Il Papa del quinto Arcano del Tarocco impartisce preghiere e benedizioni

Estratti dall’opera: Meditation on the Tarot: A Journey Into Christian Hermeticism, London 1982 – Trad. dall’inglese, adattamento e note di Daniele Duretto

Lettera V

E Melchisedec, re di Salem, fece portare del pane e del vino. Egli era sacerdote dell’Iddio altissimo. Ed egli benedisse Abramo, dicendo: benedetto sia Abramo dall’Iddio altissimo … e benedetto sia l’Iddio altissimo …

genesi 14:18-20

Io sono la via, la verità e la vita: nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

giovanni 14:6

Da ora in poi nessuno mi dia molestia, perché io porto nel mio corpo le stimmate di Gesù.

galati 6:17

Caro Amico Sconosciuto,

La Carta de “Il Papa” ci conduce in presenza dell’atto della benedizione. È essenziale averlo in mente quando si intraprende l’interpretazione non solo della struttura della Carta nella sua totalità ma anche di ciascuno dei suoi elementi particolari.

Non si dovrebbe mai perdere di vista che è questione, in primo luogo, di benedizione e di tutto ciò che vi è associato – non ha importanza chi sia il Papa o gli accoliti che si inginocchiano davanti a lui, e non ha importanza il significato delle due colonne dietro il Papa, e non importa che cosa simboleggino la tiara e la tripla croce che sostiene. Che cos’è la benedizione? Quale ruolo riveste nella vita spirituale dell’umanità?

Ora, la benedizione è più di un semplice buon augurio fatto ad altri; è anche più dell’impronta magica di un pensiero e della volontà personali sugli altri. È la resa in atto del potere divino che trascende il pensiero e la volontà individuale di colui che è benedetto così come di colui che pronuncia la benedizione. In altre parole, è un atto essenzialmente sacerdotale.

La Cabala compara il ruolo della preghiera e della benedizione a un doppio movimento, ascendente e discendente, simile alla circolazione sanguigna. Le preghiere dell’umanità salgono a Dio. Dopo essere state divinamente “ossidate”, si trasformano in benedizioni che dall’alto scendono in basso. Questo è il motivo per cui uno degli accoliti della Carta ha la mano sinistra sollevata e l’altro ha la mano destra abbassata. Le due colonne blu dietro il Papa simboleggiano prima di tutto la duplice corrente – ascendente e discendente – delle preghiere e delle benedizioni. Allo stesso tempo il Papa alza al fianco una tripla croce a lato della “colonna della preghiera” e dell’accolito orante, mentre la sua mano destra – sul lato della “colonna della benedizione” e dell’accolito che riceve (o “inspira”) la benedizione – fa un gesto benedicente.

Le due facce della Cabala – il lato “destro” e il lato “sinistro” – e le due colonne dell’Albero Sephirotico, il pilastro della Grazia e della Severità, e similmente i due pilastri del Tempio di Salomone, Jakin e Boaz, corrispondono esattamente alle due colonne della preghiera e della benedizione di questa Carta. Perché è la Severità a stimolare la preghiera ed è la Grazia che benedice. Il “sangue blu” venoso di Boaz ascende e il “sangue rosso” arterioso ossidato di Jakin discende. Il “sangue rosso” porta la benedizione vivificante dell’ossigeno; il “sangue blu” depura l’organismo della “severità” dell’acido carbonico. È lo stesso nella vita spirituale. L’asfissia spirituale minaccia colui che non pratica qualche forma di preghiera; colui che pratica riceve la benedizione vivificante in qualche forma. Le due colonne hanno quindi un significato essenzialmente pratico – poiché la pratica è per lo spirito ciò che la respirazione è per la vita dell’organismo.

Quindi, il primo insegnamento pratico – perché gli Arcani Maggiori del Tarocco sono esercizi spirituali – del quinto Arcano fa riferimento alla respirazione spirituale.

Vi sono due tipi di respirazione: la respirazione orizzontale che ha luogo tra “esterno” ed “interno”, e la respirazione verticale che avviene tra “sopra” e “sotto”. Il “pungiglione della morte” o la crisi essenziale dell’agonia suprema è il passaggio repentino dalla respirazione orizzontale a quella verticale. Ma colui che ha appreso la respirazione verticale in vita sarà risparmiato da questo “pungiglione della morte”. Per lui il passaggio da una forma di respirazione all’altra non sarà della natura di un angolo retto ma piuttosto di un arco di cerchio: – I – J. La transizione non sarà improvvisa ma graduale, e curva invece che rettangolare.

Ora, l’essenza della respirazione verticale è l’alternanza tra preghiera e benedizione o misericordia. Questi due elementi della respirazione verticale si manifestano in tutti i domini della vita interiore – mente, cuore e volontà. Quindi un problema rilevante per la mente, non dovuto a curiosità o a collezionismo intellettuale, è fondamentalmente una preghiera. E l’illuminazione che ne può seguire è la grazia o la benedizione corrispondente.

Il vero sforzo volitivo, cioè l’uno per cento dello sforzo, il vero lavoro, è anche una preghiera. Quando è lavoro intellettuale, è preghiera: Sia benedetto il nome tuo. Quando è sforzo creativo, è preghiera: Venga il tuo regno. Quando è lavoro volto a procacciare i bisogni materiali dell’esistenza, è preghiera: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. E tutte queste forme di preghiera espresse in linguaggio lavorativo hanno le loro benedizioni o grazie corrispondenti.

La legge di corrispondenza tra la colonna della preghiera (problemi, sofferenza, sforzo) e quella della benedizione (illuminazione, conforto, frutti) si trova espressa dal Maestro nelle beatitudini nel Sermone della Montagna [1].

Le nove (perché sono nove, non otto) beatitudini [2] possono quindi essere comprese come la formula della respirazione verticale.

Questa respirazione è lo stato dell’anima che l’apostolo Paolo ha designato come “libertà in Dio”. È un modo nuovo di respirare. Si respira liberamente il respiro divino, che è libertà.

Ora, il Signore è lo Spirito; e dov’è lo Spirito del Signore, quivi è libertà.

II corinzi 3:17

La controparte spirituale della respirazione orizzontale è l’alternanza di  “estroversione” e “introversione” o di attenzione divisa tra la vita esteriore oggettiva e la vita interiore soggettiva. La legge della respirazione orizzontale e: “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Luca 10:27). C’è l’equilibrio tra queste due direzioni di attenzione.

Vi sono tre livelli di respirazione orizzontale, proprio come vi sono tre fasi di respirazione verticale.

I tre livelli della respirazione orizzontale sono:.

  • amore per la Natura
  • amore verso il prossimo
  • amore per gli esseri delle gerarchie spirituali (Angeli, ecc.).

Le tre fasi della respirazione verticale sono:

  • purificazione (tramite il respiro divino);
  • illuminazione (tramite la luce divina);
  • unione mistica (nel fuoco divino).

Questo è il motivo per cui il Papa solleva la tripla croce. La tripla croce ha tre pezzi che dividono la linea verticale in tre parti. È la croce della completa e perfetta respirazione spirituale, orizzontale e verticale.

È la croce del triplo amore verso il prossimo (il prossimo inferiore = Natura, il prossimo alla pari = uomo, il prossimo superiore = esseri delle gerarchie) e del triplo amore di Dio (respiro o fede, luce o speranza, fuoco o amore).

È lo scettro dell’autorità del Papa per questa Carta, proprio come la sfera formata da una doppia coppa e sormontata dalla croce è lo scettro dell’Imperatore. Come l’Imperatore, guardiano del trono di Davide, rappresenta il cielo nei confronti dell’umano, ovvero l’immagine divina e la sua sembianza nell’umano, così il Papa, guardiano del portale delle colonne della benedizione e della preghiera, rappresenta la Divinità trascendentale nei confronti dell’umanità. I due seggi, quello dell’Imperatore e del Papa, sono due realtà spirituali. Sono reali quanto lo sono la testa e il cuore nella vita dell’individuo. Il cuore è il centro del respiro e della circolazione sanguigna; la testa è il centro del sistema nervoso ed è il seggio del pensiero.

E come nessun parlamento rimpiazzerà la realtà spirituale del seggio dell’Imperatore – al trono di Davide non può sostituirsi la collettività – così nessun concilio ecumenico rimpiazzerà la realtà spirituale del seggio del Papa o il “trono di Melchisedec, re della pienezza (Salem) [3]. Che il “colpo di cannone” predetto dai circoli esoterici occidentali sia dato o meno, che il trono sacerdotale rimanga visibile o sia installato nelle catacombe, esso certamente rimarrà presente per sempre nella storia futura dell’umanità – nonostante ciò che i profeti di distruzione possono dire.

Perché la storia – così come, in aggiunta, la vita di un individuo – è “azionata” dal giorno e dalla notte. Ha un aspetto diurno e un aspetto notturno. Il primo è essoterico, viceversa il secondo è esoterico. Il silenzio e l’oscurità della notte sono sempre forieri di eventi in preparazione – e tutto ciò che è inconscio o superconscio nell’essere umano appartiene al dominio della “notte”. Questo è il lato magico della storia, il lato delle azioni magiche e delle opere che agiscono dietro la facciata della storia “diurna”. Quindi, quando il Vangelo fu predicato alla luce del giorno nelle regioni che si affacciano sul Mediterraneo, i raggi notturni del Vangelo attuarono una profonda trasformazione del buddhismo. Là, l’ideale della liberazione individuale attraverso l’ingresso nello stato di nirvana cedette all’ideale di rinuncia delnirvana a favore delle opere di grazia verso l’umanità sofferente. L’ideale del mahayana, il grande veicolo, ebbe allora la sua ascesa risplendente nel cielo dei valori morali dell’Asia [4].

Un giorno sgorga parole all’altro, una notte comunica conoscenza all’altra.

salmo 19:2

Questa è la formula del duplice insegnamento – con la parola del giorno e la conoscenza della notte; della duplice tradizione – con l’insegnamento verbale e per ispirazione diretta; della duplice magia – con la parola e per irraggiamento silenzioso; e infine, della duplice storia – la storia “visibile” del giorno e quella “invisibile” della notte.

Ora, il seggio dell’Imperatore e del Papa sono realtà che sono oltre ma anche al di qua della soglia che separa il “giorno” dalla “notte”. E il Papa della quinta Carta è il guardiano di questa soglia. Egli è seduto tra le due colonne – la colonna del giorno o preghiera e la colonna della notte o benedizione.

L’Imperatore della quarta Carta è il maestro del giorno e il guardiano del sangue o quintessenza della realtà notturna del giorno. Il Papa è il guardiano della respirazione o della realtà della relazione tra giorno e notte. Ciò a cui fa la guardia è l’equilibrio tra giorno e notte, tra sforzo umano e grazia divina. Il suo seggio è fondato sugli atti cosmici primordiali. Per cui il primo libro di Mosè dice:

… e Dio separò la luce dalle tenebre. E Dio chiamò la luce ‘giorno’, e le tenebre ‘notte’.

genesi 1:4-5

E l’atto della separazione dell’intelligibile dal mistero significa allo stesso tempo lo stabilirsi della respirazione cosmica, che è l’analogo de “lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque [5]”. Perché il respiro divino (ruach elohim) sopra la profondità della pace (“le acque” – questa è la realtà sia psicologica che cosmica del nirvāṇa) è il prototipo divino della respirazione. Quindi il “grande veicolo”, il Mahāyāna del buddhismo, si innalza verso il respiro divino – la compassione che aleggia sopra le acque della pace ante-cosmica del nirvāṇa, mentre il “piccolo veicolo” lo Hīnayāna, aspira a raggiungere la fine della respirazione; il suo scopo è l’annegare nel regno della pace – entrare nel nirvāṇa dove non vi è movimento – né cambiamento né respirazione [6].

Ma il respiro divino (ruach elohim) è al di sopra dell’oceano di pace del nirvāṇa; il respiro divino vi aleggia. E rinunciare al nirvāṇa, dopo essere giunti alla sua soglia, significa dire: sorgi dal nirvāṇa e partecipa al respiro divino trascendendolo.

Ora, le acque primordiali penetrate dal respiro divino sono l’essenza del sangue; il respiro riflesso dall’acqua è luce; l’alternanza ritmica dall’assorbimento del respiro dall’acqua al suo riflesso da essa è la respirazione. La luce è il giorno, il sangue è la notte, e la respirazione è pienezza (Salem). MELCHISEDEC, re di Salem, sacerdote dell’Altissimo, è quindi nominato alla pienezza, alla respirazione, mentre il re che è stato unto, guardiano del trono di Davide, è nominato al giorno. Sebbene nominato al giorno, egli è unto dalla notte ed è debitore della sua autorità alla notte, la cui misteriosa presenza durante il giorno – il sangue – egli custodisce.

Caro Amico Sconosciuto, ti starai forse chiedendo se c’è un terzo seggio, un seggio per colui che è nominato alla notte?

Sì, il seggio di maestro della notte (è anche chiamato “signore della notte”) esiste. Tratteremo delle varie idee relative a questo seggio nella nona Lettera dedicata al nono Arcano del Tarocco.

È qui sufficiente indicare che in Israele c’erano tre alti seggi – i seggi di re, sacerdote e profeta. È anche il caso di segnalare che è questione di seggi, e non di persone; una singola persona può occupare due o anche tre seggi.

Ma torniamo al seggio del Papa, che è il soggetto del quinto Arcano del Tarocco. Esso è collegato, come abbiamo visto, alla respirazione spirituale. Questo è il motivo per cui il Papa rappresenta una categoria e un criterio di verità diversi da quelli scientifici. Per lui “vero” è ciò che include la respirazione armoniosa; “falso” è ciò che turba l’armonia della respirazione spirituale. Pertanto, il sistema eliocentrico della scienza astronomica moderna è vero dal punto di vista della scienza fenomenica, ma è allo stesso tempo essenzialmente falso dal punto di vista della respirazione spirituale. Il sangue fornito alla terra dal Cristo è prezioso a tal punto da aver dato alla terra una posizione centrale nello spazio dei valori noumenici. Il cosmo geocentrico è quindi vero dal punto di vista della respirazione, cioè dal punto di vista della vita di preghiera e benedizione. E il cosmo eliocentrico, sebbene abbia a supporto tutti i fatti del mondo fenomenico, è falso perché sbaglia a riconoscere ciò che è davvero centrale – l’incarnazione del Verbo – rimpiazzandolo con un centro situato più verso la periferia, e rimuovendolo dal suo valore centralizzante. Il sole è solo un centro nello spazio dei fenomeni, e si commette il peccato di idolatria attribuendogli il ruolo centrale che appartiene alla terra santificata – santificata, e quindi resa centrale, dall’incarnazione del Verbo.

Adesso un altro esempio, questa volta dal dominio dell’esperienza esoterica. Come abbiamo già menzionato, la reincarnazione – vite successive della stessa individualità umana – è un fatto sperimentato, così come i periodi di veglia appartenenti al giorno sono interrotti dal riposo notturno. Il Buddha riconobbe la reincarnazione come un dato di fatto, ma la considerò come indesiderabile. Ecco lo scopo dell’ottuplice sentiero [7], che insegna a porre fine alla reincarnazione. Perché il nirvāṇa è la fine della successione delle vite terrene.

Pertanto, il Buddha riconobbe e allo stesso tempo negò il fenomeno della reincarnazione. Lo riconobbe come fatto e lo negò come ideale. Perché i fatti sono transitori; vanno e vengono. Ci fu un tempo in cui non esisteva la reincarnazione; ci sarà un tempo in cui non ve ne sarà più bisogno. La reincarnazione è iniziata solo dopo la Caduta e cesserà con la Reintegrazione. Pertanto, non è eterna, e quindi non è un ideale.

Vi sono quindi due verità: l’una reale o temporale e l’altra ideale o eterna. La prima è fondata sulla logica dei fatti; l’altra sulla logica morale. Ora, il Salmo 85 designa la realtà concreta (אמת – emeth) con la parola veritas, e la verità  basata sulla logica morale (חֶסֶד – Chesed) con la parola misericordia. Il Salmo dice:

La verità (emeth) germoglia dalla terra (meeretz) e la giustizia (tsedek) riguarda dal cielo (mischamaim).

salmo 85:11

Ecco il problema della “doppia verità” nella sua interezza – ed ecco la toccante profezia che le due verità, la fattuale e la morale, a un certo punto si incontreranno e che la loro rivelazione nell’uomo – giustizia (tsedek) e pace (shalom) – le abbraccerà entrambe! Ma si incontreranno solo lentamente e, dato lo stato attuale delle cose, spesso si contraddiranno ancora l’un l’altra, almeno all’apparenza. Questo è il motivo per cui S. Paolo ebbe a dire:

Perché la sapienza di questo mondo è pazzia presso Dio.

I corinzi 3:19

E questo è il motivo per cui anche la saggezza divina è spesso pazzia di fronte a questo mondo.

Ora, il Papa, essendo il guardiano della respirazione spirituale (e la lettera ה, He, la quinta lettera dell’alfabeto ebraico, ha il respiro come suo geroglifo primitivo) è il rappresentante della logica morale.

Benedizione e preghiera sono le due colonne tra cui è seduto. Per lui è vero solo ciò che è ideale. Ecco perché, per lui, il matrimonio è indissolubile – benché ci possano essere migliaia di matrimoni catastrofici; ecco perché la confessione e il pentimento rimuovono ogni peccato – anche se migliaia di tribunali puniscono solo il colpevole, che sia o meno pentito; ecco perché la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo – sebbene abbia praticato o tollerato la pratica dell’Inquisizione per secoli; ed ecco perché una singola vita sulla terra basta alla salvezza eterna – anche se le anime si reincarnano.

Quindi, il Papa è sempre nel mezzo di un conflitto tra verità ideale e verità concreta, tra la misericordia (Chesed) e la verità (emeth). E questo conflitto è una ferita – vale a dire la quinta ferita, la ferita del cuore. Perché se l’Imperatore ha quattro ferite, il Papa ne ha cinque.

Se hai familiarità, caro Amico Sconosciuto, con il simbolismo della Cabala, sai che la ferita di cui si parla è dovuta all’opposizione tra la quarta Sephira, CHESED (Misericordia), e la quinta Sephira GEBURAH (Severità), sull’Albero delle Sephiroth – e che questa ferita si riferisce alla sesta Sephira, TIPHERETH (Bellezza o Armonia), che è la sintesi delle due Sephiroth precedenti.

Se, in aggiunta, ti occupi di esoterismo cristiano, capirai che la ferita in questione è quella del Sacro Cuore, causata esternamente da “uno dei soldati (che) gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua” (Giovanni 19:34). Capirai anche che ciò che fuoriuscì come sangue ed acqua è misericordia e verità (chesed ed emeth). Questo è il motivo per cui l’Evangelista enfatizza la realtà simbolica o il vero simbolismo del fatto che il sangue e l’acqua che fuoriuscirono dalla ferita non erano mischiati e che è in questo fatto che trova espressione il senso spirituale della ferita. La ferita è causata spiritualmente dal conflitto tra misericordia e verità, tra verità ideale e verità fattuale, che non sono unite …

E l’Evangelista prosegue dicendo:

E colui che l’ha veduto, ne ha reso testimonianza, e la sua testimonianza è verace; ed egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate.  

giovanni 19:35

Egli ha quindi visto il fatto, ed egli sa cosa vuole dire in quanto simbolo della realtà spirituale della ferita.

Ma ora siamo nel regno dell’esoterismo delle cinque ferite, la stella fiammeggiante, il pentagramma, il quinario, il numero cinque … Louise Claude de Saint-Martin dice che:

Finché i numeri sono uniti e legati alla decade, non ve n’è uno che presenti l’immagine di corruzione e deformità. È solo quando uno se ne separa che queste caratteristiche si manifestano. Tra i numeri così specificati, alcuni sono completamente malvagi, come il due e il cinque. Questi sono anche gli unici che dividono il numero dieci.

Louis Claude de Saint-Martin – Des Nombres – Nice 1946, p. 21

Secondo Saint-Martin, il quinario (riguardo al binario, ti rimando alla Lettera II, dove puoi trovare una discussione sull’affermazione di Saint-Martin in merito alla natura malvagia del numero due) è quindi totalmente malvagio quando non è unito e legato con la decade. Di seguito dice:

… le forme animali devono essere anche tali da fungere come ricettacolo per i tormenti dei quaternari, tormenti che noi stessi esercitiamo contro di loro a imitazione di quegli stessi quaternari.

Louis Claude de Saint-Martin – Des Nombres – Nice 1946, p. 31.

Éliphas Lévi dice, tuttavia, che:

Il Pentagramma esprime il dominio dello spirito sugli elementi; è con questo segno che si incatenano i demoni dell’aria, gli spiriti del fuoco, gli spettri dell’acqua e i fantasmi della terra. Armato di questo segno e opportunamente disposto, potrai vedere l’infinito attraverso la facoltà che si chiama occhio dell’anima, e farti servire dalle legioni degli angeli e dalle colonne dei demoni (p. 103). [Poi:] L’impero della volontà sulla luce astrale, che è l’anima fisica dei quattro elementi, in magia è raffigurato dal PENTAGRAMMA (p. 107). [E poi ancora:] Il 24 luglio 1854 l’autore di questo libro, Éliphas Lévi, sperimentò a Londra l’evocazione per mezzo del pentagramma, dopo esservisi preparato con tutte le cerimonie indicate nel Rituale (p. 109). [E infine:] Avvertiamo soltanto che l’uso del pentagramma è pericoloso per coloro che operino senza una completa e perfetta intelligenza. La direzione delle punte della stella non è arbitraria e può mutare tutto il carattere dell’operazione.

Éliphas Lévi – Il Dogma e il Rituale dell’Alta Magia – Todi 1921

Nel cap. V dell’opera citata troviamo il seguente sommario della dottrina di Éliphas Lévi sul pentagramma:

Il Pentagramma, che nelle scuole gnostiche si chiama la Stella Fiammeggiante, è il segno dell’onnipotenza e dell’autocrazia intellettuale.

Ma  nella Chiave dei Misteri Éliphas Lévi dice:

Il quinario è il numero della religione, poiché è il numero di Dio unito a quello della donna.

Éliphas Lévi – The Key of the Mysteries –  trad. A. Crowley, London 1969 p. 30.

E in seguito, nella sua opera postuma Le Grand Arcane ou l’occultisme dévoilé, scrive:

I riti antichi hanno perso di efficacia da che il cristianesimo è apparso nel mondo. La religione cristiana e cattolica, difatti, è la figlia legittima di Gesù, re dei Magi. Un semplice scapolare [8] indossato da un vero cristiano è un talismano più invincibile dell’anello e della pentade di Salomone. La Messa è la più prodigiosa delle evocazioni. I negromanti evocano i defunti, lo stregone evoca il diavolo e vacilla, ma il sacerdote cattolico non trema evocando il Dio vivente. Solo i cattolici hanno il sacerdote perché solo loro hanno l’altare e le offerte, ovvero l’intera religione. Praticare l’alta Magia significa competere con il sacerdozio; è come essere un prete dissidente. Roma è la grande Tebe della nuova iniziazione … Ha cripte per le sue catacombe; per talismani, i rosari e i medaglioni; per la catena magica, le sue congregazioni; per i fuochi magnetici, i suoi conventi; per i centri di attrazione, i suoi confessionali; per i mezzi di espansione, i pulpiti e i discorsi dei vescovi; e infine ha il Papa, l’Uomo-Dio reso visibile.

Éliphas Lévi – Le Grand Arcane ou l’occultisme dévoilé – Paris 1921 pp. 67-68, 83-84.

E concludiamo citando Joséphin Péladan, che si mostra d’accordo con ciò che precede:

L’Eucaristia è l’intera cristianità; e tramite essa la cristianità è divenuta magia vivente … da Gesù ci sono ancora stregoni, (ma) non vi sono più maghi.

Joséphin Péladan – L’Occulte Catholique – Paris 1898 p. 312.