L'astrologia come strumento di partecipazione alla dimensione cosmica dell'esistenza

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Orientamenti dell’astrologia

Diffusione di elementi semplici come segno solare e pianeti nei segni e lettura dei transiti in chiave di psicologia spicciola

Può comprendere sia l’astrologia da rotocalco che l’interpretazione sommaria basata sugli elementi citati.

Integrazione dell’astrologia col pensiero scientifico attraverso la comparazione statistica

Può essere definita una “tendenza” verso lo scientismo astrologico tramite l’uso di parametri statistici, ovvero di prove innumerevolmente ripetute. La differenza tra astrologia umanistica e scientifica sta nel fatto che il dato statistico ha a che fare con una campionatura, con un’immagine quantitativa che dà come risultato un valore medio, tralasciando di interessarsi all’aspetto integrato dell’essere umano. Secondariamente, nell’approccio scientifico all’astrologia, la dimensione causale va a scapito di quella simbolica. Cioè la concatenazione degli eventi, da celeste a terrestre e poi individuale – base necessitante della teoria della causalità – non è compatibile col fatto sincronico, che è essenzialmente un fatto di compartecipazione celeste-terrestre. È pur vero che la causa-effetto è un fenomeno accertato dall’esperienza quotidiana; ma la concatenazione causale tra fenomeni celesti e terrestri darebbe luogo alla produzione di un qualcosa da qualcosa di affatto diverso (come se da uno specifico seme potesse nascere qualsiasi tipo di pianta).

Correlazione tra l’astrologia e le dottrine esoterico-spiritualistiche di estrazione orientale e occidentale

Il difetto sta nella tendenza a realizzare improbabili sincretismi tra varie dottrine che di per sé costituiscono un corpus organicamente strutturato che risponde ad esigenze sociali e personali diverse (anche l’astrologia, da questo punto di vista, è una disciplina esoterica). Però si può mettere in rilievo, tramite questo procedimento correlativo, l’anima spirituale dell’astrologia piuttosto che privilegiarne esclusivamente l’aspetto mantico e divinatorio.

Riconoscimento del carattere simbolico dell’astrologia

In modo da ordinare, tramite l’osservazione dei moti celesti, un insieme esistenziale altrimenti caotico e diacronico.

Finalità dell’astrologia integrata

Mi sembra interessante a questo punto discutere brevemente sulle conseguenze che potremmo definire ontologiche del desiderio di ordine del genere umano, che secondo Rudhyar [1] giustifica lo sviluppo dell’astrologia quale “tecnica di comprensione”. L’Autore identifica l’ordine universale con il Principio, il Sé, Dio. È un fatto che i ritmi cosmici si contrappuntino alla diacronicità dei fenomeni tellurici, all’inevitabilità ed ai rigurgiti di fatalità che si presentano sotto forma di eventi piacevoli e non. Ecco dunque sorgere l’opportunità di ordinare l’orizzonte caotico dell’esistenza elevandosi verso la luce, verticalizzando la prospettiva sino a gettare lo sguardo giù, da uraniche altezze, per scoprire che il mondo è solo apparentemente disordinato. Il tempo diviene ciclico e lo spazio si curva, e definire Dio o Principio universale questa visione sincronica e interdipendente, di compartecipazione, ha importanza solo da un punto di vista di attitudine e di fede personali. Giusto è che la conoscenza di sé resa in atto dall’astrologia sia di preludio alla libertà che deriva dal comprendere il proprio significato, e quindi il significato dell’universo – come in alto così in basso, citava Ermete Trismegisto. Questo è il senso della vera saggezza.

Rapporti tra astronomia e astrologia 

La funzione principale dell’astrologia è di indicare la correlazione esistente tra fatti cosmici e individuali. L’astronomia è lo studio scientifico dei fenomeni dell’universo. Questo basta per differenziare nettamente le due branche del sapere, nella considerazione che 1) non si può parlare di eventi causati da una o più configurazioni planetarie in quanto si adirebbe ad un approccio scientifico dell’astrologia; 2) nell’approccio integrato all’astrologia si osserva la coincidenza dei fenomeni celesti e terrestri, e ancora il sincronismo tra i due ordini di grandezza. Questo non ha nulla a che vedere con gli influssi elettromagnetici planetari che secondo alcuni astrologi sarebbero la causa necessitante nella relazione umana e cosmica. È vero che tali influenze ci sono (basti pensare alla relazione tra macchie solari e incidenza di stati psicotici o alla casistica relativa all’acuirsi di turbe psichiche in concomitanza alle fasi lunari); ma ciò non fornisce un giustificativo alla comprensione dell’individuo, quanto piuttosto mette in relazione cause esterne e popolazione statistica (cioè è un influsso che rientra pienamente nell’ambito di uno studio scientifico). Rudhyar afferma giustamente che l’astrologia è lo studio di frammenti di tempo, ovvero di pianeti che, in quanto frammenti di tempo, mettono in grado di seguire il livello di maturità e di evoluzione degli organismi viventi. Da questo punto di vista ciascun individuo ha in sé, espressa dalla configurazione astrologica natale, una specifica capacità di risonanza che lo accorda allo sviluppo e alle cicliche interrelazioni delle sue configurazioni mosse nel tempo, fermo restando che esse agiscono in sintonia con il substrato genetico, etnico, culturale dell’individuo stesso. In un certo senso egli è portatore di un’aspettativa, e l’astrologia gli permette di rendersene consapevole.

Il ruolo strutturale dell’organizzazione umana

Di fronte al cosmo si pone l’uomo quale essere vivente dotato di una struttura limitata dall’orizzonte corporeo, come pure si pongono sistemi in relazione tra loro che meritano l’appellativo di “totalità organiche”, raggruppamenti di individui in stretta interdipendenza che formano una struttura di base riconoscibile (coppia, famiglia, stato, persone in comunanza di scopi e di idee).

Per definire la struttura che sta alla base di una “singolarità” (individuo o raggruppamenti di individui) che si presta ad un accordo o a una lettura in chiave cosmica, si dice che essa è il risultato delle attività di un principio di organizzazione volto a formare e a plasmare ritmicamente secondo schemi spazio-temporali. Dalla Sfera e dal Cielo, presentazioni emblematiche del continuo spazio-temporale, vengono così a modularsi strutture individuali all’apparenza isolate, ma che trovano la loro ragione d’essere nel reciproco armonizzarsi, sino a comprendersi nell’organicità strutturale dell’universo. Questo rapporto di interdipendenza vale anche in relazione alla funzionalità espressa dai singoli organi o cellule e dal mutuo relazionarsi tra parti e totalità dello psico-soma. In tale accezione la salute rappresenta l’integrazione dell’organismo, l’adeguamento individuale all’intrinseco equilibrio strutturale.

L’oggetto di studio dell’astrologia

L’uomo integrato è l’oggetto principale dell’interpretazione astrologica, considerato nella sua totalità e non soltanto a livello parziale e incompleto. Per quanto l’organismo integrale comprenda vari tipi di attività, corporea, psichica, mentale, emotiva, ecc., l’analisi separata delle sue componenti non rende giustizia al concetto olistico di interdipendenza tra le parti, a meno che il singolo attributo non preluda effettivamente a una scoperta del proprio modo d’essere integrato (ad esempio un malessere fisico può rendere partecipi di uno squilibrio della psiche). Il campo di interpretazione astrologica può estendersi anche a situazioni di coppia o collettive (sinastria e astrologia mondiale) come pure allo studio di fenomeni naturali (astro-meteorologia), ma sempre in quanto parte dell’esperienza collettiva umana; cioè lo studio dei fenomeni atmosferici e di eventi tellurici quali terremoti ecc. è in funzione del grado di integrazione che l’uomo può realizzare nel contesto terrestre (e il cui gradiente di equilibrio consiste nella creazione di un habitat “ecologico”).

Se l’astrologo mira a ordinare le esperienze caotiche, frammentarie, di un io enucleatosi dal contesto circostante, lo fa nella consapevolezza che il processo di integrazione è comunque nelle mani del singolo, nella sua capacità di adeguamento all’ordine cosmico tramite l’appercezione della propria centralità. Qui “centro” non va inteso nella sua accezione geometrica di punto di equidistanza inscritto nei bordi di una figura (anche se simbolicamente è questa la sua presentazione), bensì come idea che l’individuo consapevole del proprio ruolo esistenziale si “integra” senza resistenze nel contesto universale. Rudhyar parla anche della disponibilità del Principio spirituale nel dinamizzare l’organismo “ospite” verso una realizzazione armonica. Senza entrare nel merito di questioni ontologiche riguardanti il principio e la fine delle cose, è un fatto che l’oroscopo enfatizza in eguale misura sia l’integrazione che la disintegrazione della personalità. Tutto sta a saper presentare i dati oroscopici in modo da renderne costruttivo l’utilizzo. La possibilità di una predizione astrologica consegue allo sviluppo ciclicamente ordinato dei moti celesti e alla loro interpretazione in termini di carattere e comportamento umani. L’esistenza di un ordine ciclico può indubbiamente far sorgere il sospetto di determinismo; però, a parte i condizionamenti strutturali a cui deve necessariamente sottostare, l’essere umano è libero nella misura in cui è totalmente individuato, microcosmo organico che segue una regola intrinseca. In fondo non è il determinismo che incute timore, anzi spesso esso è evocato a salvaguardia e tutela della nostra continuità esistenziale; ma è l’assenza di fatalità che va stretta, l’idea che nulla possa accadere al di fuori di ferrei binari. In realtà scoprire il proprio ordine significa sfuggire ad ogni regola e concettualizzazione; liberarsi, come il sapiente, del volere degli astri, dalla nostra volontà di dipendere da strutture auto create a protezione di una separazione illusoria. La predizione in chiave integrata è la lettura delle fasi di sviluppo di una persona, lettura che per non essere distruttiva deve necessariamente mirare a comprenderne la vita, definirne i limiti per poi suggerirne le aperture.

La responsabilità della conoscenza astrologica

La consulenza astrologica è frutto di un dosato equilibrio tra l’apprendimento del significato dei simboli astrologici in termini di esperienza umana e la presentazione che se ne fa a livello comunicativo. L’intima unione tra consultante e astrologo abiura il lavoro a senso unico, la presentazione monodirezionale basata sull’accettazione dogmatica e fideistica della figura dell’astrologo-veggente che imprime il vincolo deterministico di una profezia. In termini di resa questo atteggiamento è vincente, assicura una continuità alla richiesta di informazioni; quello che non fa è preoccuparsi delle capacità di assimilazione del consultante. Il surplus informativo causa condizioni favorevoli allo scindersi di processi cognitivi e coscienti; detto altrimenti la conoscenza che ne deriva non è più adeguata ad un uso consapevole delle proprie potenzialità, non integra l’individuo nel flusso del divenire bensì lo scorpora in una serie di processi frammentari che acuiscono il senso di irresponsabilità, l’adagiarsi in un sapere privo di referenti collettivi e universali.

L’autorità dell’astrologo

L’astrologo detiene dunque un potere, potere che gli deriva dall’appoggio di una cosiddetta “conoscenza limitata” fatta di simbologie criptiche, potenze planetarie che nella visione del relativo quotidiano si proiettano con forza sconcertante e nei cui confronti a nulla valgono le comuni difese. La necessità di una direttiva deontologica, per colui che è investito dell’autorità di una materia che è comunemente articolo di fede, appare evidente. La crisi di giudizio e di direttiva che sopravviene qualora si penetri nel proprio intimo tramite mezzi simbolici richiede l’intervento di una guida qualificata.

Astrologia e paura

La paura è genericamente associata al cambiamento. Un’esistenza di stasi e di immobilità infonde la relativa sicurezza della situazione conosciuta, catalogata, decifrata, che auto-condiziona a una percezione della propria vita in termini di non-dolore. Ma tale condizione, nel mutevole scenario del divenire, è innaturale. Se seguiamo in dettaglio le conseguenze psicologiche di un mutamento, vediamo l’iniziale nervosismo cedere il passo alla paura di veder frantumati i vecchi schemi di riconoscimento, sino alla disperazione di chi si sente costretto ad appigliarsi allo stesso sentimento di paura quale ultimo barlume di solidità in un mondo divorato dal caos. Ma in questi casi di mutamento endogeno la paura, più che indotta da eventi, è intimamente evocata, è lo spettro di una crisi che si rende necessaria per superare l’impasse evolutiva. L’astrologo interpellato in una delle tappe critiche di questa ascesa, ma specialmente nell’iniziale fase di disagio, deve evitare di cristallizzare la paura in presentazioni oggettive quali sono ad esempio gli aspetti planetari, non avendo egli come scopo l’accentuazione del disagio del consultante. Dire che, ad esempio, una quadratura di Saturno in transito richiede la massima attenzione perché potrebbe causare una malattia o una disgrazia, significa che da quel momento il consultante focalizzerà la sua esistenza in un’aspettativa di tragedia ineluttabile dominata da remote e irraggiungibili potenze planetarie. Ciò è ben diverso dal presentare questo tipo di aspetto come possibilità di ri-definire e di integrare i valori Saturno nel contesto della personalità passando attraverso lo sforzo del cambiamento.

Astrologia divinatoria

L’astrologia intesa come divinazione del futuro è un esempio di come l’astrologo possa indulgere alla vanità e all’autocompiacimento facendo leva sulla curiosità del consultante, come pure sulla sua insicurezza esistenziale. Non si può negare che l’astrologia appaia divinatoria; ma non si deve dimenticare che l’evento è sempre rappresentato da un fattore impersonale, da una forza indifferente il cui significato in termini positivi e negativi è dato dal raffronto con l’essere cosciente. È l’individuo che accade all’evento, e non viceversa. Quindi lo scopo precipuo della “divinazione” è di mettere in contatto e di inserire l’individuo stesso nell’affresco della collettività umana e universale. Fermarsi a metà strada investendo l’individuo di una serie di eventi che conservano un puro scopo informativo significa ignorare il rapporto di interdipendenza tra il soggetto di analisi e il suo essere nel mondo. Responsabilizzarlo tuttavia non vuol dire offrirgli la possibilità di sfuggire al ciclo dei mutamenti. Piuttosto il futuro cambia con lui, nella misura in cui le percezioni e le aspettative della sua esistenza vengono riorientate dalla crescita della consapevolezza.

Il momento della nascita

L’erezione di un oroscopo comporta la scelta di un momento significante, in base al quale le situazioni celesti e terrestri vengono “fissate” nella configurazione della carta astrologica. Riferendoci specificamente alla nascita di un essere umano questo momento trova la sua espressione nel primo vagito, nell’emissione di aria che consegue alla prima inspirazione. Tale è la risposta di un nuovo essere all’impressione che l’universo, attraverso l’inspirazione, ha trasmesso al nascituro. Questo primo atto respiratorio in un certo senso reca in sé l’universo, ma l’istanza che ne consegue è focalizzata nella visione di un’individualità. Il vagito è la risposta potenziale del nascituro all’insufflazione dello pneuma universale, potenzialità che poi andrà affinandosi e diversificandosi con lo sviluppo. La sonorità del vagito è l’evocazione dell’universo che da quel momento è in noi e al quale noi ritorneremo a conclusione della parabola vitale. Una reminiscenza di questo primo atto individuale trova un singolare riscontro nei rituali mitriaci dove l’officiante, al termine della sua iniziazione, emette un muggito a testimonianza della sua re-integrazione con il principio cosmico. [2]

Quadri di riferimento astrologici

Gli strumenti operativi dell’astrologia vengono selezionati sulla base di quadri di riferimento significativi entro i quali inserire certi dati astronomici. La struttura bidimensionale dell’oroscopo è già di per sé la rappresentazione selettiva di una situazione astronomica ben più complessa. Tuttavia i quadri di riferimento entro i quali il potenziale del sistema solare acquisisce una chiave di lettura antropocentrica (orizzonte, meridiano ed eclittica) hanno un valore simbolico preminente. Il concetto di quadro di riferimento va poi esteso all’esistenza in svolgimento ciclico di un essere umano, che nella sua totalità è un quadro di riferimento per situare il significato delle esperienze transitorie. Come il simbolismo zodiacale e planetario acquista di significato solo se letto nel suo ordine sequenziale e nei suoi rapporti interattivi (il che presuppone di considerare ciò che vi è prima e dopo una data fase del ciclo) così la valutazione dei singoli atti di un’esistenza non può trascendere il contesto globale dell’esistenza stessa.

Orizzonte e meridiano

L’orizzonte è la linea di demarcazione tra il cielo e la terra. Psicologicamente l’orizzonte simboleggia il limite entro il quale opera una totalità organica, limite che consente di definirne le qualificazioni formali e strutturali. Nello stesso tempo questo limite, oltre ad essere una linea di demarcazione, è anche un punto di contatto tra le istanze individuali che esso contiene e la manifestazione cosmica. Come nella figurazione di quel test psicologico dove il contorno di un calice può essere alternativamente percepito a guisa di due profili, ugualmente il cosmo viene a specchiarsi nei contorni della figura umana, attivando una risposta organica che consiste nel dispiegamento di un’esistenza conforme al modello cosmico.

Con il meridiano viene a strutturarsi la verticalizzazione dell’esperienza. Astronomicamente esso è il cerchio massimo avente per diametro l’asse polare e sul quale viene trovarsi il Sole a mezzodì. Mentre l’orizzonte definisce l’organizzazione strutturale dell’individuo, il meridiano si occupa della resa evolutiva dell’organismo stesso, ovvero del bilanciamento tra i fattori umani e quelli cosmici. Con il meridiano l’istanza potenziale diviene attuale, l’esistenza umana acquisisce ordine e tende al massimo grado di elevazione inserendosi nel contesto della collettività. L’oroscopo viene così quadripartito in un sistema di riferimento che garantisce la lettura della personalità sulla base delle sue costituenti fisico-psichiche.

Zodiaco

La funzione dello zodiaco è una funzione essenzialmente di campo. Esso non è solo un luogo o uno spazio, bensì una matrice dove lo spazio si dispone secondo modelli energetici (solari). Dal punto di vista dell’osservatorio terra la diversa incidenza dei raggi solari nell’arco dell’anno regola il corso delle stagioni, determinando una lettura della particolare fase energetica sulla base di un’estrapolazione. Ad esempio, il segno del Toro viene associato al collo. Il Toro non è il collo; tuttavia, la funzione solare nel periodo taurino “governa” un’emissione energetica il cui campo d’azione rientra nel simbolismo organico del collo e relativa funzione (prima fase dell’assimilazione).

Le dinamiche planetarie si svolgono sulla base delle rispettive posizioni dei pianeti nel campo energetico solare. L’attività planetaria consiste nel differenziare l’energia solare lungo le linee funzionali determinate dalla loro distanza dal centro del sistema. La collocazione dei pianeti nei segni dello zodiaco concorre a delineare l’ambito di tale differenziazione. Ad esempio, dire Sole nel Toro significa riferirsi specificamente ad una fase energetica solare. Dire Venere in Toro significa rilevare che la funzione strutturale venusiana viene agita nel campo della matrice solare taurina. Riferendoci a questo esempio diremo che Venere, pianeta che regola le funzioni omeostatiche dell’equilibrio e dell’armonizzazione nell’individuo e tra individui, si manifesta in Toro come elemento formativo legato al nutrimento e all’espressione istintiva e sensuale, in accordo con i valori del simbolismo primaverile taurino.

Sistema delle Case

Venendo a parlare del sistema delle case occorre puntualizzare sulle differenze che intercorrono tra queste e lo zodiaco. Intanto, come abbiamo già rilevato, lo zodiaco e i pianeti sono espressioni archetipiche del dinamismo vitale e delle sue differenziazioni morfo – funzionali. Ciò che il sistema delle case origina di veramente nuovo è l’orientamento di questi archetipi nel contesto locale antropocentrico; quindi, la domificazione è la creazione di uno spazio entro il quale il campo zodiacale trova la sua espressione. La linea fondamentale del sistema delle case è la linea ASC/DSC (rappresentazione dell’orizzonte locale, demarcazione e incontro tra Cielo e Terra); essa rappresenta il sorgere di un’individualità che partecipa sia di archetipi tellurici (l’emisfero zodiacale oscurato dal corpo della Terra) che uranici (l’emisfero visibile). La suddivisione duodenaria del sistema delle case si rende necessaria per datare l’evoluzione della personalità umana sulla base dell’esperienza: grazie al continuo ri-orientamento nello spazio locale l’individuo vive ciascuna porzione zodiacale su base prima diacronica (cioè a livello di partecipazione inconscia, interiore e a-temporale) e poi sincronicamente (prendendo coscienza del proprio essere nel mondo, assumendo il ritmo del contesto oggettivo).

Precessione degli equinozi

La sempiterna questione dello sfasamento tra zodiaco e costellazioni reali, vista ancora sotto una luce funzionale, trova la sua ragione d’essere nella rotazione ciclica che permuta, secondo un ritmo precessionale, lo scopo e le istanze delle energie zodiacali secondo la concezione delle Ere dell’umanità. Pur conservandosi immutate le funzioni dello zodiaco tropico, che ricordiamo discendere dal mutamento stagionale, ogni 2160 anni circa la collettività umana si trova a sperimentare un’istanza globale, come quella attuale del segno dei Pesci che vuole essere rappresentativa della nascita dello spirito cristico.


[1] Dane Rudhyar (1895-1985), al secolo Daniel Chennevière, prima di dare inizio nell’era moderna alla corrente dell’astrologia umanistica, è stato autore di narrativa fantastica, arrangiatore orchestrale e pittore di arte trascendentale basata sugli archetipi junghiani. Nato a Parigi, subì in gioventù una grave disabilità, che lo spinse a dedicarsi agli studi, alla Sorbona e al Conservatorio parigino. Nel 1917 partì per New York, dove venne in contatto con circoli occultistici, teosofici e di filosofia orientale. Iniziò a scrivere di astrologia influenzato soprattutto dal concetti junghiani degli archetipi e della sincronicità. Nel 1926 divenne cittadino americano. Fu poco conosciuto come autore di libri di astrologia sino al 1969, quando, con il sorgere del movimento New Age, la sua reputazione venne alla luce sino a influenzare il movimento stesso. Verso la metà degli anni ’70 Rudhyar decise di cambiare orientamento all’astrologia umanistica per traghettarla verso quella che definì “astrologia transpersonale”. Uno dei suoi scritti più influenti fu The Astrology of Personality, che si concentra non sull’astrologia predittiva ma su quella che favorisce la comprensione interiore. Morì a San Francisco all’età di 90 anni.

[2] Nel culto del dio-Toro Mitra, che tanto seguito ebbe nell’Impero Romano a partire dall’avvento del Cristianesimo e sino al IV sec. d.C., il rito si rivela come una successione di stati che portano l’iniziato al superamento della natura taurina in senso animale, sino alla sua integrazione sul trono dell’Aquila, l’elevazione e liberazione finali dal dominio della natura asservita agli istinti; e il ‘muggito’ che risuona dalla gola dell’officiante è la testimonianza dell’avvenuto aggiogarsi del toro: il microcosmo umano, attraverso il centro di sé riconquistato, diviene una fedele parvenza del macrocosmo.


Bibliografia
  • Dane Rudhyar – La Pratica dell’Astrologia – Roma 1985

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