La consacrazione eucaristica del cibo

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La pratica di assunzione consapevole del cibo segue le stesse indicazioni date per l’esercizio della respirazione consapevole; anche in questo caso si tratta dunque di concentrare un desiderio che, grazie all’intermediazione mentale, viene associato al principio akashico che permea la sostanza. L’unica differenza rispetto all’esercizio precedente è che qui la proiezione dell’idea avviene nel cibo e non nell’aria che respiriamo. Sarà utile ricordare che queste pratiche, che influiscono sugli aspetti e funzioni della nostra esistenza sul piano fisico, sono condotte con la mente, non sono quindi richiesti sforzi, irrigidimenti o cose simili. Una volta meditato e compreso il processo, il metodo da seguire diviene lineare: si formula l’idea, e poi con la mente la si trasferisce in questo caso nel cibo; l’ākāśa, che risiede come principio causale nell’alimento, rimane impregnata dell’idea, che a sua volta viene integrata nella sostanza del cibo. Trattandosi di un’influenza che va a interessare il piano materiale, il desiderio ha un potenziale di realizzazione molto spiccato, soprattutto se l’obiettivo si riferisce al corpo fisico o ad altri ottenimenti concreti. In linea di principio si tratta di una pratica analoga al mistero eucaristico: qui l’idea si transustanzia nel cibo, che conserva la sua sostanza e apparenza originali. Ed ora passiamo all’esecuzione della pratica.


Seduti a tavola con il piatto di cibo di fronte a voi, concentratevi il più intensamente possibile sull’idea o desiderio che volete conseguire, che viene come esteriorizzato nell’alimento; si deve esprimere la ferma sicurezza che il desiderio è come fosse già realizzato. Se siete da soli, potete tenere le mani in posa sopra il cibo come se lo steste benedicendo. Dopo qualche momento, iniziate a mangiare lentamente, con la convinzione che l’idea di cui il cibo è impregnato entra nel corpo permeandolo completamente. Se non siete soli potete comunque effettuare l’impregnazione del cibo senza utilizzare gesti plateali a supporto dell’operazione, ad esempio chiudendo gli occhi per qualche istante come aiuto alla concentrazione dell’idea. A seguire alcuni consigli sulla pratica:

  • Le proprietà fisiche del cibo (nutrienti, vitamine, minerali, ecc.) non riguardano l’esercizio, così come il modello o stile alimentare (vegetariano, vegano, macrobiotico, carnivoro, ecc.). L’importanza primaria è data dall’associazione tra ideazione e alimento.
  • Il lavoro con il cibo dovrebbe andare di pari passo con gli esercizi di respirazione. È consigliabile, ad esempio, associare lo stesso desiderio alle due pratiche, ottenendo così un rinforzo che accelera il risultato; viceversa esprimere idee diverse può condurre ad un contrasto fonte di ritardi e di fallimenti.
  • Anche questo esercizio deve diventare una pratica quotidiana. Non sarà sempre possibile effettuare l’impregnazione, né viene richiesto; l’importante è mantenere la continuità nell’esercizio.
  • Bardon non ha stabilito il livello di padronanza che è necessario conseguire né un limite di tempo prima di passare all’esercizio successivo. Trattandosi di un lavoro preparatorio, l’importante è affinare la tecnica; se non si raggiungono risultati evidenti nell’arco di un mese/un mese e mezzo, è consigliabile passare all’esercizio successivo per non rallentare il proprio progresso.

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