Diversamente da quanto si crede, non esiste un salto evolutivo, o meglio una progressione lineare, che dal pensiero magico porta a quello scientifico: si tratta di modi diversi di intendere una medesima realtà.

Pubblicato su Quora

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Nel caso del pensiero magico, che viene facilmente associato allo stadio ‘primitivo’ dell’umanità, la distinzione tra osservatore e fenomeno non viene accentuata, perché esiste ancora il sentimento di un’unità tra l’uomo e ciò che lo circonda; questa è la radice del pensiero magico e dell’astrologia, non priva di effetti collaterali quali la superstizione o la ciarlataneria.

Sull’altro versante il processo di individuazione, che procede ormai da molto tempo, impone un modello di conoscenza basato sulla interrelazione mentale e causativa, perché venendo meno i presupposti dell’unità tra tutte le cose, si è reso necessario affinare lo strumento dell’intelletto per riappropriarsi dei significati che in precedenza erano conosciuti per via intuitiva; questo sta all’origine dell’approccio scientifico attuale, che come effetto collaterale propende a una certa disarmonia tra le opportunità offerte e la loro applicazione.

Lo sviluppo scientifico ha certo molti meriti, ed è necessario al completamento dello sviluppo umano. Ma senza la controparte legata a una maturazione interiore, la ‘purezza’ della scienza rischia di naufragare sotto la spinta di un’applicazione squilibrata della stessa, figlia dell’abbandono da parte dell’essere umano della creazione che egli investiga.

Per tale motivo credo che alcuni uomini e donne di scienza sentano, anche solo a livello di credo e senza interrogarsi sui veri motivi, che una dottrina come quella astrologica possa in qualche modo compensare la dis-umanità della scienza attuale, il suo enuclearsi dal soggetto della conoscenza.

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