L'anno platonico in astronomia e astrologia

Pubblicato su Quora

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Il piano di rotazione della Terra – cioè il cerchio massimo delimitato dall’equatore – è inclinato rispetto al piano dell’eclittica con un angolo di 23° 27′ (ricordo che l’eclittica è il piano circoscritto dall’orbita terrestre attorno al Sole, che visto dalla Terra diventa il percorso apparente annuale del Sole). Questa inclinazione fa sì che il piano dell’equatore celeste (che è la proiezione dell’equatore terrestre) e il piano dell’eclittica si incrocino in due punti a formare l’asse degli equinozi. Quando la Terra, nel corso della sua orbita, incrocia questi due punti (il punto vernale o di Ariete e il punto della Bilancia) i giorni e le notti sono di eguale durata, a segnare l’inizio rispettivamente della stagione primaverile ed autunnale.

Non essendo la Terra una sfera perfetta, le influenze gravitazionali degli altri corpi planetari causano un’attrazione sul rigonfiamento equatoriale, che genera a sua volta un lento movimento conico o a trottola dell’asse orbitale terrestre. Questo movimento, detto precessionale, fa sì che il punto vernale o punto gamma (equinozio di primavera) si muova rispetto alle stelle fisse di riferimento in ragione di circa 1° di longitudine eclittica ogni 72 anni. In questo modo ogni 25.920 anni circa (o secondo calcoli astronomici ogni 25.772 anni) si ripropone l’orientamento iniziale.

Questo periodo è chiamato anno platonico o Grande Anno in onore del filosofo ateniese che per primo lo portò all’attenzione del mondo classico (anche se i suoi assunti non erano propriamente stabiliti sul movimento precessionale). L’anno platonico è alla base delle considerazioni sulle cosiddette ere dell’umanità, dove ogni 2160 anni circa (25.920 diviso 12) si verifica lo sfasamento di un segno zodiacale rispetto alla costellazione di riferimento; il che implica, secondo il pensiero astrologico, un riorientamento nell’evoluzione dell’umanità.