Marte è la potenza evolutiva che consente all’individuo di superare i propri limiti per agire sulla realtà esteriore.

Il mito e la sua esegesi

Il Marte dei romani, dio olimpio della guerra, figlio di Zeus ed Era, rappresentava l’aspetto fisico, indomito e violento, della guerra e della sua brutalità, in contrasto con l’immagine offerta dalla sorella Pallade Atena, dea della saggezza e della strategia militare (la medesima associazione che vediamo in parte espressa dall’Astarte semitica o nell’Afrodite greca). Così come viene presentato nelle varie epiche si nota una certa ambivalenza di sentimenti nei suoi confronti; sebbene Marte personificasse il valore fisico che conduce alla vittoria in guerra, la forza di cui era portatore si manifestava in modo pericoloso, sopraffacente, distruttivo, omicida, tanto che Zeus, nell’Iliade, gli rivela di considerarlo il figlio più odiato.

Il racconto in qualche modo centrale per delineare la vera natura di Ares è quello del suo amore illecito per Afrodite. La leggenda vuole che Elios, il dio del Sole, sorprendesse un giorno Ares e Afrodite in atteggiamento intimo nella dimora di Efesto, il di lei legittimo consorte; Efesto, l’equivalente del dio romano Vulcano protettore dei fabbri, venuto a conoscenza della tresca da Elios, fabbricò una rete finissima e quasi invisibile per imprigionarli. Al successivo incontro della coppia nel talamo di Efesto la rete li intrappolò nel loro intimo abbraccio; Efesto convocò tutti gli dèi olimpici che si fecero dileggio dell’imbarazzato Ares, il quale ritornò alla sua dimora in Tracia.

L’unione di Ares e Afrodite generò: Eros, il dio dell’amore e del sesso (il Cupido dei romani); Anteros, il dio dell’amore restituito (secondo Platone Anteros è il dio che rappresenta l’immagine speculare dei sentimenti dell’amante, l’amore che non viene consumato ma che rimane come sentimento amichevole e disinteressato, potente ma casto); Phobos, la personificazione della paura e del panico; Deimos, il dio del terrore; e infine Armonia, la dea della concordia. In questa ricca varietà generazionale vediamo esprimersi la necessità imprescindibile di questo binomio tra la possanza unilaterale e creativa di Ares e lo spirito equilibratore di Afrodite, un’attrazione fatale che origina di tutto: la passione all’origine del congiungimento (l’amor profano); il sentimento puro e fraterno per l’immagine dell’amato (l’amore sacro); il terrore generato dalle proprie debolezze nei confronti di un’energia percepita come distruttiva (il solve di Marte in Scorpione); e per finire la concordia che segue alla conciliazione degli opposti, la neutralizzazione del binario Marte-Venere.

Il simbolismo

Dal punto di vista astronomico il simbolismo marziano poggia sul suo essere il primo pianeta esterno all’orbita terrestre. Questo ne fa l’espressione dell’energia vitale che prorompe dai contorni individuali per esprimersi di moto centrifugo, nell’azione volta a modificare l’equilibrio e la stasi interna al fine di creare un processo di avanzamento e di trasformazione dell’essere e delle sue esperienze oggettive. Ciò avviene attraverso l’impulso ad operare di contrasto a quegli atti che minano l’omeostasi interna, e che si manifesta nell’atto muscolare e decisionale volto a ristabilire un equilibrio; ma anche, dove l’espressione attiva non è consentita da impedimenti fisici o mentali, nella condotta vicaria, o in stati psichici negativi che portano alla rabbia sterile o a manifestazioni di violenza estrema non giustificata dalle circostanze.

Possiamo anche analizzare la dinamica marziana in rapporto alla controparte venusiana, dove Venere, in quanto primo pianeta interno all’orbita terrestre, presiede all’opera formativa e di coesione del nucleo individuale, mentre Marte detiene il compito di estrinsecare l’individualità negli atti, negli ideali, nei valori della vita. Di grande importanza è poi l’espressione della sessualità legata al simbolismo marziano; se Marte in Ariete- segno maschile – rappresenta la potenza esplosiva dell’atto di generazione, l’istinto che attiva la reazione del sistema endocrino alle sollecitazioni del desiderio, nel segno femminile dello Scorpione il pianeta realizza una comunione di anime che trasfigura l’atto sessuale rendendolo un’espressione personalizzata e consapevole dell’individuo. Nella dialettica delle opposizioni vediamo poi che Marte e Venere compiono nei segni maschili di Ariete e Bilancia il passaggio dall’azione focalizzata e monodirezionale dell’Ariete allo stadio successivo del riordinamento degli equilibri di rapporto e sociali nella Bilancia (non per nulla nel pantheon romano Venere Astarte era protettrice delle vittorie militari, cioè del rinnovamento che faceva seguito alla guerra); mentre nei segni femminili di Toro e Scorpione l’attivazione del processo creativo conseguente all’atto sessuale avviene solo nel momento in cui si verifica una ierogamia, un’unione degli opposti che prelude alla generazione di nuova vita.

Esaminato alla lente della psicologia freaudiana, Marte appare prevalentemente legato all’espressione della libido, intesa come energia vitale individuale che si confronta con l’ambiente. In tal senso esso viene associato al cosiddetto rapporto sadico-orale che si instaura nel bambino con la prima dentizione e con il bisogno di soddisfare i bisogni nutritivi immediati. A seguire, nell’età adulta, vi sono tutti i connotati legati alla canalizzazione degli impulsi sadomasochistici, all’aggressività interiorizzata o eterodiretta, ai connotati fallici, ecc. Anche in questo caso è necessario considerare che la libido, che per Freud è l’istinto innato contenuto nella struttura inconscia della psiche deputato alle soddisfazioni orali e sessuali è, dal punto di vista astrologico transpersonale, la risultante di un processo alla cui fonte troviamo l’impulso energetico alla trasformazione, alla rottura dell’equilibrio cenestesico. È interessante notare a questo punto che Freud, nella sua opera ‘Al di là del Principio del Piacere’, delinea quello che chiama ‘impulso di morte’ (Todestrieb). È la deriva verso il desiderio di uno stato inorganico che si contrappone alla continuità vitale assicurata dall’eros, impulso che nel mito greco si rende manifesto con Thanatos, il dio figlio della Notte e dell’Oscurità, privo di grazie e di pietà, odiato da dèi e uomini, e nel quadro astrologico dal simbolismo di Marte in Scorpione vissuto criticamente. In seguito, in ‘L’Ego e l’Id’, Freud argomenta sulla possibilità che almeno in parte tale impulso venga diretto all’esterno come istinto distruttivo.


Tirando le somme delle attribuzioni marziane appare evidente che l’energia espressa assume una valenza duplice in seno all’esperienza umana. In quanto manifestazione di un moto centrifugo, essa sorge come potenza evolutiva, in grado di dare vita a nuove espressioni dell’essere coinvolgendo piani di esperienza precedentemente non toccati dalla volontà individuale; in questo senso si presenta come l’ottava inferiore di Urano esaltato nel segno dello Scorpione, una sorta di spirito precursore in grado di agire sulla realtà oggettiva per il tramite delle azioni individuali (dove le attività di adeguamento sociale dell’azione personale saranno poi svolte da Giove). D’altro canto la consapevolezza del nuovo che avanza grazie al proprio impeto conduce all’idea della morte delle proprie passate debolezze, idea che può essere vissuta come liberatoria sulla via dell’integrazione tra sé e il mondo. Oppure, incapace di rinunciare a ciò che è stato, l’essere si accanisce contro sé e contro gli altri in un eccesso aggressivo che va dal furore iconoclasta allo stato distruttivo o autodistruttivo.