L’Imperatrice è la madre delle idee che danno origine alla molteplicità delle manifestazioni naturali
Estratti dall’opera: The Tarot, a Key to the Wisdom of the Ages, New York 1947 – Trad. dall’inglese, adattamento e note di Daniele Duretto
Chiave 3: L’Imperatrice (Daleth)
Daleth, (D, valore 4) aveva in origine il significato di anta di una porta – ciò che consente o vieta di entrare; ma simboleggia anche ciò che vi passa attraverso. In base a tale spiegazione alcuni autori dicono che Daleth rappresenta l’utero quale porta della vita.
La porta stessa, allora, suggerisce difesa, protezione, preservazione, custodia, conservazione e tutte le idee correlate. È un indizio della modalità di coscienza che Daleth rappresenta. Troveremo che questa modalità di coscienza ha a che fare con la sicurezza personale, con l’autopreservazione, con la difesa contro le difficoltà e le malattie, e con il deposito, la conservazione e lo sviluppo di tutto ciò che ci è utile.
L’idea di passaggio suggerita dalla porta ci rimanda sia all’ingresso che all’uscita, al moto dentro o fuori da qualcosa. Suggerisce anche trasmissione, diffusione, disseminazione, separazione (come quando si pensa alla porta come a un mezzo per andarsene di casa), e allora divisione, allocazione, partizione, amministrazione. Tutte queste idee sono sicuramente connesse con la modalità di coscienza rappresentata da Daleth.
Osservate, anche, di come il principio di antitesi già menzionato si applichi alla sequenza delle lettere ebraiche, così come alle chiavi del Tarocco. Aleph è il respiro tranquillo e aperto, appena vocalizzato, e la lettera-nome è associata alla vita nomadica di un mandriano, che conduce il bestiame ovunque vi siano dei buoni pascoli. Per contro, Beth, la casa, implica una certa definitezza e fissità di luogo, e il suono “B” è una consonante pronunciata nitidamente, espellendo il respiro con le labbra contratte. Gimel, la terza lettera dell’alfabeto, è gutturale nella sua pronuncia forte, e dentale nella sua emissione debole. Il cammello, in aggiunta, contrasta con Beth, la casa, per via dell’idea di commercio, viaggi e comunicazioni a lunga distanza. Ora, quando consideriamo Daleth, la porta, siamo riportati alla casa, così che la lettera ha in sé qualcosa del significato-radice di Beth. E ancora essa prende parte in una certa misura alle idee suggerite da Gimel, poiché la porta suggerisce sia la partenza che il ritorno.
Venere è l’attribuzione planetaria di Daleth. Corrisponde alla dea egizia con la testa di mucca Hathor (il cui nome, in alcuni antichi manoscritti latini, è a volte compitato ATOR). Venere presiede alla nascita, è una dea-madre, e madrina dell’amore, della bellezza e dell’arte. Gli astrologi dicono che Venere governa il senso del tatto e che ha molta influenza sull’indole, specie sulla natura-desiderio. Nella nostra scala dei colori, Venere è verde e corrisponde alla tonalità di FA diesis o SOL bemolle.
I Cabalisti assegnano a Daleth Saggezza e Follia. La modalità di coscienza assegnata a Daleth è il subconscio, e la risposta subcosciente alle interpretazioni e alle proposte autocoscienti determina la saggezza o la follia delle nostre idee (la progenie mentale). I significati occulti di Daleth indicano chiaramente che questa lettera corrisponde al subcosciente. Questi non possiede la forza per un ragionamento induttivo, ma il suo potere di deduzione è praticamente perfetto.
Ora, la parola “deduzione” significa precisamente “trarre da”, e il ragionamento deduttivo è separativo, perché esso divide la premessa originale in un numero indefinito di conseguenze o applicazioni particolari. La saggezza o la follia delle conclusioni raggiunte dipende interamente dalla validità della premessa iniziale. Quest’ultima è formulata attraverso l’osservazione autocosciente e il ragionamento induttivo. Se la premessa è accurata e profonda, le elaborazioni e le suddivisioni subconsce del pensiero-seme iniziale saranno sul versante della saggezza. Se la premessa è inesatta e superficiale, gli sviluppi subconsci saranno sul versante della follia.
Est, la direzione assegnata a Daleth, è la porta di ingresso del sole nel mondo all’inizio del giorno. È il luogo della nascita della luce. Similmente, il subcosciente è il grembo delle idee che illuminano il mondo. In ebraico, il nome per Est è AVR (pronunciato “aur”), e la parola per Luce si compita allo stesso modo, e ha praticamente la stessa pronuncia.
Intelligenza Luminosa, la fase cabalistica della coscienza rappresentata da Daleth, richiede qualche spiegazione. Il subconscio ci illumina attraverso le sue deduzioni tratte dalle nostre osservazioni e dal nostro ragionamento induttivo. Queste deduzioni non solo sono illuminanti, ma generano anche sicurezza, auto-preservazione e un generale benessere. E ancora, ci consentono di prendere parte alla gestione della nostra condizione ambientale, di assicurarci la giusta parte di cose buone, e di trovare una via al di là delle limitazioni e delle servitù che imprigionano i non illuminati nelle gabbie costruite dalla loro ignoranza e incomprensione.
Il titolo della terza Chiave, L’Imperatrice, significa letteralmente “Colei che ordina.” È la forza femminile che governa. È anche la consorte dell’Imperatore, la cui figura adorna la Chiave 4 nella serie del Tarocco. Il suo nome evidenzia i contrasti con La Papessa, che indica l’algida verginità di una reclusa devota agli dei. Similmente, la mitologia evidenzia i contrasti tra la calda dea-madre, Venere, e Diana [1], la dea vergine della Luna.
La scena, trattandosi di un fertile e ricco giardino, fa riferimento ad alcuni dei simbolismi della Chiave 1. Sullo sfondo vi sono alberi di cipresso, sacro a Venere. Il grano maturo in primo piano è sacro a Iside-Hathor [2], così come a Cerere [3], un’altra dea-madre. perché questa figura, che rappresenta primariamente Venere o Hathor, corrisponde anche ad altre rappresentazioni di Madre Natura.
Il ruscello e la pozza sullo sfondo rappresentano il flusso della coscienza. La loro sorgente è nell’ampia toga della Papessa. Il simbolo dell’acqua che cade nella pozza è anche un sottile accenno dell’unione dei principi maschile e femminile dell’energia cosmica. Perché il ruscello è modificato e diretto dal Mago, e la pozza rappresenta l’accumulo di influssi che discendono dal livello autocosciente. Il ruscello bagna il giardino, rendendolo fertile.
L’Imperatrice è una figura matronale, in procinto di diventare madre. I suoi capelli biondi sono legati da una ghirlanda verde di mirto. Come i capelli del matto, i suoi simboleggiano l’energia radiante, e la sua ghirlanda ha lo stesso dignificato generale di quella che cinge il capo del Matto. Inoltre il mirto è una pianta sacra a Venere.
Qui l’idea veicolata è quella che la crescita e l’organizzazione del mondo vegetale è opera dell’energia cosmica operante a livello subconscio. Quindi chi sa come raggiungere il subcosciente delle piante può fare con loro quasi ogni cosa. L’attività di Luther Burbank [4] ne è un esempio rilevante. Per di più, la crescita delle piante è sensibile alle maledizioni e alle benedizioni, e quelli che hanno più successo nel far crescere i fiori sono coloro che se ne prendono cura.
Come la donna dell’Apocalisse [5], l’Imperatrice indossa una corona di dodici stelle, ed ha una luna crescente sotto i piedi. Le stelle sono a sei punte, o esagrammi, per mostrare il suo dominio sulle leggi del Macrocosmo, o grande mondo. La corona di dodici stelle, come la cintura del Matto, simboleggia anche lo zodiaco, l’anno e il tempo. La falce dorata della luna crescente sotto i piedi dell’Imperatrice indica il fatto che le attività subconscie che simboleggia hanno la loro base nelle forze primarie della subcoscienza che il Tarocco raffigura nella Papessa. In realtà, non c’è una differenza fondamentale tra quest’ultima e l’Imperatrice; ma la Papessa simboleggia lo stato vergineo della subcoscienza cosmica, come è in se stessa, laddove l’Imperatrice caratterizza le attività produttive e generative della subcoscienza stessa, dopo che è stata impregnata dalle idee seminali originate dal livello subconscio rappresentato dal Mago.
Oltre ai cipressi, al mirto e al grano, anche le sette perle al collo dell’Imperatrice sono venusiane. Come per il colore verde della sua toga (nel mazzo Rider-Waite la toga è bianca, ornata con un disegno floreale le cui parti raffigurano i simboli astrologici di Venere). E ancora, ella porta uno scudo a forma di cuore, su cui è disegnata una colomba, sacra a Venere e anche simbolo dello Spirito Santo (il mazzo Rider-Waite mostra uno scudo blasonato con il simbolo astrologico convenzionale di Venere, e la parte circolare del simbolo è il verde venusiano). Questo scudo a forma di cuore è di rame, il metallo di Venere. “Cuore”, nell’occultismo pratico, significa subcosciente [6].
Secondo il dott. Waite, “lo scettro che porta è sormontato dal globo di questo mondo.” Quindi esso implica il dominio sulle condizioni del piano fisico [7]. Nella nostra versione, ella porta lo scettro nella mano sinistra, e il globo è sormontato da una croce, così che in realtà è un simbolo venusiano invertito.
Psicologicamente, l’Imperatrice rappresenta la subcoscienza come madre delle idee, la generatrice delle immagini mentali. Il potere attraverso cui opera è il potere della suddivisione delle idee seminali, derivate dall’autoconsapevolezza. È questo il potere del ragionamento deduttivo. L’apparente moltiplicazione delle immagini è in realtà il suddividersi delle idee seminali nelle molteplici manifestazioni. Ciò è simboleggiato dalla moltiplicazione del seme originale nelle spighe ai suoi piedi.
È chiamata l’Imperatrice perché il subcosciente ha il controllo su tutte le sequenze di sviluppo nel mondo materiale. La scienza occulta dichiara che questo controllo si estende anche al regno minerale, così che gli adepti diretti verso il subcosciente sono in grado, attraverso la suggestione, di effettuare delle trasformazioni anche nel mondo inorganico, con mezzi puramente mentali. La funzione mentale particolare peculiare al subcosciente è l’immaginazione, basata sulla memoria.
[1] Diana, dea romana equiparata all’Artemide greca, è la protettrice delle campagne, dei cacciatori, e guardiana degli incroci di strade. Spesso fu considerata come Diana triformis: Diana cacciatrice, dea della Luna ed Ecate, dea dell’oltretomba e del mondo infero.
[2] Iside e Hathor condividono molte attribuzioni, tanto che nel periodo del Nuovo Regno egizio (c. 1550-1070 a.C.) Hathor fu eclissata da Iside.
[3] Cerere, madre di Proserpina, fu la dea romana dell’agricoltura, delle coltivazioni di grano, della fertilità e delle relazioni materne.
[4] Luther Burbank (1849-1926) fu un botanico e orticultore americano, pioniere delle scienze agrarie. Sviluppò diverse specie e varietà di piante, ma il suo più grande successo fu una variante genetica di patata resistente alla ruggine (dovuta a un fungo) che nel 1845 devastò le coltivazioni irlandesi, portando a quella che fu conosciuta come la Grande Carestia.
[5] Apocalisse 12:1: “Poi apparve un gran segno nel cielo: una donna rivestita del sole con la luna sotto i piedi, e sul capo una corona di dodici stelle.”
[6] Qui come altrove il termine “subcosciente” non va inteso come un serbatoio di stati psichici istintivi o indifferenziati, bensì come il “luogo” centrale e centralizzante, simboleggiato dal cuore fisico, dove è possibile l’incontro dell’individuale con l’universale; da qui scaturiscono le intuizioni che danno luogo alle ‘deduzioni’ di cui si parla in precedenza nel testo. La scelta del termine “subcosciente” non aiuta nella comprensione del senso, ma probabilmente l’autore vuole significare che negli stati ordinari di coscienza la conoscenza del “cuore” rimane celata al di sotto del livello di veglia.
[7] Perché è il glifo della Terra.
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