Astrologia e scienza: due visioni, un'unica realtà

Poiché la mia bocca esprime il vero, e le mie labbra abominano l’empietà

Proverbi, 8:7
Benozzo Gozzoli (1420-1497) – Trionfo di San Tommaso d’Aquino su Averroè

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Qualche tempo fa mi capitò di rispondere a un’articolata esposizione contra l’astrologia, motivata dalla necessità di anteporre la visione scientifica del mondo a un qualunque pensiero ancorato – a detta dei detrattori – alle fedi e alle superstizioni dei secoli bui. Un responso dato sull’onda di una reazione emotiva diviene l’espressione di un attaccamento irrazionale, è un’opinione che non ha valore probante o assume il peso di una sentenza immotivata; insomma non è d’aiuto nella comprensione del fenomeno. Decisi quindi per un intervento altrettanto articolato, conciso per necessità espositive ma che copre molti dei punti che sono un cavallo di battaglia dei detrattori della nostra arte, i cosiddetti debunker astrologici.

Il riferimento all’opera dell’Aquinate vuole essere un contrappunto scherzoso. Tommaso d’Aquino scrisse la sua ponderosa opera in Italia sotto il pontificato di Urbano IV, intorno al 1261, su richiesta di San Raimondo di Pennafort, frate Domenicano che intendeva convertire Ebrei e Musulmani al Cattolicesimo. Gli astrologi di oggi appaiono come i Gentiles di un tempo, un po’ infedeli, incapaci di adattarsi al mutato orientamento del pensiero dominante. Con questo intervento vorrei fare un tentativo per ribaltare i termini della questione, ponendo gli uomini di scienza nella veste di Gentili ma ancora, tengo a ribadirlo, senza alcun intento polemico, perché questo non è un approccio contro il pensiero scientifico. L’astrologia, come altre branche del sapere esoterico, si pone la finalità di conciliare la coscienza dell’osservatore con l’esperienza fenomenica. In questo scenario sono inclusi abbastanza gradi di libertà da consentire di scegliere in base alle proprie attitudini, senza che questo debba generare divisione: due sistemi, un’unica realtà.

Le costellazioni

Il debunker dice che sono delle convenzioni. Vero. Originariamente erano fissate a scopo mnemonico in raffigurazioni animali (per quanto riguarda l’astrologia occidentale e a parte l’unico segno inanimato della Bilancia). La pareidolia – l’elaborazione fantastica di percezioni reali – in questo caso non c’entra nulla; si è assegnato il simbolismo animale sulla preventiva apposizione di linee che unissero le singole stelle a formare lo ‘scheletro’ su cui immaginare la figura.

La proiezione geocentrica

Demistificare l’astrologia sull’assunto che il sistema solare è eliocentrico e che la sua posizione non è per nulla centrale rispetto all’universo conosciuto non tiene conto del fatto che l’astrologia è geocentrica per definizione (vi è anche un’astrologia eliocentrica, ma questo è un altro discorso). Essa nacque così perché la visione del mondo dei tempi passati era tale per cui l’essere umano – in quanto soggetto conoscitore – e gli oggetti della conoscenza erano partecipi di una realtà unitaria; e questa unità si rappresentava, sul piano umano, nella coscienza di un io individuale. Quindi era del tutto naturale che l’uomo si facesse portatore di una visione centralizzante – antropocentrica – in cui il cosmo rappresentava la ‘danza’ del principio creativo da lui incarnato. Oggi non è più cosi, il baricentro si è spostato verso l’esperienza empirica e oggettiva, ma l’assioma astrologico rimane tale e quale.

La precessione degli equinozi

Questo è un classico del debunking astrologico. Le costellazioni reali si sono spostate rispetto al riferimento iniziale a causa dei movimenti di precessione e nutazione dell’asse terrestre, in ragione di un grado ogni 72 anni circa. Quindi se sei del Toro in realtà sei dell’Ariete. Un guaio. Oppure no, se si considera che l’oroscopo occidentale si basa sullo zodiaco tropico e non su quello siderale. L’anno tropico misura due successivi passaggi del Sole sul punto vernale o grado zero dell’Ariete. Il punto vernale è dato dall’incrocio tra la proiezione dell’equatore sulla sfera celeste e l’eclittica, cioè il percorso annuale apparente del Sole. In termini semplici significa che lo zodiaco è su base stagionale, e i segni zodiacali rappresentano l’avvicendarsi del ciclo naturale espresso simbolicamente nel cerchio degli animali. L’anno siderale, a causa del movimento precessionale, è leggermente più lungo, e con tempo porta a uno sfasamento tra i due sistemi di riferimento. A onor del vero esiste anche un’astrologia siderale, ma il suo focus non è sulle costellazioni bensì sullo sfasamento, che serve a definire le cosiddette ‘ere dell’umanità’ e altro che non rientra nel nostro discorso. Per quanto riguarda Ofiuco il debunker ha ragione: anche gli astrologi sbagliano.

Considerazioni finali sugli aspetti scientifici

La realtà geocentrica dell’astrologia è già stata chiarita in un paragrafo precedente. Il fatto che l’universo sia tridimensionale, che le stelle siano distanziate, che su Alpha Centauri la prospettiva sarebbe radicalmente mutata, ecc., non ha valore probatorio. Come ho già citato in un altro post, l’astrologia non è intesa nel senso in cui viene intesa la scienza oggi, cioè di indagine volta a studiare i processi che governano l’ambito delle cose manifeste attraverso l’applicazione rigorosa e teorica della conoscenza o in via sperimentale. Se di scienza astrologica si parla, si tratta di un’indagine che prende in considerazione l’interazione tra il fenomeno e la coscienza dell’osservatore, il quale gioca il ruolo di ordinatore di una visione cosmica altrimenti priva di significato. Come a dire che l’universo e la consapevolezza umana di esso sono parte di un unico processo, il che rende possibile interpretare le dinamiche astrologiche non in senso puramente materiale e distintivo, ma come segni o simboli che sono elementi integranti della nostra coscienza unitaria. Da questo punto di vista si comprende che è improprio parlare di influenza degli astri o delle costellazioni; l’astrologia è uno specchiarsi in una realtà simbolica, divisa dal conoscitore solo all’apparenza.

Predittività

Questo aspetto va affrontato su due piani. Giustamente il debunker dice che di fronte alla miriade di fatti quotidiani e in presenza di una predizione più o meno specifica il soggetto in questione svilupperà una propensione (bias) alla scelta di quel che meglio si adatta al dettato previsionale; le funzioni mentali seguono in questi casi la dinamica di un attrattore matematico, cioè tendono verso un punto che può soddisfare la condizione di massimo riposo o soddisfazione. Il fatto è che questa analisi è basata su di un approccio errato, frutto di un utilizzo distorto e se vogliamo anche superstizioso della materia da parte degli stessi astrologi o sedicenti tali; consideriamo anche che la cosiddetta astrologia dei quotidiani et similia è totalmente priva di fondamento nelle sue affermazioni previsionali.

La questione – e qui arriviamo al secondo punto – ha tuttavia un valore quasi più filosofico che astrologico. Se affermiamo che l’astrologia può prevedere il futuro con precisione, assumiamo anche che l’essere umano viva in uno stato di assoluta necessità e dipendenza dal proprio destino, senza alcuna possibilità di agire se non in conformità a quanto è già stato stabilito sin dalla nascita. D’altro canto, assegnando dei gradi di libertà all’intervento individuale sugli eventi destinici, presupponiamo di poter agire in modo spontaneo di fronte alle scelte, fatti salvi i limiti che ci sono imposti dalla genetica, o dagli orientamenti culturali, familiari, ecc. Tuttavia, in questi ragionamenti c’è una carenza di fondo, che è quella di non considerare la coscienza come attore principale sul teatro degli eventi. Senza una coscienza che interpreta i dati delle nostre percezioni, gli eventi non avrebbero un significato in sé. La finalità dell’astrologia non è dunque quella di prevedere il futuro, ma di fare in modo che noi accadiamo agli eventi stessi, cioè che assegniamo loro un senso che ci renda realmente partecipi di ciò che accade. Quello che vediamo nell’oroscopo è in sostanza l’unione tra la nostra interiorità, che interpreta la realtà da un punto di vista unico che fa capo un’individualità specifica, e gli eventi esteriori che grazie all’intervento cosciente divengono significativi.

La previsione del futuro in astrologia è dunque la rivelazione dei potenziali che siamo in grado di esprimere sul palcoscenico del mondo; e il suo scopo principale è quello di renderci consapevoli di questi potenzialità, di modo che possiamo dare alla nostra vita un senso compiuto senza seguire falsi sentieri. Alla domanda “possiamo prevedere con precisione il futuro?” si può rispondere che con gli strumenti dell’astrologia occidentale in determinate circostanze si può dare un’accurata predizione sui potenziali di sviluppo di un evento per il consultante, non sull’evento in sé; ma se la presentiamo come una circostanza oggettiva ineluttabile senza fornire al consultante gli strumenti per riconoscere l’evento, fausto o infausto che sia, come parte integrante di se stesso e di un processo evolutivo, la cosa è totalmente inutile quando non dannosa e fonte di preoccupazione.

Il carattere

Sull’aspetto caratteriale abbiamo a che fare con due verità. È certo che il cosiddetto ‘bias di conferma’ o l’effetto Forer agiscono come attrattori, come spiegato nel paragrafo precedente; ma il risultato viene ottenuto con una specie di inganno, presentando alla ‘cavia’ una serie di elementi linguistici sufficientemente ampia e contraddittoria da obbligarla ad una ‘scrematura’ del testo, sino a che rimane in evidenza solo ciò che risponde all’immagine che ha di sé. Ma veniamo alla seconda verità. In tutti questi esempi si assume che l’astrologo, pur di giustificare la sua parcella, sia disposto a dire di tutto e che l’astrologia sia basata solo sui segni zodiacali. Entrambe le cose sono possibili: l’astrologo sedicente tale fa leva sull’aspetto superstizioso e il collega da rotocalco si adegua a un modello culturale di massa. Di fatto tutto ciò non c’entra nulla con l’astrologia.

Quando il debunker assegna al soggetto del suo sillogismo la qualifica di ‘ambizioso’ lo fa senza osservare che le cause dell’ambizione sono molteplici. Anche un Leone può essere ambizioso; anche un Cancro, per quanto lunatico, può essere ambizioso. Qui non si tratta di applicare la formula “dove c’è Capricorno c’è ambizione”, bensì di andare all’origine del simbolo e di verificare che, in determinate condizioni, si può sviluppare un tipo di ambizione che risponde alle caratteristiche del segno. Facciamo un esempio con un segno a caso, il Capricorno. In analogia con il simbolismo stagionale, in cui la natura è al minimo della manifestazione, l’individuo del segno si esprime con un tratto in cui domina la verticalità, la ricerca dell’essenza delle cose piuttosto che la loro espressione formale. Se di ambizione si parla, sarà un’ambizione verso l’elevazione, diversa ad esempio da quella del Leone che è un’ambizione centrata su di sé. Il senso del discorso è che l’analisi qualitativa di un tema è subordinata ai significati simbolici che la sottendono; senza contare che la struttura di uno schema astrologico è altamente diversificata, non certo limitata al segno natale (case, pianeti, aspetti, ecc.), perché integra la molteplicità degli aspetti psicofisici che sono il campo di manifestazione dell’individuo.

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