ha bisogno di svilupparsi, esplorare e organizzarsi attraverso attività mentali e di gruppo – studi, viaggi, filosofia, spiritualità, promozione sociale.
  • Saturno. Come ultimo dei pianeti classici, Saturno simboleggia la maturità fisica e morale, ovvero l’individuo al suo meglio in termini di indipendenza e razionalità. Nel corpo umano, denota sia la pelle che le ossa, ciò che delimita e sostiene la struttura corporea.

[1] Il monismo è un concetto filosofico che postula una visione unitaria del mondo, spiegata attraverso l’interazione di percezione e concetto o come unione tra l’osservazione pensante e la molteplicità del percepito. Esso suggerisce che il pensiero è il ponte che connette percezione e concetto, generando quindi una coerenza tra i vari frammenti percepiti. La percezione costituisce l’aspetto oggettivo della realtà, mentre il concetto rappresenta lo sviluppo soggettivo di quella stessa realtà. Il pensiero serve come un collegamento concettuale che unisce i due aspetti e che rivela le connessioni naturali e ideali tra le cose secondo l’organizzazione percettiva di uno specifico individuo. Attraverso questo processo di apposizione concettuale, la realtà è completa, e soggetto e oggetto della percezione si integrano in una visione unitaria.

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