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Giulio Cesare Andrea Evola, meglio conosciuto come Julius Evola, nasce a Roma nel 1898, da una famiglia siciliana cattolica di nobili origini. In gioventù frequenta l’Istituto Tecnico Leonardo da Vinci a Roma, ma non completerà mai gli studi perché, per sua stessa ammissione, considerava i titoli accademici come borghesi e intollerabili. Si sentiva piuttosto attratto da pensatori come Nietzsche, Michelstaedter [1] e Weininger [2], e trascorreva intere giornate in biblioteca. Nello stesso periodo viene in contatto con le iniziative culturali di Papini [3], il futurismo di Marinetti e il dadaismo di Tzara [4].

Nel 1917 prende parte alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale di artiglieria nei pressi

di Asiago, senza che gli vengano assegnate azioni militari di rilievo. Finita la guerra rientra a Roma, dove per molti anni vive un’insofferenza verso la vita normale. Inizia ad assumere sostanze stupefacenti, e all’età di 23 anni, proprio come Michelstaedter e Weininger, matura l’intenzione di togliersi la vita.

Per sua fortuna l’incontro con un testo del buddhismo delle origini, il Majjhima Nikāya [5], induce in lui un mutamento interiore in grado di risollevarlo dallo stato di crisi. Tra il 1921 e il 1922 pone fine alle esperienze artistiche e poetiche e inizia il suo periodo filosofico, che coniuga con l’interesse per il sovrarazionale. È del 1924 la pubblicazione dei due volumi di Teoria e Fenomenologia dell’Individuo Assoluto, opera che esamina il rapporto tra l’Io e il mondo dei fenomeni nel tentativo di superarne il dualismo. Nel 1926 è la volta de L’Uomo come Potenza, ancora una rivisitazione del dualismo alla luce della dottrina tantrica. In questo periodo e negli anni successivi Evola inizia la frequentazione dei circoli esoterici della capitale, annoverando contatti con kremmerziani [6], teosofi e antroposofi. Dal 1927 al 1929 coordina la nascita del “Gruppo di Ur”, volto alle tecniche di sperimentazione degli stati interiori e sottili. I fascicoli a corredo dell’esperienza saranno pubblicati successivamente in tre volumi dal titolo “Introduzione alla Magia quale Scienza dell’Io”.

I suoi rapporti con il fascismo sono sin dall’inizio controversi. Nel 1924-25 inizia la collaborazione con alcune testate dichiaratamente antifasciste, disposte ad ospitare i suoi interventi. Nel 1928, con Imperialismo Pagano, un’opera che da lui stesso fu poi giudicata estremistica e giovanile, attacca il cristianesimo invitando il fascismo ad abbandonare i vertici cattolici; in quegli anni intrattiene anche rapporti epistolari con Croce [7] e Gentile [8].

Nel 1930, terminata la sua parentesi filosofica, assieme ad Emilio Servadio [9] e altri fonda l’editoriale La Torre, destinato ad ospitare articoli sulla Tradizione spirituale e interventi polemici contro la civiltà contemporanea. Le autorità del regime fascista non gradiscono la sua intransigenza e il suo rifiuto di piegarsi ai conformismi e alle convenzioni della politica. In un editoriale dal titolo L’Arco e la Clava, egli prende di mira gli aspetti più beceri di alcuni rappresentanti del pensiero fascista, il che lo costringe a girare con una guardia del corpo e a sospendere le pubblicazioni della rivista.

Dopo queste esperienze Evola diviene consapevole della necessità di adeguarsi in qualche modo, se vuole continuare la sua opera. Inizia la sua collaborazione con il mensile La Vita Italiana di Giovanni Preziosi [10] e il quotidiano Il Regime Fascista di Farinacci [11]. Sulle pagine del quotidiano, in collaborazione con altri autori come Guénon, vengono pubblicati articoli sulla visione aristocratica, tradizionale, antimoderna del mondo; Evola in particolare attacca la retorica borghese del fascismo e demolisce l’idea del razzismo biologico.

Nel 1931 Evola pubblica La Tradizione Ermetica, sull’alchimia; nel 1932 Maschera e Volto dello Spiritualismo Contemporaneo, sullo smascheramento delle correnti pseudo-iniziatiche. Nel 1934 compare Rivolta contro il Mondo Moderno, forse la sua opera principale, un affresco sui cicli storici alla luce delle quattro ere dell’umanità secondo la tradizione orientale e occidentale; nel 1937 è la volta de Il Mistero del Graal.

Nel 1937 e nel 1941, in risposta ai propugnatori del razzismo di stampo nazista, scrive Il Mito del Sangue e Sintesi di Dottrina della Razza, dove smaschera le abiezioni dell’eredità eugenetica. Come rivelano i documenti desecretati dell’Anenherbe, la sezione ideologica delle SS, per queste sue prese di posizione fu osteggiato dagli ambienti ufficiali tedeschi. Durante questi periodi compie comunque diversi viaggi in Germania, dove tiene numerose conferenze.

Nel 1943 aderisce alla RSI, pur non sposandone il senso. È dello stesso anno la pubblicazione de La Dottrina del Risveglio, saggio sull’ascesi buddhista. Nel 1945, a Vienna, mentre cammina per le strade durante un bombardamento, viene investito dallo spostamento d’aria causato da una bomba d’aereo e perde l’uso delle gambe. Nel 1948, grazie alla Croce Rossa Internazionale, torna in Italia, dove passa cinque anni in ospedale.

Nel 1953 dà alle stampe Gli Uomini e le Rovine, delineando il profilo di uno stato dove vige il concetto non egualitario di individuo che si conforma alla sua dignità naturale. Nel 1958 è la volta di Metafisica del Sesso, che mette in luce la forza magica della sessualità; nel 1961, con Cavalcare la Tigre, espone le azioni da intraprendere per ottenere il dominio su se stessi in un mondo privo di valori. Negli anni successivi continua a scrivere per diverse testate, a tradurre libri e a ricevere amici e curiosi. Dopo due scompensi cardiaci acuti, nel 1968 e 1970, la sua salute peggiora. L’11 giugno del 1974, al suo tavolo di lavoro, reclina il capo e muore. Sarà cremato, e una parte delle sue ceneri disperse sul Monte Rosa.


Bibliografia

  • Evola, J. – Il Cammino del Cinabro – Roma 1972