Il ruolo degli Elementi nell'astrologia tibetana
Tara Verde – La Madre di tutti i Buddha, pronta a scendere dal suo trono per offrire protezione a coloro che soffrono

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La presenza di un quinto elemento nell’astrologia Tibetana e Cinese è sempre motivo di un qualche disagio – sottile ma insistente – per l’astrologo occidentale, quasi che l’elemento in soprannumero possa minare le solide fondamenta del quaternario. Per avere quantomeno un’idea del senso che ispira l’architettura dei vari sistemi astrologici occorre ricordare che: a)  qualunque sistema simbolico è essenzialmente numerico, o meglio è esprimibile nella sua essenza grazie alla serie dei numeri naturali; b) strutture numeriche differenti, cioè modi diversi di organizzare la relazione tra i numeri, danno coesione ai vari sistemi astrologici; c) un sistema astrologico è organico, ovvero funzionale, quando la sottostante architettura numerica presenta relazioni coerenti. La coerenza in questo caso è fornita dalla funzione catalizzatrice del quinto elemento (la Terra) che agisce, come spiegato nei capitoli che seguono, come fattore dinamico di mutamento.

Gli apporti cinesi all’astrologia tibetana

Quando all’inizio Fu Hsi regnava sul mondo, guardò in alto e contemplò le immagini nei Cieli; guardò in basso e contemplò i disegni sulla Terra. Contemplò i segni degli uccelli e delle bestie… Procedeva direttamente da sé e indirettamente dagli oggetti. Così inventò gli otto trigrammi[1].

Questa citazione, così simile nello spirito agli insegnamenti di Ermete Trismegisto, è attribuita a Fu Hsi, il mitico primo imperatore che tracciò le linee intere e spezzate prima del Diluvio Universale; di lui si tramandano poche e frammentate leggende, lise dal tempo come le decorazioni parietali che lo raffigurano nelle tombe degli Han, una delle più antiche dinastie imperiali della Cina. La sua nascita fu miracolosa: sua madre lo concepì dopo essere stata fecondata da un bastone galleggiante su un fiume; per altri vide la luce in una palude popolata di draghi, ed egli stesso ne portava le sembianze. La tradizione lo vuole artefice dello schema degli otto trigrammi, nati dall’osservazione dei fenomeni naturali, dei numeri e dei cinque elementi, ricavati da una disposizione di macchie osservate sul dorso di un animale teriomorfo che assomma le virtù celesti e terrestri: il cavallo-drago, sorto dalle acque del Fiume Giallo. Sta di fatto che questo primordiale sovrano, con l’invenzione degli oracoli e della scrittura diede all’uomo le chiavi per interpretare il mondo e così soggiogarlo. Queste chiavi si trovano riunite nello Ho t’u, o “Mappa del Fiume Giallo”.

La mappa dello Ho t’u raffigura i primi dieci numeri sotto forma di pallini bianchi (yang, dispari) e neri (yin, pari)

La disposizione dei numeri viene ripartita nello spazio grazie all’assegnazione di una coppia numerica a ciascun punto cardinale; ciascuna coppia è formata da un numero pari e dispari, dove i numeri interni sono i primi quattro numeri della serie decimale, gli esterni i numeri dal 6 al 9. Queste quattro coppie sono congrue a 5: infatti sommando 5 ai numeri interni delle coppie si ottiene il numero esterno; da ciò si deduce che il 5 è considerato nel suo aspetto di Mutamento che è evoluzione: inverte la polarità dei numeri a cui viene sommato e permette di accedere ad un nuovo ordine di manifestazione espresso dai numeri della serie superiore. Ad esso spetta quindi la posizione centrale della mappa, dove è raffigurato sotto forma di croce circondata da un perimetro che ai lati Nord e Sud presenta una coppia di 5 a formare la decina: oltre ad essere un principio di mutamento per le quattro coppie di numeri, esso giunge a mutare se stesso per trasfigurarsi nel 10, simbolo numerico del compimento del ciclo di mutamento e del ritorno all’origine. La serie di dieci è rappresentativa di tutta la sequenza numerica perché tutti i numeri della serie naturale sono riconducibili ai primi nove per addizione teosofica; il 10 è il numero del compimento in quanto somma del primo e dell’ultimo numero della serie di nove (1 + 9 = 10 = 1 + 0 = 1).

Lo Ho t’u assegna agli Elementi l’ordine dei primi cinque numeri, mentre i numeri superiori al 5 sono tradizionalmente associati alle stagioni, di modo che è possibile attestare, come nell’astrologia occidentale, un gran numero di equivalenze e di similitudini tra le regioni dello spazio e i simbolismi stagionali. A ciascuna combinazione di elemento, punto cardinale, numero e stagione se ne oppone una di significato complementare; mentre l’Acqua defluisce e scende, il Fuoco riscalda e sale; se il Legno è vitale e flessibile, il Metallo è inerte e una volta curvato non si raddrizza. Le qualità del mutamento operano nel seno della Terra, luogo centrale e centralizzante che fornisce il substrato indispensabile alle alchimie dello yin e dello yang.

Gli Elementi nell’astrologia tibetana

Gli elementi sono di gran lunga il fattore principale dell’astrologia Giunzì. I cinque elementi presi in considerazione (Legno, Fuoco, Terra, Metallo, Acqua) differiscono da quelli utilizzati nel corpus filosofico e nelle pratiche purificatorie (Spazio, Aria, Acqua, Fuoco, Terra); negli insegnamenti tantrici infatti lo Spazio rappresenta il potenziale di manifestazione degli elementi rimanenti. L’astrologia Garzì, come già accennato, prevede quattro elementi, gli stessi utilizzati nell’astrologia occidentale. La tavola che segue (tab. 1) evidenzia le corrispondenze tra gli elementi, le loro funzioni e le varie attribuzioni. Da notare che il suono associato agli elementi Terra e Metallo (si intende il suono delle rispettive sillabe – seme) è lo stesso, poiché il Metallo viene considerato Terra densa.

Tabella 1 – Corrispondenze degli Elementi

Attributi degli Elementi

Nell’astrologia Giunzì non si osserva tanto il significato degli elementi quanto la loro relazione. Viene comunque fornita una descrizione sommaria utile a definire il carattere e la fisionomia dell’individuo che nasce sotto l’influsso di un determinato elemento:

  • Individuo Legno: lunga vita, bellezza, energia fisica e mentale, flessibilità, instabilità; l’individuo di questo elemento parla con voce irregolare, rauca e tremula, come il tè che se è posto in una teiera con il becco otturato non riesce ad uscire.
  • Individuo Fuoco: forza, calore, istintività; l’individuo Fuoco parla con voce sibilante, il suono delle consonanti esce tra i denti.
  • Individuo Terra: stabilità, concretezza; l’individuo Terra respirando comprime o forza l’addome.
  • Individuo Metallo: forza, spirito tagliente e diretto; quando apre la bocca la base della lingua blocca la gola, quindi è costretto ad espirare dal naso, anche quando dorme a bocca aperta.
  • Individuo Acqua: morbidezza, fluidità, chiaroveggenza, dolcezza, emotività; labbra strette, oppure aspetto sempre sorridente.

Relazioni tra i cinque Elementi

Nell’astrologia Giunzì, come del resto nella medicina tibetana, i cinque Elementi sono posti in quattro possibili relazioni di parentela:

  • Madre, Figlio, Nemici (o zio), Amici (o nipote).

L’ordine in cui vengono presentati tradizionalmente gli elementi è quello di produzione (Madre); questa è considerata la relazione migliore:

  • il Legno è madre del Fuoco, il Fuoco è madre della Terra, la Terra è madre del Metallo, il Metallo è madre dell’Acqua, l’Acqua è madre del Legno.

L’ordine opposto è quello del Figlio, rapporto considerato neutro:

  • l’Acqua è figlio del Metallo, il Metallo è figlio della Terra, la Terra è figlio del Fuoco, il Fuoco è figlio del Legno, il Legno è figlio dell’Acqua.

Per la relazione antagonista di Nemico si ha che:

  • il Metallo è nemico del Legno, il Legno è nemico della Terra, la Terra è nemico dell’Acqua, l’Acqua è nemico del Fuoco, il Fuoco è nemico del Metallo.

Infine gli Elementi in rapporto di amicizia, rapporto benefico:

  • Il Fuoco è amico dell’Acqua, l’Acqua è amico della Terra, la Terra è amico del Legno, il Legno è amico del Metallo, il Metallo è amico del Fuoco.

Le relazioni di Amico e Nemico si formano saltando di volta in volta un elemento della sequenza della Madre (per l’Amico) e del Figlio (per il Nemico).

La fig. 1 esemplifica tali relazioni; qui gli elementi vanno letti nel senso della freccia: il Figlio del Legno è il Fuoco, il Figlio del Fuoco è la Terra, ecc.

Figura 1 – Relazioni tra Elementi

La fig. 2 evidenzia lo stesso tipo di relazione; il cerchio esterno e interno portano la direzione della Madre e del Figlio (la Madre del Fuoco è il Legno, il Figlio della Terra è il Metallo, ecc.), mentre le frecce interne alla stella informano sulla parentela di Amico e Nemico (il Fuoco è amico dell’Acqua, il Metallo è nemico del Legno, ecc.).

Figura 2 – Relazioni tra Elementi 2

Questo tipo di calcolo si può eseguire utilizzando le dita della mano sinistra (la destra viene usata per trascrivere i risultati).

  • Partendo dal pollice sino al mignolo si associa a ciascun dito un Elemento seguendo l’ordine del Figlio: Legno, Fuoco, Terra, Metallo, Acqua.
  • Leggendo gli Elementi nell’ordine inverso (dal mignolo al pollice) si ha la relazione della Madre.
  • Partendo dall’anulare e saltando ogni volta un dito (anulare, pollice, medio, mignolo, indice) otteniamo la relazione di Nemico.
  • Per la relazione dell’Amico si inizia dall’indice nell’ordine inverso a quello precedente: indice, mignolo, medio, pollice, anulare.

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