Un tempo per ogni cosa

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Datazione dei transiti

Se l’interpretazione dei transiti richiede l’affinamento dei potenziali artistici e creativi dell’astrologo al fine di adeguare il simbolismo planetario alla situazione reale, nella datazione degli avvenimenti ci troviamo di fronte ad un assunto apparentemente prosaico, ovvero alla formazione di un aspetto tra pianeta transitante e transitato che stabilisce, all’atto del suo verificarsi, il tempo dell’evento. Diciamo apparentemente perché nella realtà le cose non sono così semplici.

Nel caso di un transito semplice isolato, evento peraltro non frequente, l’aspettativa di un evento nel momento esatto del transito viene tradita da tutta una serie di fattori: trattandosi di un transito isolato è poco probabile che l’evento in questione sia degno di nota, inoltre l’avvenimento può verificarsi prima o dopo la formazione dell’aspetto esatto. Nella maggior parte dei casi abbiamo a che fare con transiti multipli su uno o più punti del tema natale: la gerarchia interpretativa da adottare in tali circostanze è già stata discussa nel paragrafo precedente, ma la ricerca del tempo dell’evento viene complicata dalla presenza di più transiti potenzialmente significativi distribuiti in un arco di tempo più o meno esteso. Le regole che seguono hanno lo scopo di chiarire alcune pratiche relative alla datazione dei transiti.

Il transito di un pianeta lento è generalmente datato dal transito di un pianeta veloce che coincide approssimativamente con esso

Il transito del pianeta veloce in questo caso rafforza la natura del transito del pianeta lento, oltre a costituire un fattore che consente una datazione più ristretta; il pianeta lento infatti ha un’orbita di influenza che può durare anche alcuni mesi. Il ruolo di datazione è principalmente svolto da Sole e Marte, secondariamente da Mercurio e Venere. Tale regola è applicabile ai transiti dei pianeti veloci isolati e in prima approssimazione ai transiti multipli di pianeti veloci.

Non si può parlare propriamente di “orbita” di influenza nel caso di transiti

La regola tradizionale vuole che l’orbita di influenza del transito sia direttamente proporzionale alla velocità del pianeta e al tipo di aspetto in formazione (massima per congiunzione e opposizione, minima per sestile e aspetti minori). Ma, come abbiamo già osservato, il solo transito di un pianeta isolato significa poco se non si prendono in considerazione i transiti di altri pianeti veloci e dei pianeti lenti o se non si fa riferimento alla natura degli avvenimenti e al simbolismo del transito. Il punto da tenere a mente è che l’orbita di un transito non è tanto in funzione del tempo di realizzazione del transito stesso quanto dell’avvenimento correlato, che spesso richiede parecchio tempo (psicologico) per maturare e focalizzarsi in modo distinguibile. Seguendo tale linea di pensiero l’indeterminatezza temporale introdotta dal concetto di “orbita” viene sostituita dalla ricerca di transiti periodici che aiutano a collocare con maggiore esattezza l’avvenimento. La traslazione dell’orbita del transito dal livello temporale a quello psicologico consentirebbe peraltro di spiegare quei casi interpretativi dove ad avvenimenti epocali non corrispondono transiti degni di nota; si tratta evidentemente di cambiamenti psicologici che raggiungono il culmine dopo molto tempo e che richiedono altro tempo per maturare conseguenze di rilievo. Per quanto riguarda l’utilizzo dei transiti periodici è da sottolineare che, se si esamina un lasso di tempo discretamente lungo, possiamo avere più di una data per lo stesso avvenimento; tuttavia, ciascuna data è definita in modo preciso e indica chiaramente in quale giorno l’avvenimento può verificarsi.

Quando diversi transiti indicano un unico avvenimento, la data dell’avvenimento è quella che è più vicina al momento in cui l’orbita media dei pianeti transitanti si avvicina allo zero

L’utilizzo di questa regola è particolarmente indicata nel caso in cui più pianeti realizzino un aspetto di transito sullo stesso punto del tema natale. La tecnica consiste nel: 1) trovare la distanza longitudinale che separa il pianeta transitante dal punto esatto del transito (la longitudine del pianeta di transito si assume essere per le ore 0); 2) applicare al risultato ottenuto un attributo algebrico (- se il pianeta deve ancora transitare sull’aspetto esatto; + se è già transitato);  3) ripetere questa operazione per tutti i pianeti coinvolti nel transito; 4) addizionare algebricamente i risultati (sommare i gradi positivi e dal totale sottrarre la somma dei gradi negativi); 5) ricavare la media dividendo il numero ottenuto per il numero dei pianeti utilizzati nel calcolo. Il risultato ottenuto rappresenta la media degli angoli. Ad esempio:

Come si può notare il risultato ottenuto dalla divisione è positivo; quindi, la forza dei transiti ha già superato il suo picco (rappresentato dallo 0).

A scopo probatorio possiamo invertire il procedimento per valutare la correttezza dello stesso, ovvero vogliamo verificare se alla data corrispondente all’orbita media = 0 si è verificato un evento. Considerato che il moto dei pianeti non è regolare procederemo per successive interpolazioni con l’ausilio delle effemeridi. Il giorno precedente a quello da noi utilizzato per i calcoli (8 agosto) la media planetaria risulta essere uguale a + 4,6’ mentre il 6 agosto scende a – 30,6’; quindi l’evento dovrebbe verificarsi intorno alle 20.52 GMT del giorno 6 agosto. La precisione oraria in realtà non è affatto richiesta, causa le troppe variabili che possono invalidare i calcoli (posizione non corretta del pianeta natale, precessione degli equinozi e quant’altro); tuttavia in alcuni casi di studio può risultare utile controllare il dato orario.

Calcolo del dato orario

Per il calcolo del dato  orario si procede con un’equazione di spazio-tempo: se nelle 24h (1440m) dal 6 al 7 agosto la media planetaria copre un arco di 35,2’ (30,6’ + 4,6’) in x ore coprirà un arco di 30,6’ (dalle ore 0 del 6 agosto sino all’ora corrispondente all’orbita media = 0). Quindi 1440 x 30,6 / 35,2 = 1252m = 20h 52m.

Se due pianeti natali in aspetto tra loro ricevono un aspetto di transito, l’influsso dell’avvenimento giungerà al culmine quando il pianeta di transito sarà in aspetto esatto con ciascuno dei due pianeti natali o quando si troverà a metà dell’arco di fase dei due transiti

Prendiamo come esempio un trigono tra Marte a 1° 56’ dell’Ariete e Giove a 5° 15’ del Leone. Avremo la formazione di un primo sestile del pianeta in transito con Marte a 1° 56’ dei Gemelli e con Giove a 5° 15 sempre dei Gemelli. Con tutta probabilità però il picco dell’evento avrà luogo quando il pianeta in transito si troverà nel punto di mezzo fra i due aspetti. Per calcolare questo punto si procede nel modo seguente: 1) convertire le longitudini zodiacali dei pianeti in aspetto in longitudini eclittiche; 2) sommare le longitudini ottenute e dividere il risultato per 2. Riferendoci al nostro esempio avremo:

Normalmente il punto di mezzo non viene considerato della natura del transito reale. Riferendoci all’esempio precedente dobbiamo pensare che il pianeta di transito si trova in congiunzione al punto di mezzo dei due fattori natali, e quindi a tutti gli effetti viene interpretato come in congiunzione. Se il pianeta di transito di trovasse opposto al punto di mezzo tra due pianeti in trigono formerebbe a livello interpretativo un’opposizione (e sul piano oroscopico un grande trigono). In alcuni casi (quando l’aspetto tra due pianeti si forma nell’emiciclo orientale) il punto di mezzo cade nell’arco più lungo formato dai due pianeti; in genere si preferisce prendere il punto di mezzo dell’arco più breve (considerando il segno opposto a quello ottenuto) quantunque dal punto di vista della datazione ciò non comporti alcuna differenza.

Correzione per la precessione degli equinozi

Lo Zodiaco da noi correntemente utilizzato prende il nome di Zodiaco tropico (dal gr. tropikós, circolo di rivolgimento del Sole), poiché basato sulla suddivisione stagionale dell’eclittica. Il cerchio zodiacale è fatto iniziare dal grado zero dell’Ariete o punto vernale (dal lat. vernalis, primaverile) che è il punto in cui eclittica ed equatore celeste si incontrano all’equinozio di primavera. Il punto vernale, a causa dell’influenza gravitazionale di Luna e pianeti, subisce uno spostamento in moto retrogrado di circa 50,25” all’anno, facendo slittare l’allineamento rispetto alle costellazioni fisse a oggi di circa 25° [1]; l’intero movimento precessionale ha la durata di 25.920 anni ed è conosciuto come Grande Anno.

In questo contesto non si tratta di decidere quale zodiaco usare, bensì di stabilire se ha senso considerare la precessione nel calcolo della datazione degli avvenimenti. A mano a mano che una persona invecchia la differenza tra i due zodiaci diviene sensibile, 1° a 72 anni, e nel calcolo della rivoluzione solare all’età di 36 anni un ritorno solare tropico differisce da un ritorno siderale di ben 12 ore, ribaltando ompletamente l’interpretazione. Alcuni astrologi sostengono che le posizioni di transito o di ritorno solare siano valide con entrambi gli zodiaci ma per scopi differenti, e ciò è plausibile. Qui di seguito viene fornito il calcolo per la correzione delle posizioni di transito:

  • Moltiplicare l’età della persona per 5.
  • Dividere il risultato ottenuto per 6.
  • Sottrarre il risultato finale dalle posizioni dei pianeti di transito.

Ad es. per una persona di 35 anni e 6 mesi avremo: (35,5 x 5) / 6 = 29,58’.


[1] L’effettivo sfasamento dei segni zodiacali rispetto alle costellazioni fisse è oggetto di discussione, in merito a quelle che si definiscono Ere zodiacali; la questione tuttavia non influisce sui nostri calcoli.

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