L'organo come luogo di energia radiante

Dopo aver appreso a far fluire l’energia vitale dai singoli organi, ad accumularla in tutto il corpo e a rilasciarla in un unico atto esplosivo, è giunto il momento di riunire le esperienze maturate nel corso degli esercizi precedenti. Se il lavoro è stato svolto con diligenza, questa sezione non presenterà alcuna difficoltà.
- Sistematevi comodamente nella vostra āsana abituale.
- Inspirate l’energia vitale in un organo di vostra scelta; durante l’espirazione non pensate a nulla, in modo che l’energia accumulata rimanga nell’organo.
- Ripetete inizialmente il processo per sette volte. Al termine, dovreste sentire che una certa radiosità viene emanata dall’organo.
- Ora ripetete il processo all’inverso: inspirate senza pensare a nulla, ed espirate pensando di restituire tutta l’energia accumulata all’universo; il numero di espirazioni deve corrispondere a quello delle inspirazioni, per non lasciare tracce energetiche residue.
- Ad ogni sessione successiva, incrementate il numero di respirazioni sino a un massimo di trenta.
- Una volta acquisita un certa familiarità con la pratica di un organo, sperimentate con altri organi e parti del corpo a volontà; in aggiunta, sostituite il rilascio graduale dell’energia con il rilascio esplosivo, iniziando con piccole quantità di energia per non affaticare gli organi.
Bardon consiglia di porre particolare attenzione alla pratica con le mani e con gli occhi; il motivo è legato alla funzione di trasmissione dell’energia dalle mani quando si esercita un’attività curativa o benedicente, e alla fascinazione che esercitano gli occhi caricati energeticamente. Viceversa, si sconsiglia l’accumulazione nel cuore e nel cervello (ma non il semplice fluire dell’energia); trattandosi di organi che hanno un’attività elettrica preminente, l’accumulazione non è né necessaria né consigliabile.
Questo esercizio completa il ciclo di pratiche relative alla formazione fisica del Livello III.
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